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Gasly: "Red Bull non mi diede mai i mezzi per fare bene"

Pierre Gasly, oggi pilota dell'AlphaTauri, ha raccontato a The Players Tribune il momento più difficile della carriera: la retrocessione da Red Bull a Toro Rosso avvenuta a fine estate 2019. Ecco il suo racconto.

I marshal e il dottore assistono Pierre Gasly, Red Bull Racing RB15, dopo l'incidente

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

Gli ultimi 2 anni di vita e di carriera di Pierre Gasly sono stati a dir poco frenetici. Un romanzo non basterebbe per contenere e descrivere tutto ciò che è accaduto negli ultimi 24 mesi al pilota francese dell'AlphaTauri, uno dei grandi protagonisti della passata stagione di Formula 1 e, si presuppone, anche di quella che inizierà in questo fine settimana con il Gran Premio del Bahrain, previsto a Sakhir.

A pochi giorni dal via del nuovo Mondiale, il transalpino ha raccontato di suo pugno, tramite le colonne del sito The Players Tribune, gli aspetti più profondi e importanti vissuti negli ultimi 2 anni. Tra questi, ha anche raccontato la sua verità della dolorosa retrocessione dalla Red Bull all'allora Toro Rosso, oggi AlphaTauri.

"Iniziai la stagione 2019 con la Red Bull. Entrai in Formula 1 nel 2017 con Toro Rosso, ma la Red Bull fu la mia prima chance di guidare per un top team e provare a tutti cosa sarei riuscito a fare al volante di una delle migliori monoposto del mondo. E così come avvertii quella sensazione, se fosse riuscito a fare bene, avrei potuto mandare un messaggio a tutte quelle persone che avevano dubitato di me e Anthoine (Hubert, ndr) quando eravamo agli inizi della carriera. Il suo successo significava tanto per me e sapevo che il mio significava molto per lui".

"Dunque dopo un buon anno con Toro Rosso nel 2018 ricevetti una telefonata da Helmut Marko, il quale mi aveva detto di volermi in Red Bull. Loro hanno vinto così tanti Mondiali, e Sebastian Vettel è stato sempre una grande ispirazione per me quando ero più giovane. Sapevo di voler guidare come lui, un giorno. Dunque stavo realizzando un sogno ed ero davvero felice. Vorrei avervi potuto dire che sia stato esattamente ciò che pensavo, quello che avrei voluto e che fosse andata come avrei voluto. Ma semplicemente non è stato così".

"Sin dal momento in cui ho fatto il mio primo errore in macchina, ho avvertito come se le persone mi avessero voltato lentamente le spalle. Ho fatto un incidente nei test invernali, e da quel momento la stagione non è mai andata bene. Poi ho fatto le mie prime 2 gare con la Red Bull e i media mi hanno criticato sempre di più".

"Ogni cosa che dicevo in conferenza veniva fatta passare come scusa per come stavo andando in pista e nessuno mi ha realmente voluto ascoltare. La macchina non era perfetta e io stavo dando il mio meglio per cercare di migliorare e imparare a ogni fine settimana. La verità è che per me era un periodo molto difficile alla Red Bull perché non mi sentivo supportato e trattato alla stessa maniera di altri. E per me...".

"Insomma, era qualcosa che non potevo accettare. Mi facevo il culo tutti i giorni, cercando di portare a casa risultati per il team. Ma non avevo gli strumenti necessari per riuscire a ottenerli. Avrei voluto offrire ala team delle soluzioni, ma la mia voce rimaneva inascoltata, o, per alcuni cambiamenti, avremmo avuto bisogno di settimane".

"Per qualche motivo, non mi sono mai sentito a mio agio da pilota Red Bull. Non ha mai funzionato. Non sono il tipo di persona che inizia a fare casino con i media, perché sono davvero grato alla Red Bull di avermi concesso una chance, così come per tutto quello che hanno fatto per me e la mia carriera. Lo sono davvero. Ma, permettetemi di dire la verità".

"Questa è la verità. Dopo Budapest, dopo aver detto addio a Hubert, sono andato in vacanza. Ma prima di partire ho chiamato il nostro team principal, Christian Horner, solo per chiedergli cosa avrei dovuto fare di più nei fine settimana di gara per migliorare, e vedere se potesse dare uno sguardo maggiore al mio lato del box. Christian disse che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per farlo. Questo è quanto".

"Volevo migliorare, volevo che funzionasse. Ma Helmut Marko mi ha chiamato mentre ero in vacanza in Spagna dicendomi: 'Ti stiamo per rimandare in Toro Rosso in cambio di Alexander Albon. Non significa che sia la fine della storia con noi. Ma con tutti i rumori e le voci nei media vogliamo solo che vada per il meglio. Ecco com'è andata realmente. Questa è la Formula 1".

"Ero triste, non posso mentire. Ero distrutto per quello. Voglio vincere il titolo mondiale. Chi lo sa quando potrò tornare a guidare una macchina buona come quella? E' davvero durissima fare un passo indietro in questo sport".

"Quando la notizia si sparse, qualche giorno più tardi, Anthoine (Hubert, ndr) mi mandò un messaggio. Dimostra loro che hanno sbagliato. Sii forte, fratello. Stai per mostrare loro che meriti il loro sedile, il sedile di un top team. Dimostra loro che hanno sbagliato".

"La mia tristezza è diventata passione. Sapevo che avrei dovuto affrontare 9 gare in calendario prima della fine. 9 gare per dimostrare che avevano fatto un errore".

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