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Intervista

Haas: "Nel 2018 dobbiamo arrivare a mezzo secondo dalla Ferrari!"

Gene spegne anche le polemiche sul mancato pilota americano: "Siamo una squadra in crescita che ancora non si può permettere di formare il suo pilota. Per ora Grosjean e Magnussen sono migliori delle monoposto che gli diamo...".

Gene Haas F1 Team, Team Owner, Haas F1 Team

Foto di: Andrew Hone / Motorsport Images

Ross Brawn, Managing Director of Motorsports, FOM, talks to Gene Haas F1 Team, Owner and Founder, Ha
Guenther Steiner, Team Principal, Haas F1 Team, Gene Haas F1 Team, Owner and Founder, Haas F1 Team
Gene Haas, Founder and Chairman, Haas F1 Team looks at Haas VF-17 rear wing
Kevin Magnussen, Haas F1 Team, Gene Haas F1 Team, proprietario del team, Haas F1 Team
Kevin Magnussen, Haas F1 Team VF-17
Romain Grosjean, Haas F1 Team VF-17
The Haas F1 Team team
Guenther Steiner, Team Principal, Haas F1 Team
Kevin Magnussen, Haas F1 Team
Kevin Magnussen, Haas F1 Team VF-17
Kevin Magnussen, Haas F1 Team VF-17
Romain Grosjean, Haas F1 Team
Kevin Magnussen, Haas F1 Team VF-17
Antonio Giovinazzi, Haas F1 Team VF-17, con il dispositivo halo
Haas F1 Team VF-17, tagli sull'ala a delta

Parola a Gene Haas, il titolare della squadra americana che ha fatto il suo ingresso in Formula 1 due anni fa, scegliendo di stringere una partnership molto stretta con Ferrari e Dallara.

La stagione del debutto in Formula 1 è sempre una sfida molto impegnativa, ma nel vostro caso avete raggiunto un buon successo, al punto da rendere difficile mantenere gli obiettivi di miglioramento previsti nel secondo anno...

Alla vigilia della stagione 2018 quali sono le aspettative?
“Abbiamo identificato i nostri punti deboli con Gunther (il team principal, Steiner), ne abbiamo parlato molto a Città del Messico valutando la direzione da prendere, i settori da migliorare e come migliorarli".

"Non è un segreto che utilizziamo molte componenti Ferrari, sono la nostra base, quindi credo che per reputarci competitivi dobbiamo portarci a mezzo secondo dalla Scuderia. Lo scorso anno eravamo ben più lontani, direi ad un secondo e mezzo, e in generale a due secondi dalla pole position. Se vogliamo concretizzare quelli che sono i nostri obiettivi nel 2018 dobbiamo migliorare di un secondo”.

Avrete tre power unit per disputare 21 weekend di gara. Aumenterà ancora di più il timore sul fronte affidabilità?
“La sfida è impegnativa, ma non ho dubbi che possano (in Ferrari) realizzare una power unit in grado di completare una stagione con soli tre esemplari. Tutti i motoristi stanno ottenendo il massimo dai rispettivi progetti, e non mi aspetto di vedere grandi differenze di performance tra Mercedes, Ferrari e Renault. Credo che i divari saranno nell’ordine dello 0,5%, e penso anche che la Ferrari possa spiccare sul fronte affidabilità”.

Recentemente si è parlato della difficoltà ad avere un pilota Statunitense in Formula 1. Che ne pensi a proposito?
"So come è nata questa storia. A Gunther Steiner è stato chiesto cosa ne pensasse della possibilità di avere un pilota americano in Formula 1 e, più specificamente, con il team Haas F1. Ha risposto dicendo che al momento questa necessità non è in cima alla nostra lista delle priorità, e c’è chi ha voluto ricamare molto su questa risposta, innescando delle polemiche".

"Bisogna considerare che siamo una squadra giovane, che stiamo ancora completando il nostro processo di ambientamento e crescita in Formula 1, e per noi oggi avere un pilota senza esperienza non è la cosa migliore".

"Non stiamo ovviamente dicendo che non vogliamo un pilota statunitense, ma che siamo nella nostra terza stagione in Formula 1, e stiamo crescendo grazie anche al contributo di Romain Grosjean e Kevin Magnussen, entrambi piloti in grado di indirizzare il team. Vogliamo diventare una squadra che può ambire al podio, non solo alla zona punti”.

Vi hanno infastidito queste polemiche?
“Questo dibattito sui piloti americani non è poi un vero dibattito. Io credo nei piloti americani, il mio team NASCAR ne è pieno, ed abbiamo vinto insieme molte gare e campionati. Ovviamente la serie è diversa, ma sono convinto che ci sono dei giovani piloti americani con un potenziale che li può portare a competere in Formula 1".

"Semplicemente non siamo ancora pronti per questo, e considerando la quantità limitata di test che abbiamo a disposizione, dover formare una persona in più, per di più importante come un pilota, sarebbe una complicazione”.

Che aspettative avete da Grosjean e Magnussen nel 2018?
"Lo scorso anno ho spesso pensato che i nostri piloti fossero migliori delle nostre vetture. Grosjean è un pilota molto, molto veloce. Il suo stile di guida è diverso da quello di Magnussen, è più duro e meno fluido".

"Anche Kevin è aggressivo, ma in modo differente rispetto a Romain, ed ovviamente entrambi hanno l’ambizione di poter un giorno arrivare a vincere, quindi possiedono quella mentalità ‘killer’ necessaria se vuoi farti strada, i piloti sono tutti così, compresi i nostri due”.

La Haas nel 2017 ha ottenuto 18 punti in più rispetto alla stagione d’esordio. Quanto ha aiutato avere due piloti che si sono spinti reciprocamente?
“La competitività dei nostri due piloti non ha aspetti negativi per il team, funzionano bene insieme. Sanno cosa fare quando sono in pista o nei box, si aiutano a vicenda, ma poi c’è ovviamente il momento in cui sono in competizione l'uno con l'altro".

"È sorprendente vedere le due macchine sempre molto vicine nelle prove libere ed in qualifica, è la conferma che i piloti sono veloci, e sono convinto che se daremo loro delle monoposto altrettanto veloci potranno ambire entrambi a risultati importanti”.

Cosa ti piacerebbe ottenere nel 2018?
"Vogliamo risolvere i problemi tecnici che ci hanno penalizzato lo scorso anno, ad iniziare dalla gestione degli pneumatici. Bisogna mantenere le gomme in un determinato intervallo di temperature, e per noi è stato un problema non indifferente, poi in seconda battuta dobbiamo migliorare il carico aerodinamico e ridurre la resistenza all'avanzamento, aspetti che influenzano la stessa gestione degli pneumatici".

"Spero che la squadra migliori sotto questi aspetti, lo scorso anno abbiamo capito molto valutando ciò in cui siamo carenti, un aspetto non così scontato perché a volte su una pista vai molto male e la settimana dopo, su un altro tracciato, la performance è decisamente migliore. Crediamo di aver capito, ma serve la conferma della pista".

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