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Chi ha introdotto gli scarichi soffianti?

Non è stato Newey, ma Jean Claude Migeot sulla Renault RE40 al Gp Monaco del 1983

Chi è stato il primo progettista a far soffiare gli scarichi nello scivolo? Molti penseranno che sia stato Adrian Newey, il geniale direttore tecnico della Red Bull Racing. In realtà Newey ha riportato in auge una soluzione che affonda le origini nel 1983. La monoposto che ha presentato questa soluzione è stata la Renault RE40: il progettista della vettura era Michel Tétu, ma la trovata è da attribuire all'aerodinamico della squadra: Jean Claude Migeot. Il transalpino portò al Gp di Monaco una versione della macchina francese con ben due innovazioni che poi hanno fatto scuola: nel Principato si vide il primo profilo estrattore e combinati c'erano gli scarichi che soffiavano nello scivolo. A guidare la Renault RE40 erano Alain Prost ed Eddie Cheever: il francese lottò per il titolo mondiale fino all'ultima gara, ma poi il mondiale andò a Nelson Piquet con la Brabham a causa del cedimento del motore turbo nell'ultima gara in Sudafrica. Jean Claude Migeot, 57 anni, francese, oggi dirige due gallerie del vento in Italia: Fondtech a Casumaro (Ferrara) e Aerolab a Sant'Agata Bolognese (Bologna). Sorride quando gli ricordiamo quella... prima volta: “Erano state abolite le minigonne – racconta Migeot – e per regolamento era obbligatorio avere il fondo piatto della monoposto. Avevamo perso un sacco di carico e cercavamo delle soluzioni per riprodurlo. All'inizio avevamo pensato di creare una sorta di minigonne pneumatiche sfruttando il gas degli scarichi, ma i risultati non erano quelli che ci aspettavamo”. E come è nata l'intuizione di far soffiare gli scarichi nel primo diffusore? “Devo essere sincero, non ho inventato proprio niente, perché nel mondo aeronautico questi erano concetti ben noti. C'erano molti esempi di scarichi che alimentavano i flussi sulle ali. Ho rielaborato il concetto in ottica automobilistica”. Certo che debuttare a Montecarlo non deve essere stato il massimo... “Prost si lamentava che il comportamento della monoposto era nervoso, ma lui era un pilota che voleva una macchina molto docile. In realtà la soluzione offriva un grande vantaggio alla basse velocità quando le ali avevano poco effetto e diventava più critica nei curvoni veloci per cui bastava un leggero alleggerimento sul pedale dell'acceleratore per generare una sensibile perdita di carico aerodinamico”. All'epoca i motori turbo avevano in qualifica oltre 1000 cavalli... “L'efficacia degli scarichi soffianti era certamente maggiore allora rispetto ad oggi, ma se il concetto torna in auge è segno che qualche vantaggio lo offre anche adesso. Nel 1983 non fu facile mettere a punto la soluzione che richiedeva un modo di guidare particolare...”. In sostanza i piloti dovevano anticipare l'apertura del gas per prevenire il ritardo del tempo di risposta delle turbine dell'epoca (non c'era ancora la gestione elettronica!): “In effetti la guida era meno fluida, ma i risultati si vedevano. Nel tempo la soluzione è stata implementata un po' da tutti in F.1, anche se devo dire che all'inizio a Prost non piaceva affatto...”. Ventisette anni dopo gli scarichi soffianti nel profilo estrattore sono tornati alla ribalta: potrebbero decidere l'esito del mondiale. La Ferrari confida in questa soluzione che debutta a Valencia (che coincidenza, di nuovo un circuito cittadino) per rilanciare le chances iridate di Alonso, sempre che Vettel e Webber con la Rb6 che questa soluzione c'e l'hanno dall'inizio del campionato non ricomincino a macinare vittorie...

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