Formula 1 perde 104 milioni di dollari nel terzo trimestre
Il consuntivo economico da giugno a settembre evidenzia una perdita sebbene si siano disputate 10 delle 17 gare in calendario. L'assenza del pubblico e il fatto che gli organizzatori e le televisioni abbiano rinegoziato gli accordi per la strana stagione 2020 hanno fatto crollare i guadagni. Le squadre, invece hanno percepito 440 milioni di dollari in premi, una cifra superiore al 2019 per i bonus concessi pr la firma del Patto della Concordia.

La Formula 1 nell’era del COVID-19 non è un grande affare: il reddito dichiarato dalla FOM nel terzo trimestre 2020 indica che c’è stata una perdita di 104 milioni di dollari rispetto allo scorso anno nello stesso periodo.
Il passivo emerge anche se c’è stato un recupero del fatturato rispetto all’inizio dell’anno quando nella prima fase della pandemia l’attività era stata fermato dal lockdown. La Formula 1 ha fatturato 597 milioni di dollari da luglio a settembre, una cifra in calo rispetto ai 633 milioni di dollari del 2019.
La perdita operativa, dunque, è stata di 104 milioni di dollari per il trimestre, mentre l’anno scorso aveva generato un profitto di 32 milioni di dollari.
I proventi che derivano dagli organizzatori dei GP, dai diritti TV e dalle sponsorizzazioni sono computati per trimestre tenendo conto del numero delle gare che si disputano in ciasun periodo.
I consuntivi del secondo trimestre, vale a dire nel periodo che copriva da aprile a giugno, non erano rappresentativi sull’effetto del COVID-19 sul business plan della Formula 1, poiché durante questo periodo non si sono svolti Gran Premi. Il promotore, infatti, ha dichiarato un reddito di soli 24 milioni di dollari per il secondo trimestre, in calo di 620 milioni rispetto al 2020!
E per offrire dati omogenei è giusto ricordare anche che nel terzo trimestre 2020, vale a dire da luglio a settembre, si sono disputate 10 delle 17 gare che sono state messe a calendario, rispetto alle 7 su 21 che si erano corse nello stesso periodo l’anno scorso.
La prima analisi che emerge è che, nonostante si sia registrata una maggiore concentrazione di GP nel periodo in esame, il reddito complessivo è stato nettamente inferiore a quello del 2019.
Le motivazioni sono semplici da trovare: senza pubblico gli organizzatori dei GP non erano in grado di pagare le cifre pattuite nei contratti, ma hanno rinegoziato degli accordi affinché la F1 potesse assicurare un calendario con 17 eventi.
Liberty, infatti, ha spiegato che anche a livello di diritti televisivi e sponsorizzazioni i ricavi sono stati minori di quelli preventivati…
"Il calendario rivisto – dicono i promotori - ha determinato una riduzione sui diritti TV che sono stati modificati una solo per l'anno in corso".
“Anche le proposte di sponsorizzazione sono state limitate a causa dell'annullamento di molte gare e dall’impossibilità di attivare le hospitality per la chiusura del paddock.”
"Sono diminuite anche le altre entrate della F1 a causa della mancata operatività del Paddock Club e ci sono state minori entrate della cancellazione di diversi trasporti delle merci".
La F1, inoltre, non ha programmato la presenza del pubblico nelle restanti gare del 2020.
Le squadre di F1, per contro, hanno ricevuto un riconoscimento di 440 milioni di dollari: si tratta di una cifra in aumento rispetto ai 335 milioni dello scorso anno "…a causa delle commissioni una tantum pagate ai team per la firma del nuovo Patto della Concordia".
I numeri negativi non danno un quadro ottimistico della situazione, ma Chase Carey, CEO uscente della Formula 1, ha voluto sottolineare come la comunità del Circus abbia saputo reagire alla crisi dovuta al COVID-19.
"Siamo orgogliosi - ha detto Carey - del modo in cui tutta la F1 si è riunita per affrontare le sfide e tornare a correre in modo sicuro. Abbiamo visto l'entusiasmo sia dentro che fuori dagli autodromi. Voglio ringraziare tutti: la FIA, i team, i promotori e altri partner che sono stati la chiave del nostro successo".

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Serie | Formula 1 |
Autore | Franco Nugnes |
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