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Hartley si toglie qualche sassolino: "Mi avevano già scaricato dal GP di Monaco!"

Il pilota neozelandese racconta che un'ora dopo il GP di Abu Dhabi aveva avuto il benservito dai vertici Red Bull, ma la decisione di non confermare Brendon era nata a Monte Carlo: "Ho capito molto da questa stagione e mi servirà molto per il futuro, magari in F1".

Brendon Hartley, Toro Rosso

Brendon Hartley, Toro Rosso

Andy Hone / Motorsport Images

Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso Honda
Confronto finale tra compagni di squadra: Brendon Hartley vs. Pierre Gasly, Toro Rosso
Meccanici al lavoro sulla monoposto di Brendon Hartley, Toro Rosso STR13, nel garage
Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso con una caricatura di se stesso
Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso
Brendon Hartley, Toro Rosso STR13
Cars on Pierre Gasly, Scuderia Toro Rosso STR13 e Brendon Hartley, Toro Rosso STR13
A birthday message on the visor of Brendon Hartley, Toro Rosso
A Mexican gift on the autograph table of Brendon Hartley, Toro Rosso.
Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso
Brendon Hartley, Toro Rosso STR13 Honda
Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso STR13
Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso
L'incidente di Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso STR13
Brendon Hartley, Toro Rosso STR13
Brendon Hartley, Toro Rosso STR13, solleva scintille

Quando Helmut Marko decise nell’autunno del 2017 di concedere una chance in Formula 1 a Brandon Hartley, molti appassionati (ed anche diversi addetti ai lavori) furono colti di sorpresa. Nel pieno di un baby-boom senza precedenti nella storia del Circus, la Toro Rosso si apprestava ad affidare una delle sue vetture ad un ventisettenne con un grande palmares nella categoria LMP1 ma a digiuno di monoposto da sette anni.

È stata una sfida dura, quella che ha dovuto affrontare Hartley, tra alti e bassi ma conclusa con un trend positivo. Non è bastato, e a due mesi di distanza dall’annuncio del suo appiedamento, il neozelandese ha svelato diversi retroscena della sua stagione 2018, un anno che ha avuto un epilogo amaro ma non solo.

Come suo solito, Brandon ha parlato in modo molto schietto in una sua colonna pubblicata sul Players Tribune, raccontando una stagione che ha iniziato a diventare molto dura a partire dal Gran Premio di Monaco, a causa di alcune voci….

“Quando ero un ragazzino sognavo di essere un pilota di Formula 1, mi immaginavo in una tuta rossa, come Jean Alesi. Mi sedevo per terra nella mia stanza a Palmerston North, in Nuova Zelanda, chiudevo gli occhi e iniziavo a girare sul circuito di Monte Carlo. Immaginavo tutto, ma non ho mai pensato a come sarebbe stato il giorno in cui, da pilota di Formula 1, mi sarei dovuto accomodare all’uscita…”.

“All’inizio del 2018 sapevo di avere una macchina in grado di portarci in zona punti, ed ero convinto di avere tutto il necessario per arrivare nella top-10. L’inizio della stagione è stato un po' frustrante, a volte avrei potuto fare un lavoro migliore, ed ho mancato delle opportunità. Avrei potuto usare la scusa di essere stato lontano da una monoposto per sette anni, ma sono rimasto positivo. Quella del Bahrain è stata la mia più grande opportunità mancata, difficile da digerire, visto che abbiamo avuto un'auto competitiva quel fine settimana, ma ho avuto il contatto con un'altra vettura nel primo giro, fine dei giochi”.

La doccia fredda di Monaco

“Il mese successivo è arrivato l’atteso Gran Premio di Monaco. Io e mia moglie Sarah abbiamo una buona visione del circuito dal nostro appartamento, ed è sempre uno dei nostri weekend preferiti dell'anno. Ma per me il weekend è diventato subito, ed inaspettatemente, molto difficile. Sono arrivato a piedi nel paddock, per il tradizionale incontro con i media del mercoledì, e mi sono state rivolte un sacco di domande sul mio…futuro".

"La parte peggiore di quella giornata è stata però scoprire che le voci arrivate dai giornalisti erano fondate! Dopo sole cinque gare c’erano alcune persone che a quanto pare non mi volevano più nel team. Sarò onesto: questo per me è stato uno shock. Dopo essere entrato in Formula 1 come bi-campione del Mondo WEC con una vittoria a Le Mans, e qualificandomi due volte davanti al mio compagno di squadra nelle prime tre gare, è stato difficile accettare che si stesse pensando di sostituirmi! Così a volte è la vita in Formula 1, ci sono tanti soldi e così tante persone coinvolte, da rendere ovvia l’importanza dell’aspetto politico. Se sei un fan lo sai, e se sei un pilota lo vivi sulla tua pelle”.

“Quella notte sono tornato nel mio appartamento a guardavo le barriere che delimitano il circuito di Monte Carlo. Ero cosciente che se quel weekend ne avessi toccata una la mia carriera in Formula 1 sarebbe terminata. Ho avvertito una pressione che non avevo mai provato prima, ma ho risposto facendo il mio lavoro, e sono andato avanti. Eppure quella sensazione di doversi guardare le spalle mi ha accompagnato fino alla fine della stagione, mi sono sentito sempre sotto esame, tutti i giorni. Fortunatamente mi sono imposto anche di godermi ciò che stavo facendo, e quando si guida una vettura di Formula 1, c’è tanto da cui trarre piacere. In più ho avuto tanto sostegno, dal team, dagli amici e sostenitori”.

“Erano tutti lì con me dopo i punti guadagnati in Azerbaijan, Hockenheim, Austin e dopo il sesto posto nelle qualifiche di Suzuka, quelli sono stati alcuni dei momenti chiave in cui tutto si è unito. Verso la fine della stagione credo di aver guidato con crescente fiducia, e tutti i pezzi del puzzle si riunivano sempre più spesso".

"Il mio rendimento è stato lo stesso del mio compagno di squadra, a volte anche migliore, e quando sono partito per Abu Dhabi sapevo che, indipendentemente da quello che mi avrebbero comunicato dopo la gara in merito al futuro, sarei uscito dal circuito a testa alta. Mi sono qualificato meglio del mio compagno, ed ho chiuso in dodicesima posizione”.

L’enorme difficoltà nel dire addio

“Un'ora dopo la bandiera a scacchi sono stato convocato per un incontro, e pochi minuti dopo non ero più un pilota di F1. Non è stato detto molto, e a dirla tutta mi è stato chiaro che fin da Monaco c'era un piano che non prevedeva la mia presenza".

"Sono tornato nella mia stanzetta nell’hospitality, ho abbracciato mia moglie, c’è scappata qualche lacrima, poi sono arrivati il mio amico Mark Webber ed il mio preparatore Joe che mi hanno rincuorato. Dopo l’emozione iniziale sono sceso nel box per ringraziare i miei ragazzi, ed è stato stato un momento difficile, abbiamo passato insieme così tante ore, sono professionisti che svolgono un grandissimo lavoro ma anche grandi persone".

"Sono stato un orgoglioso membro di Toro Rosso e Honda, e dover dire addio è stata una delle cose più difficili che abbia mai dovuto fare. Ma alla fine ho lasciato il circuito come quando ero entrato: orgoglioso. Orgoglioso dei miei amici e della mia famiglia. Orgoglioso della mia squadra. Fiero di me stesso”.

“Mi mancherà molto la Formula 1, mentirei se dicessi il contrario. Ma sono anche stimolato da ciò che mi riserverà il futuro. La porta della F1 non è chiusa e l'esperienza acquisita dopo un anno in pista mi consentirà di arrivare più preparato e più forte alla prossima sfida”.

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