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Honda RA619H: dubbi e certezze da 345,6 km/h!

Scopriamo nel disegno di Giorgio Piola la power unit giapponese che ha permesso a Max Verstappen di toccare in gara ad Abu Dhabi un picco di velocità alla speed trap di quasi 15 km/h superiore alla Ferrari. Quando erano le Rosse a svettare, gli uomini Red Bull avevano lanciato una campagna denigratoria. E adessoo?

Il motore Honda di una Red Bull Racing RB15

Il motore Honda di una Red Bull Racing RB15

Giorgio Piola

F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola

Giorgio Piola è l’esperto di tecnica di Formula 1 che segue i Gran Premi dal 1964. Il giornalista italiano è considerato il più autorevole divulgatore dei segreti delle monoposto: i suoi disegni e le animazioni permettono di scoprire le novità introdotte dai team ai Gp.

Un dato: 345,6 km/h alla speed trap di Abu Dhabi. Parliamo di 14,8 km/h di differenza da chi è secondo nella lista delle velocità massime durante la gara. Max Verstappen per raggiungere questa prestazione monstre, che la simulazione di Magneti Marelli dava per possibile solo in configurazione da qualifica, ha potuto contare sull’ala mobile aperta e su una doppia scia.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB15, lotta con Charles Leclerc, Ferrari SF90, nel GP di Abu Dhabi

Max Verstappen, Red Bull Racing RB15, lotta con Charles Leclerc, Ferrari SF90, nel GP di Abu Dhabi

Photo by: Joe Portlock / Motorsport Images

Ma il distacco inflitto a Sebastian Vettel, accreditato di 330,8 km/h con la Ferrari, non può passare inosservato, dopo tutte le polemiche che proprio la Red Bull ha riservato alla squadra di Maranello sulle presunte furbate nell’uso del carburante.

È curioso notare che il quattro volte campione del mondo ha centrato esattamente il limite in gara che la simulazione Magneti Marelli aveva indicato (andando oltre di 0,8 km/h), mentre il motore Honda RA619H ha letteralmente messo le ali alla Red Bull dell’olandese.

La RB15 nelle ultime gare si è rivelata forse la monoposto più efficiente dal punto di vista aerodinamico, con una power unit che è arrivata solo a una ventina di cavalli da quella di Brixworth, visto che i motori del Cavallino sono stati sicuramente “sgonfiati” nell’ultimo appuntamento stagionale 2019.

I maligni hanno sorriso maliziosamente, mentre Mattia Binotto ha spiegato che le ragioni per l’adozione di una mappa 4 (quella usata di solito per fare proprio fuel saving, sebbene di benzina a bordo ce ne fosse in eccesso di 4,88 kg): “Abbiamo avuto un guasto al motore ad Austin con Charles e sappiamo che in termini di chilometraggio avremmo potuto essere a rischio. È stata una gara nella quale abbiano dovuto gestire sia le gomme che i motori, e questo ha fatto parte della strategia”.

I 50 mila dollari di multa affibbiati alla Scuderia alimentano i sospetti perché nessuno da Maranello ha spiegato in modo chiaro come mai nella SF90 ci fosse più peso del dovuto da portarsi in giro per la pista.

Insomma, mentre la Ferrari ha ridotto la cavalleria per l’atto finale della stagione, la Red Bull ha espresso il suo massimo potenziale sfruttando anche una dote di motore che sta venendo prepotentemente alla ribalta.

Red Bull Racing RB15, dettaglio del motore Honda RA619H

Red Bull Racing RB15, dettaglio del motore Honda RA619H

Photo by: Giorgio Piola

In altre situazioni si sarebbero fatti i complimenti ai tecnici diretti da Toyoharu Tanabe, mentre in questa F1 caratterizzata da sospetti, non deve sorprendere che allora si pensi a qualche irregolarità.

Del resto Christian Horner, ancora prima che si spegnessero i semafori al via del GP di Abu Dhabi, aveva tuonato contro i rivali di Maranello: "Le regole tecniche sono bianche o nere. Quindi si deve decidere se una soluzione è legale o no. E in questo caso non so come possa esserlo”.

Il manager inglese, insomma, ha proseguito l’atteggiamento “giustizialista” adottato della Red Bull. La monoposto di Adrian Newey ora dispone di un ottimo telaio, una grande aerodinamica e di un buon motore. Un mix che nell’era ibrida non si era mai concretizzato, per cui a Milton Keynes possono guardare al 2020 con grande fiducia.

Indubbiamente il 6 cilindri RA619H ha iniziato a fare la sua parte: il motore giapponese che ha conquistato tre successi nella stagione 2019 al debutto con la Red Bull, tornando sul gradino più alto del podio dopo un’attesa che durava dal 2006.

Il motore Honda RA619H della Red Bull Racing RB15

Il motore Honda RA619H della Red Bull Racing RB15

Photo by: Giorgio Piola

Ecco nel dettagliato disegno di Giorgio Piola alcuni elementi che caratterizzano la power unit giapponese. L’airbox (1) è stato usato dalla Honda per raffreddare il radiatore dell’ERS (2) alloggiato in alto sotto alla pinna del cofano motore, in modo da consentire pance più strette e rastremate.

Sotto l’airscope c’è una seconda presa d’aria (3) ed è quella che alimenta il flusso verso il compressore prima che venga indirizzato nel sistema di alimentazione. (4) Il plenum è composto da due polmoni separati e ciascuno alimenta una bancata di cilindri, mentre i condotti (6) e (7) vanno verso l’impianto di raffreddamento nelle pance.

Grazie al condotto (8) si collega l’intercooler al compressore, mentre in coda al radiatore dell’ibrido c’è quello del cambio (9). Nella numerazione manca il (5) che evidenzia uno dei punti di attacco del motore termico al telaio.

La foto sotto, invece, mostra la power unit Honda RA618H: qualcuno anche di autorevole ha cercato di spacciarlo per il motore di quest’anno, ma si tratta di quello dello scorso anno. Niente a che vedere con l’unità 2019, visto che era poco potente e si rompeva in continuazione…

Motore Honda RA618H montato sulla Toro Rosso STR13 nel 2018

Motore Honda RA618H montato sulla Toro Rosso STR13 nel 2018

Photo by: Scuderia Toro Rosso

 

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