GP del Brasile: bastano solo 92 kg di benzina per terminare la gara?
A Interlagos il consumo di carburante è piuttosto ridotto per cui i team possono risparmiare peso non riempiendo il serbatoio, visto che 10 kg in meno valgono un decimo e mezzo al giro. Scopriamo le altre curiosità brasiliane...
Ferrari SF70H nel garage
Mark Sutton
Il Gp del Brasile si disputa a Interlagos, un altro tracciato in altura nel quale bisogna fare i conti con l’aria più rarefatta dovuta alla quota di 786 m sul livello del mare: niente a che vedere con i quasi 2.300 metri di Città del Messico, ma l’impianto che sorge alla periferia di San Paolo ha una serie di particolarità che meritano di essere messe in evidenza.
La pista dedicata a Carlos Pace è la più corta del mondiale (4.309 m) dopo Monte Carlo, ma è anche dove si registra la terza velocità media più alta (233 km/h) dopo Monza e Baku, per cui il tempo sul giro è il più basso fra le gare in calendario, favorito anche da una bassissima tortuosità (vale a dire il valore che somma tutti i movimenti dello sterzo sulla distanza di 1 km).
Il record sul giro resiste dal 2004 ed è di Rubens Barrichello con la Ferrari F2004 in 1’09”822, mentre la pole dello scorso anno è stata ottenuta da Nico Rosberg con la Mercedes W07 Hybrid in 1’10”023.
Le simulazioni di Magneti Marelli svolte con sistema telemetrico Wintax prevedono un sensibile calo del tempo sul giro in virtù delle monoposto 2017 dotate di gomme larghe e aerodinamica con più downforce.
Quello di Interlagos è un circuito da medio carico aerodinamico che serve a compensare la minore densità dell’aria in modo da trovare il miglior compromesso di aderenza fra le numerose curve lente e i tratti veloci. L’ala mobile consente un aumento di velocità massima fino a 14 km/h sul rettilineo del traguardo e di 13 km/h sul backstraight specialmente sfruttando la scia.
L’aspetto interessante è che in Brasile il consumo di carburante è molto basso, perché stando alle simulazioni Wintax, basterebbero 92 kg di benzina per completare la gara anziché i 105 concessi dal regolamento e se si considera che 10 kg di peso a Interlagos valgono 0”15 si può capire che fino a un paio di decimi al giro possono ballare giocando solo sulla quantità di benzina da imbarcare.
Il tracciato non è troppo severo per il motore che resta in pieno per il 67% del giro, ma può essere piuttosto impegnativo per il turbina che deve girare più a lungo al massimo regime per compensare la pressione mancante in presenza di un’aria un po’ rarefatta. , come accade anche in Austria e maggiormente in Messico, e di media-bassa severità per il cambio con 2982 cambi-marcia per completare la gara.
Il contributo dell’ibrido è fra i più bassi della stagione, in linea con Monaco, Canada, Austria e Messico: la disponibilità della potenza elettrica risulta del 57% del tempo in cui l’acceleratore è a tavoletta e la ricarica della MGU-K è limitata perché ci sono tre frenate importanti (Curve 1, 4 e 6) con una fase di staccata che si limita ad appena 10”1 nell’arco del giro.
Il circuito fornisce anche una bassa possibilità di recupero di energia con la MGU-H per cui le vetture più efficienti in quest’area della Power Unit ne avranno maggiore beneficio, specialmente nelle accelerazioni in salita (c’è un dislivello di 40 metri fra il punto della pista più alto e quello più basso).
A Interlagos la Pirelli ha scelto le mescole Supersoft, Soft e Medium: si tratta di una pista che sulla carta dovrebbe adattarsi alla Ferrari SF70H più che alla Mercedes W08. Sebastian Vettel promette di tornare alla vittoria, ma il tedesco ormai non vince dal GP d’Ungheria a fine luglio…
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