Formula 1: senza Vettel la Germania diventa orfana di piloti
L'eventuale uscita di Sebastian dalla F1 determinerebbe che nel 2021 non ci saranno germanici nei GP: il fenomeno è nato con Michael Schumacher e ha prodotto dal 2010 sette piloti e cinque mondiali. Ma ora la fonte si è sterilizzata.
Sebastian Vettel, Ferrari
Zak Mauger / Motorsport Images
Stagione 2010. Dei ventisette piloti che prendono parte ad almeno una gara del campionato Mondiale di Formula 1, ben sette sono tedeschi: è il gruppo più numeroso del Circus, formato da ragazzi appartenenti a una generazione cresciuta inseguendo le gesta dell’idolo Michael Schumacher.
Proprio in quella stagione il sette volte campione del Mondo torna in pista in prima persona al volante della Mercedes e si ritrova affiancato dai suoi ‘seguaci’, Sebastian Vettel, Nico Hulkenberg, Nico Rosberg, Timo Glock, Adrian Sutil e Nick Heidfeld.
Dieci anni dopo la situazione è molto diversa e le speranze di vedere al via un rappresentante della scuola tedesca nel prossimo Mondiale sono attaccate alle intenzioni (al momento non chiare) di Sebastian Vettel.
Se Seb deciderà di fermarsi per un anno (o definitivamente) gli organizzatori dei Gran Premi della stagione 2021 saranno certi di non dover utilizzare l’inno tedesco. In una decade è cambiato molto in Germania e, curiosamente, non sono stati dieci anni avari sul fronte dei risultati, anzi.
Dal 2010 al 2019 la metà dei titoli Mondiali piloti sono andati ad un tedesco (4 volte Vettel, una Rosberg) e la Mercedes ha fatto incetta di Mondiali con l’impressionante cifra di dodici allori (6 piloti e 6 Costruttori) dal 2014 al 2019.
In questo contesto stupisce non poco come la Germania rischi di vedere azzerato il suo parco piloti in Formula 1, ma non è un caso. Per quanto si tratti di una nazione che vanta molte delle più grandi Case automobilistiche al mondo, nel 2015 e 2017 (ed al momento anche nel 2020) la Germania non ha ospitato il suo Gran Premio di Formula 1, ed anche in questo caso è stata un’assenza che ha stupito non poco, visto che il Circus ha confermato la sua presenza in Belgio, Austria, Francia e Olanda, paesi confinanti con economie non certo superiori a quella tedesca.
Per dodici anni (dal 1995 al 2006) la Germania ha sempre accolto due gare del Mondiale, affiancando alla tappa nazionale tradizionale, il Gran Premio d’Europa disputato sul circuito del Nurburgring.
Gare da ‘sold-out’, un boom di spettatori, spazi mediatici e sponsor, un movimento che ha fatto breccia tra i giovani riversatisi nei kartodromi, dando il via alla generazione arrivata qualche anno dopo a bussare alle porte della Formula 1.
Poi però è accaduto qualcosa. Nel 2007 i Gran Premi sono tornati ad essere solo uno (che si alterna tra Hockenheim e Nurburgring), poi qualche anno dopo è saltato anche quello.
Progressivamente la Formula 1 ha perso spazio sui media ed il numero di giovanissimi nei kartodromi è iniziato a calare, creando l’effetto che vediamo oggi.
Ma cosa è accaduto? Si è ritirato Schumacher. Anche se successivamente il Kaiser è tornato per tre stagioni al via con la Mercedes, lo Schumacher che ha fatto innamorare una nazione si è fermato al termine del 2006.
Nel frattempo sono arrivati i titoli a raffica di Vettel, l’iride di Rosberg, ma non stata è la stessa cosa.
Gli spettatori sulle tribune sono diminuiti sempre di più e alla fine non è stato possibile garantire le cifre che richiede la Formula 1, quindi niente Gran Premio.
Il movimento si è inceppato nel suo insieme, perché di fatto la Germania più che un innamoramento per la Formula 1 ha vissuto un’infatuazione per Michael Schumacher, capace di rompere il tabù diventando il primo tedesco a vincere un Mondiale di Formula 1, e issandosi successivamente davanti a tutti coloro che lo hanno preceduto nella hall of fame di questo sport. Terminato l’amore è calato drasticamente anche l’interesse per lo sport.
In Gran Bretagna la Formula 1 è seguita a prescindere che ci sia o meno Lewis Hamilton, in Italia accade lo stesso grazie all’amore viscerale per la Ferrari, ma in altri paesi spesso è la storia di un pilota a scatenare l’interesse.
Una dimostrazione in tale senso arriva anche dal boom olandese innescato dalle imprese di Max Verstappen, riuscito a riportare l’Olanda nel calendario Mondiale di Formula 1 dopo ben 35 anni.
E possiamo essere certi che sull’onda emotiva scatenata da Max, tanti ragazzini si avvicineranno al Motorsport, incrementando la possibilità che nel gruppo possa esserci il potenziale professionista che vedremo tra qualche anno bussare alle porte della Formula 1.
Guardando alle spalle della generazione ‘Vettel’, si vede poco all’orizzonte. Ci sono solo tre piloti tedeschi che disputeranno nel 2020 le serie minori internazionali, e curiosamente due di questi sono Mick e David Schumacher, figli rispettivamente di Michael e Ralf. Quel cognome che ad inizio anni ’90 ha dato il via ad un movimento straordinario, è ancora lì, indifferente al calo di intensità dei riflettori. Ci sono mode e passioni, le prime passano, le seconde sono per sempre.
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