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Giovinazzi: tutto quello che serve per continuare in Formula 1

Antonio Giovinazzi si gioca in questa stagione la sua permanenza in Formula 1. Cerchiamo di capire da chi si deve guardare il pilota di Martina Franca, quali possono essere i possibili scenari futuri e come può garantirsi una riconferma per i prossimi anni.

Antonio Giovinazzi, Alfa Romeo Racing

Foto di: Alfa Romeo

Se questa storia fosse un film, sarebbe un western. Polvere, strada principale del villaggio. Rumore di stivali sul terreno riarso. Speroni che tintinnano ad ogni passo.  

“In questa città non c’è spazio per tutti”. La più classica ma efficace delle battute. Primi piani alternati sugli occhi. Sguardi fissi sull’avversario, tipici di chi si è già trovato in quella situazione. Le mani che fremono sull’impugnatura delle pistole. L’orologio batte il mezzogiorno, inizia il duello. 

Qui, però, non siamo nel far west. Anche se lo spirito del “Sono migliore di te”, di sicuro non manca. Anzi. 

Le strade polverose sono sostituite da lingue di asfalto. Le abitazioni in legno lasciano spazio a faraonici motorhome. La torre dell’orologio è il semaforo. E le pistole, sono le monoposto. 

Uno degli sfidanti è Antonio Giovinazzi. Quello esperto, al suo terzo anno della categoria. Quello al cui sedile guardano con occhi famelici i giovani, arrivati dal nord e dall’est. 

Antonio sa che in questo momento può essere una “preda”. Ma sa anche che la miglior difesa è l’attacco. 

Andiamo con ordine. Antonio Giovinazzi, classe ‘92, è in Formula 1 a vari livelli dal 2016, da quando ha esordito sostituendo l’infortunato Pascal Wehrlein in Sauber al GP d’Australia ed in Cina, a Shanghai. Le due prestazioni sono da ricordare per vari motivi: la prima, perché conclusa al traguardo in dodicesima posizione all’esordio. La seconda, perché autore di un duplice incidente a Shanghai, tra qualifiche e gara. 

Antonio Giovinazzi, Sauber C36

Antonio Giovinazzi, Sauber C36

Photo by: Motorsport Images

Titolare Alfa Romeo dal 2019, dopo essere stato terzo pilota del team di Hinwil e della Ferrari in quanto portacolori FDA, si ritrova non facile situazione di essere compagno di team di Kimi Raikkonen. Quel Raikkonen. L’ultimo campione del mondo della Rossa. Un pilota dotato di talento cristallino, capace di essere veloce costantemente e di massimizzare quanto più possibile il risultato che gli si para davanti. 

Non propriamente la situazione migliore, per un rookie. 

Ma non per Antonio, che studia diligentemente. Chiede consigli, pareri, si dimostra disponibile. Gentilezza e pazienza sono tra le sue armi più affilate.  

La stagione è abbastanza avara di risultati: la C38 non è di sicuro la monoposto di riferimento dello schieramento, con la top10 vista come un miraggio per l’italiano. 

Il confronto con Kimi, soprattutto per un pilota che ha bisogno di togliersi dalle spalle un po’ di polvere figlia dell’inattività sulle piste di mezzo mondo, è spesso a vantaggio del finlandese. Anche perché, va detto, la squadra di tecnici e meccanici affidata a Raikkonen sembra essere nettamente più esperta di quella di Giovinazzi, spesso e volentieri sacrificato sull’altare strategico con scelte francamente discutibili e che non hanno portato i risultati sperati. 

Va detto, ad onor di cronaca, che anche il pilota di Martina Franca getta alle ortiche un’occasione d’oro quando si trovava in zona punti in occasione del GP del Belgio, andando a sbattere contro le barriere e ritirandosi anzitempo. 

 

In Italia, a Monza, arriva un nono posto dal sapore di riscatto. Ancora meglio va a Singapore, dove riporta l’Alfa Romeo in prima posizione, seppur per pochi giri. Antonio è più sicuro e rinfrancato, dopo la pausa estiva, e termina il 2019 con un diciassettesimo posto in classifica e, soprattutto, la riconferma anche per il 2020. 

Il 2020 è cronaca: la C39, se possibile, è ancora peggio rispetto alla C38. La power unit Ferrari non è performante come le unità della concorrenza, e l’Alfa ne risente in maniera importante.

Tra Kimi e Antonio, però, la differenza di prestazioni si assottiglia. Addirittura, è Giovinazzi a raccogliere i migliori risultati in qualifica battendo il finlandese per 9 a 8 al termine della stagione, mentre terminano alla pari in campionato: 4 punti a testa. 

Siamo alla vigilia del 2021. Con un’Alfa Romeo C41 che sulla carta si presenta come parente prossima della monoposto che l’ha preceduta, è lecito aspettarsi tutto fuorché i fuochi d’artificio da parte della coppia piloti Alfa Romeo. Qui, però, iniziano i ragionamenti e le elucubrazioni. 

Antonio sa di giocarsi molto della sua permanenza in Formula 1 con questa stagione. Al terzo anno nella categoria, deve necessariamente chiudere davanti a Kimi Raikkonen in quante più occasioni possibili se vuole sperare in una riconferma anche per il 2022. Il pugliese non è più un rookie, non è giusto valutarlo come tale. E anche i vertici della scuderia lo sanno. 

La concorrenza per quel sedile è feroce. Al termine del 2021 scadrà il contratto che lega Antonio all’Alfa Romeo; in aggiunta, andrà a cessare anche la partnership tra Sauber e la casa del Biscione per il rebranding del team. È tuttavia logico pensare che quest’ultima possa continuare, data la prosecuzione della fornitura di power unit da parte di Ferrari al team elvetico, ma la permanenza di Antonio è ancora tutta da scrivere e definire.

 

Dando uno sguardo alla Formula 2, abbiamo due piloti papabili per il salto di categoria nel 2022: Robert Shwartzman e Christian Lundgaard. Il russo, assistito da un talento cristallino, non dovrebbe avere problemi nel trovare un sedile - anche "accontentandosi" dei panni del collaudatore - per via della munifica sponsorizzazione SMP Bank of Russia che lo sostiene. Per contro, Lundgaard, nonostante sia legato all'academy Renault-Alpine, è seguito da tempo da Vasseur, Team Principal Alfa Romeo, al quale non dispiacerebbe certo che il suo protetto diventasse anche pilota titolare. È logico pensare che, la prossima stagione, salvo cataclismi vedremo uno tra i due vestire i panni del rookie in F1. 

Antonio sa di giocarsi il tutto per tutto in questo 2021. Il talento per proseguire l’avventura in Formula 1 c’è. Ora, deve trovare dentro di sé la forza per diventare pilota di riferimento dentro al team elvetico, farsi sentire in maniera autorevole quando si tratta di scelte strategiche e massimizzare qualsiasi risultato gli si possa parare innanzi. 

Anche perché, il momento di sfoderare le pistole si avvicina, con la lancetta che sta per battere mezzogiorno. E gli altri non hanno paura di sparare a salve.

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