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Hakkinen: ecco come il finlandese è sbocciato alla Lotus

Nel 1991, mentre Michael Schumacher debuttava in F1 al volante di una Jordan competitiva, Hakkinen faceva il suo esordio alla guida di una Lotus ormai in declino. Mark Gallagher ricorda come il finlandese riuscì ugualmente ad impressionare il paddock.

Mika Hakkinen

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Alcune gare rimangono impresse nella memoria e il Gran Premio degli Stati Uniti del 1991 è una di queste. Una gara calda sponsorizzata da Iceberg, dove si sono presentati 34 piloti con i grandi che puntvano a vincere, mentre gli altri speravano solo di fare un tentativo.

La Jordan ha fatto il suo debutto proprio a Phoenix, ma Andrea de Cesaris non è riuscito a prequalificarsi, mentre il compagno di squadra Bertrand Gachot ha dimostrato il potenziale della 191 qualificandosi 14°.

Due decimi e mezzo più veloce, al 13° posto, c'era un finlandese di 22 anni. Mika Hakkinen stava facendo il suo debutto in F1 pochi mesi dopo aver conquistato il campionato britannico di F3 e dopo aver perso il Gran Premio di Macao a seguito di una collisione controversa con un certo tedesco. I duelli mondiali Schumacher-Hakkinen erano ancora lontani anni, ma il dado era già stato tratto.

Messo sotto contratto dal Team Lotus, con il nuovo proprietario Peter Collins desideroso di mettere le mani su un pilota che aveva capito essere un talento, Hakkinen ha avuto dalla sua un manager come Keke Rosberg pronto a supportarlo e per una squadra a corto di denaro questo significava affrettarsi a trovare sponsor in Finlandia.

Mika Hakkinen, Lotus 102B

Mika Hakkinen, Lotus 102B

Photo by: Sutton Images

"Dopo aver vinto la gara Cellnet Superprix di F3 a Brands Hatch ho avuto l'opportunità di provare la Benetton", ricorda Hakkinen. "Quella è stata la prima volta che ho incontrato Peter. Più tardi, quando stava rilevando la Lotus, contattò Keke e disse 'lavoriamo su un pacchetto'". L'annuncio della firma di Hakkinen arrivò nel Natale del 1990.

Spinta dal Judd EV V8, la Lotus 102B era un rimaneggiamento della poco amata 102 dotata del motore Lamborghini V12 che Derek Warwick e Martin Donnelly hanno avuto la sfortuna di guidare nel 1990.

Questa è l'auto che costò a Donnelly la sua carriera quando si disintegrò a Jerez. Il progettista Frank Dernie aveva usato la Lotus 101 come base per l'auto e, con un abitacolo progettato per le figure minuscole di Satoru Nakajima e Nelson Piquet, Hakkinen ha subito trovato la monoposto molto stretta.

"L'abitacolo era minuscolo. Un bel po' di volte sono stato preso a cazzotti per aver fatto un errore con la minuscola leva del cambio! Era pesante, lento, dannatamente piccolo e difficile da guidare".

La fiducia di Hakkinen non è migliorata quando il volante si è staccato a Phoenix, e la sua gara si è conclusa con un motore bruciato, ma il nono posto in Brasile ha fatto capire che giorni migliori sarebbero arrivati. Poi venne San Marino...

Hakkinen è stato affiancato per queste prime gare dal britannico Julian Bailey e la coppia ha raschiato l'ultima fila della griglia, 25° e 26°.

"Il tempo era terribile", ricorda Hakkinen. "I migliori piloti sono usciti, quindi si trattava di essere nel posto giusto al momento giusto. L'unico problema era che Julian era davanti a me. Dovevo essere il pilota giovane e veloce, quindi ho iniziato a spingere forte per riprenderlo, ma ero preoccupato che il motore potesse mollare. Poi è stato rallentato da un problema al cambio, così l'ho superato. Abbiamo concluso in quinta e sesta posizione. È stato incredibile".

Quella gara ha rappresentato il riscatto per i “piccoli”. JJ Lehto ha ottenuto il terzo posto con la Scuderia Italia, mentre l'eroe locale Pierluigi Martini ha chiuso quarto con la Minardi.

Imola si è rivelata essere il punto culminante della stagione. Bailey, dopo non essere riuscito a qualificarsi per tre delle prime quattro gare, è stato sostituito da un favorito di Collins, l'astro nascente Johnny Herbert, ma gli impegni della F3000 giapponese hanno fatto sì che Michael Bartels sostituisse Herbert in quattro occasioni. Il tedesco non è mai riuscito a qualificarsi.

Mika Hakkinen, Lotus 107 Ford, al GP di Gran Bretagna del 1992

Mika Hakkinen, Lotus 107 Ford, al GP di Gran Bretagna del 1992

Photo by: Rainer W. Schlegelmilch / Motorsport Images

Per il successivo anno e mezzo, Hakkinen e Herbert divennero la formazione ufficiale. Hanno condiviso camere d'albergo e frustrazioni con la macchina.

"Condividere le stanze era quello che facevamo", ricorda Hakkinen. "Ricordo di essere entrato in bagno e di aver trovato Johnny in vasca. Mi chiese di unirmi a lui, ma anche per un finlandese questo è andare troppo oltre".

Tuttavia, Hakkinen trovava che il legame tra Collins e Herbert fosse irritante. "Peter aveva lavorato con Johnny in precedenza, quindi quando è diventato il mio compagno di squadra ero un po' messo male. Dovevo essere il ragazzo d'oro, ma c'era Johnny che riceveva l'attenzione del capo".

Il terribile incidente in F3000 di Herbert a Brands Hatch nel 1988 aveva lasciato il segno, e Hakkinen ricorda bene di essere rimasto scioccato alla vista delle lesioni del suo compagno di squadra.

"Ho visto le cicatrici e a volte ha parlato del dolore che provava. Peter Collins era preoccupato per questo. È stato un peccato che sia tornato a correre così presto dopo l'incidente, ma è riuscito comunque a fare molto bene. Johnny ha sempre avuto un incredibile controllo dell'auto".

"Avevamo stili di guida diversi. Io volevo sempre entrare in curva in anticipo e andare a tavoletta mantenendo il motore nella gamma di potenza massima per tutto il tempo, mentre Johnny teneva l'auto dritta in frenata e entrava in curva più tardi. Nella vecchia 102 non ha mai fatto molta differenza!".

L'introduzione della tanto attesa Lotus 107 del 1992 progettata da Chris Murphy è stata ripetutamente ritardata. La nuova vettura ha finalmente fatto il suo debutto nelle mani di Herbert nel quinto round della stagione a San Marino. Il britannico si qualificò 26° e ultimo, mentre Hakkinen, 27°, per la seconda e ultima volta che non sarebbe riuscito a qualificarsi per un GP. Poi, a Monaco il finlandese ha finalmente messo le mani sulla 107, qualificandosi 14° con Herbert promettente nono.

"La Lotus 107 è stata la prima vera auto da corsa per me in F1", ammette Hakkinen. "Quello che Chris Murphy ha fatto, considerando il budget, è stato incredibile, e il Cosworth HB è stato un grande passo avanti. Per avere una buona macchina è necessario un buon equilibrio aerodinamico di base, e quando si ha questo si può iniziare a sviluppare la vettura. Quell'auto funzionava sia nelle curve ad alta che a bassa velocità, mentre non era così buona a metà curva".

Mika Hakkinen, Lotus 107 Ford, al GP del Brasile del 1992

Mika Hakkinen, Lotus 107 Ford, al GP del Brasile del 1992

Photo by: Ercole Colombo

Nel GP di Francia a Magny-Cours, Mika è arrivato quarto ed Herbert sesto e tre gare dopo, in Ungheria, Hakkinen finì di nuovo quarto.

"Con la sua sospensione anteriore a monoammortizzatore era davvero stabile in frenata e in accelerazione. Era perfetta per l'Ungheria", prosegue Hakkinen. "Ricordo di essere arrivato quarto e di aver lottato con la McLaren-Honda di Gerhard Berger per il terzo posto. La potenza della Honda era incredibile, quindi guardavo dove Gerhard era veloce e dove io ero veloce. Alla fine ci ho provato e sono uscito di pista, ma ho recuperato e non ho perso la posizione".

Questi quarti posti hanno intensificato l'interesse per Hakkinen in tutto il paddock, per poi amplificarlo ulteriormente quando ha conquistato il sesto posto in Belgio ed il quinto in Portogallo. La Lotus voleva mantenere i suoi servizi, ma altri bussavano alla porta.

"Tutti sembravano volermi, è stato un grande momento", ricorda Mika. "Keke e io stavamo guardando chi mi avrebbe offerto il futuro migliore, le maggiori opportunità e, naturalmente, anche i soldi giusti".

Alla fine fu Ron Dennis ad attirare Hakkinen alla McLaren, battendo gli altri pretendenti. Guardando indietro, Hakkinen ha ricordi positivi del suo periodo alla Lotus.

"La gente era brillante. Hanno lavorato duramente per trovare sponsorizzazioni, in particolare in Giappone con aziende come Hitachi, Fujitsu e Yellow Hat. È stato un approccio intelligente perché i giapponesi amavano il marchio Lotus".

"Abbiamo ottenuto alcuni grandi risultati. Rimango molto grato per quell'opportunità. Camminare nella Ketteringham Hall e vedere tutte le fotografie dei piloti che avevano guidato per il Team Lotus prima di me mi ha ricordato che opportunità stavo vivendo. Era una squadra con una storia incredibile per cui ero orgoglioso di guidare".

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