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Hamilton: "Record di Schumi? Ci arriverò, ma non so come reagirò"

Lewis può raggiungere le 91 vittorie in F1, record di Michael Schumacher, già in questo weekend. Il pilota della Mercedes, però, non ha idea di come potrebbe reagire raggiungendo quel traguardo.

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1 in conferenza stampa

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1 in conferenza stampa

Mark Sutton / Motorsport Images

Lewis Hamilton non guarda i numeri, almeno, così sostiene. Una cosa però è certa: il sei volte campione del Mondo fa sempre fatica a mettere a fuoco una sua vittoria di qualche stagione precedente, mentre è molto più ferrato quando gli si ricorda una giornata andata male. È un aspetto significativo, che conferma come nella sua carriera i giorni ‘no’ siano decisamente in minoranza rispetto ai weekend positivi.

Hamilton non sa come reagirà quando taglierà il traguardo dei 91 successi, se sarà una vittoria come le altre o se all’improvviso l’emotività si farà strada, come accadde a Michael Schumacher quando eguagliò il record di successi di Ayrton Senna. Tra Hamilton e quel traguardo c’è in mezzo un weekend di gara che Lewis indica come non semplice, conscio si essere su una delle (poche) piste in cui il suo compagno di squadra ha mostrato di avere qualcosa in più. Basterà a fermare la cavalcata di Lewis?

Questo fine settimana hai la possibilità di arrivare al fatidico traguardo di 91 successi in Formula 1, affiancando Michael. Cosa significherebbe per te?
“Onestamente… non so cosa significherebbe. Per prima cosa ho il mio bel da fare questo weekend, questa è una pista dove Valtteri ha ottenuto la sua prima vittoria e sulla quale è sempre andato molto bene, e le Red Bull qui saranno competitive, come già lo sono state lo scorso anno. Quindi non diamo per scontato nulla, se succede… succede. Poi sono cosciente che arriverà anche questo giorno, perché non smetterò presto, ma non posso dire come mi sentirò, o cosa significherà, o se significherà qualcosa. Ci sono altri e più grandi problemi che stanno accadendo nel mondo, ovviamente è un onore, ma neanche questo significa granché”.

Che ricordi hai di Michael? Hai mai parlato alla sua famiglia e hai mai avuto rapporti diretti con lui?
“Non sono stato in contatto con la famiglia, ma con suo figlio. Il mio primo ricordo di Michael è probabilmente quando vinse a Imola il giorno in cui morì Ayrton, ricordo quel giorno e ovviamente il suo successo. Non ho avuto un vero rapporto con lui, ma ricordo di averlo incontrato una volta sulla sua pista di kart a Kerpen, ed è stato fantastico perché da bambino era emozionante essere in pista con lui".

"C’è stato un momento in cui gli ho parlato, ma non ricordo di cosa, ero molto giovane. Il ricordo più affettuoso è legato ad Abu Dhabi quando ci siamo scambiati i caschi, è stato davvero un momento speciale per me. Si è ritagliato un momento e ci siamo incontrati, ed è il casco più prezioso che ho, ma non abbiamo mai avuto l’opportunità per poter avere delle conversazioni profonde, la mia è solo pura ammirazione”.

Schumacher non riuscì a trattenere l’emozione quando eguagliò il numero di vittorie di Senna a Monza…
“Ho rivisto quel video di recente e me lo ricordavo bene. Non so se poi Michael ne ha parlato in seguito, intendo delle sensazioni che ha provato. Credo che per tutti noi piloti ci sia una componente emotiva in quello che facciamo perché nasce da una passione, poi ci sono personalità diverse, personalmente non guardo molto i numeri, non è un aspetto su cui mi concentro, e sto iniziando questo weekend come tutti gli altri".

"So che devo lavorare per battere Valtteri e tutti gli altri, e so quanto sia difficile. Semplicemente non penso a nient'altro, è un po' come quando vinci un campionato: all’inizio lo vedi come un traguardo lontano, fuori portata, poi ti avvicini sempre di più ma non sei mai veramente sicuro di arrivarci, e quando ci arrivi...sei già concentrato sul prossimo obiettivo. Forse riuscirò a mettere tutto a fuoco tra qualche anno”.

Hai parlato con la FIA dopo il podio del Mugello?
“No ho parlato con loro, ma ho sentito che domani ci sarà con un chiarimento su cosa si può fare e cosa no. Quello che è stato davvero positivo è il supporto che ho ricevuto dai fan, e non mi pento di un solo momento. Di solito seguo il mio cuore e faccio quello che sento giusto, ho fatto qualcosa che non è mai accaduto prima in Formula 1 e ovviamente mi aspetto che andando avanti impediranno che accada nuovamente".

"La gente dice che lo sport non è un luogo per la politica, ma alla fine è una questione di diritti umani, abbiamo un enorme gruppo di persone che guardano il nostro sport, gente proveniente da molteplici contesti e culture diverse, e dobbiamo inviare messaggi positivi, soprattutto per l'uguaglianza. Molte regole sono state scritte per me nel corso degli anni, e questo non mi ha mai fermato. Quello che farò sarà continuare a lavorare con la Formula 1 e con la FIA per assicurarmi che il messaggio che inviamo sia corretto. Potrebbe essere migliore? Ovviamente potrà sempre essere migliore, ma fa parte della curva di apprendimento”.

Quanto sei orgoglioso del contributo che hai dato per mantenere la Mercedes al vertice e nel compattare la squadra fino al livello attuale?
“Mi piace parlare di me come uno degli anelli di una catena molto, molto lunga. Non potrei mai dire che è dipeso o dipende da me, c'è un enorme gruppo di persone che lavora duramente settimana dopo settimana, persone a cui sono molto grato. Questa è la parte migliore di questo lavoro, a parte il poter guidare un razzo in pista! Vedere tante menti creative unirsi e creare continuamente cose nuove è davvero il massimo. In alcuni progetti sono stato fortemente coinvolto sin dal primo giorno, cambiamenti nei quali sono stato in grado di aiutare il team, e succede spesso, ogni anno. Valtteri e io aiutiamo a indirizzare un grande gruppo di lavoro che a sua volta ci aiuta a fare ciò che sappiamo fare bene, ovvero guidare".

"Questo è essere un giocatore di squadra, ed è un aspetto su cui ho lavorato molto. Poi in un weekend di gara è ovviamente questione di prestazioni, si lavora sotto pressione indipendentemente da essere davanti o dietro. Se guardate i riscontri nel corso degli anni, ci sono stati weekend in cui abbiamo iniziato dietro Red Bull o Ferrari, e siamo comunque riusciti a vincere, grazie ad un'ottima comunicazione e alla ricerca incessante della perfezione”.

Stai lavorando alla Hamilton commission board. Come hai selezionato le persone che ne faranno parte? Abbiamo letto che ci sarà anche Martin Whitmarsh.
“È stato un processo molto lungo ed ho cercato di scegliere le persone più preparate e molto varie tra loro. Martin (Whitmarsh) ha avuto un ruolo importante nella mia carriera e mi ha portato in Formula 1. Ho parlato con lui ogni settimana da quando ero bambino, assillandolo continuamente per aiutarmi ad arrivare in Formula 1, ed è stato sempre molto interessante parlare con lui perché non ha mai visto il mio colore come un problema".

"Tornando alla commissione, il mio obiettivo era quello di avere un vero e proprio gruppo eclettico di persone in grado di garantire i migliori consigli e le corrette indicazioni per leggere e comprendere i dati che raccogliamo. Inoltre dovevo controllare che tutti avessero una buona reputazione, c'erano altri candidati che inizialmente erano in corsa ma la loro reputazione non era ottima come quelle delle persone che sono oggi in commissione. Abbiamo tenuto una grande conferenza Zoom proprio di recente, e mi sento estremamente eccitato, abbiamo già fatto passi da gigante”.

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