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Analisi

Mercedes: Wolff deve sciogliere i nodi del futuro

La Stella vuola proseguire in F1, ma a quali condizioni? Continuare a vincere spendendo di meno. Toto Wolff prima della partenza deve risolvere alcuni rebus, a cominciare dal suo contratto per arrivare a quelli dei piloti.

Il numero di Valtteri Bottas sulla Mercedes F1 W11

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

C’è un’anomalia nel mercato piloti 2020. Il passato insegna che l’ordine degli accordi che definiscono gli schieramenti della stagione successiva segue quello della classifica di campionato, ovvero i primi a concludere le trattative sono i top-team.

A seguire arrivano le conferme da parte delle squadre di metà griglia, per terminare poi nelle ultime file con i contratti che non di rado vengono definiti in autunno inoltrato.

Ferrari, McLaren e Red Bull hanno rispettato la tradizione, ma all’appello manca Mercedes. E non parliamo solo di un pilota, ma di entrambi i driver e del team principal.

Il tutto condito con indiscrezioni di carattere interrogativo sulla volontà del gruppo Daimler di proseguire la sua avventura in Formula 1, rumor che ciclicamente tornano a galla e altrettanto ciclicamente vengono smentiti.

Che succede sull’asse Brackley-Stoccarda?

I top-team non amano dover agire in un contesto d’emergenza e pianificano le loro attività con grande anticipo cautelandosi contro sorprese dell’ultima ora. Non che manchi il tempo per programmare al meglio la stagione 2021, ma tra un mese saremo in estate e nel team campione del mondo mancano ancora conferme in ruoli strategici.

Ad incuriosire maggiormente è il protrarsi della firma di Toto Wolff, il quale dall’inizio del lockdown ha fatto notizia solo per l’acquisto di un pacchetto azionario della Aston Martin, controllata dall’amico Lawrence Stroll.

Per il resto negli ultimi due mesi c’è stato un lungo silenzio interrotto solo questa settimana.
“Sono entrano in Formula 1 nel 2009 legandomi alla Williams – ha spiegato Wolff in un’intervista a ESPN - e non ho mai visto così tanto opportunismo e manipolazione come in questo periodo, gli argomenti sportivi sono diventati secondari".

"In queste settimane ho imparato molto su diverse persone, e per quanto sapessi già che questo è un ambiente altamente politico nel quale tutti cercano di trarne vantaggi personali, direi che in questi ultimi sei mesi si è andati oltre, lo definirei un periodo tra i più politici in assoluto”.

Il messaggio è chiaro: in un momento in cui i motori sono spenti, Wolff ha deciso di spegnere anche i microfoni, lasciando il palcoscenico ad altri ‘colleghi’.
“Ho visto tanta gente che ha sentito la necessità di parlare – ha confermato il team principal della Mercedes – ma alla fine tutto tornerà come deve essere, e a parlare sarà la pista. Quando si tornerà a correre di cazzate (dice proprio così…) non ce ne saranno più, e tutte le interviste e le opinioni diventeranno di colpo irrilevanti”.
Concetto sacrosanto in un messaggio un po' cifrato.

Il COVID-19 ha posticipato tante trattative

Resta però tanta curiosità sul futuro di Wolff. Non c’è un caso Toto, ma il lockdown è stato un momento in cui molto probabilmente si sono discusse le strategie Mercedes nel lungo periodo.

In una Formula 1 che sta ridefinendo molti suoi aspetti (budget cap, regolamenti tecnici, Concorde agreement) il quadro complessivo è tutt’altro che definito ed è ragionevole ipotizzare che prima di prendere accordi sul lungo periodo sia il fronte Wolff, che quello Mercedes, vogliano vederci chiaro.

Lo scorso mese di marzo Markus Schäfer (membro del consiglio di amministrazione di Daimler AG) ha annunciato insieme a Wolff il piano commerciale e sostenibile del gruppo che coinvolgerà anche le squadre Mercedes Formula 1 e Formula E, un progetto nel lungo periodo che si sposa male con un eventuale decisione di un disimpegno.

Ma ovviamente la ‘spending review’ non ha risparmiato nessuno, neanche il team campione del Mondo, ed in un futuro ormai dietro l’angolo le strutture di Brackley e Brixworth dovranno camminare con le loro gambe, senza poter contare su aiuti finanziari dalla Casa madre. Un cambiamento non semplice, con tanti punti da ridefinire che stanno impattando su tanti aspetti, incluse le tempistiche degli accordi.

Hamilton e Bottas, situazioni differenti

Se il futuro di Toto Wolff in Mercedes (e della stessa Mercedes in Formula 1) non sembrano essere in dubbio, più complessa è la situazione legata ai piloti.

Un punto fermo in realtà c’è, ed è ovviamente Lewis Hamilton. Per il sei volte campione del Mondo il terzo rinnovo di contratto con la Mercedes è scontato, ma per la prima volta da quando nel 2012 ha sposato la squadra, è molto probabile che non riuscirà ad ottenere un miglioramento delle condizioni economiche.

A giocare a sfavore di Hamilton è stato il timing: se Lewis avesse rinnovato prima della pandemia probabilmente avrebbe ottenuto un ritocco di ingaggio, ma il protrarsi della trattativa questa volta non ha giocato a suo favore.

Tra gli addetti ai lavori c’è chi sussurra che Hamilton non stia solo negoziando le condizioni economiche, ma anche prendendo tempo in attesa di avere la certezza della firma di Wolff.

Non sorprende, visto che la coppia è decisamente consolidata e, soprattutto, per Lewis la presenza di Toto è cruciale per proseguire la sua avventura in Mercedes senza salti nel buio.

Estate calda per Valtteri

Diverso è invece il discorso che riguarda Bottas. Se nel caso di Hamilton la permanenza nel team è data per scontata, per quanto riguarda il finlandese la presenza nei programmi 2021 della squadra è un grande punto interrogativo.

Mercedes vuole rimandare la decisione al mese di agosto, quando ci saranno i riscontri delle prime quattro gare del 2020, ma sembra un piano per non accompagnare Bottas alla porta e costringerlo (eventualmente) ad accollarsi il ruolo di chi è costretto a dire addio.

Il problema per Valtteri è il rischio di ritrovarsi in piena estate con il cerino in mano, ovvero con la Mercedes che potrebbe salutarlo ed un mercato con pochissime opportunità.

Oggi per il finlandese la prima alternativa sarebbe la Renault, squadra che dopo l’addio di Daniel Ricciardo ha una lista di pretendenti decisamente corposa.

Ovviamente per Bottas passare da Mercedes a Renault non sarebbe un affare in termini tecnici, ma se diventasse una necessità sarebbe l’unica chance in grado di garantirgli un contratto importante ed una durata biennale, condizione quest’ultima, che Valtteri non ha mai avuto in tutta la sua carriera nel motorsport.

Ma se Renault dovesse definire una scadenza per ottenere una risposta (c’è chi sostiene che lo abbia già fatto) l’estate di Bottas diventerebbe molto calda, con il rischio di ritrovarsi fuori dalla Mercedes e con la Renault già al completo.

Una prospettiva da incubo per Bottas, che per restare in Formula 1 si ritroverebbe (forse…) con opportunità in Racing Point o Alfa Romeo.

Russell giustifica gli investimenti ‘junior’

Mercedes può invece attendere senza alcun problema, visto che l’eventuale sostituzione del finlandese è già in casa e si chiama George Russell. Sotto molti aspetti la squadra non ha motivo di sostituire Bottas, visto il buon rendimento che ha sempre assicurato in termini di punti per la classifica Costruttori e il buon rapporto con Hamilton, che non ha motivi per festeggiare la partenza di Valtteri.

Ma c’è un’altra situazione che preme su Wolff. Da diversi anni la Mercedes investe su giovani talenti, ma di fatto nessun pilota del programma ‘junior’ è mai approdato nel team ufficiale.

Le carriere dei giovani hanno un costo elevato, sia nelle serie minori che nel supporto sotto forma di power unit garantito negli anni a Williams e Force India (che hanno accolto Russell e Esteban Ocon) e senza risultati, ovvero l’approdo di un proprio pilota junior nel team ufficiale, diventa una spesa sempre più difficile da giustificare.

La promozione nel team Mercedes di Russell confermerebbe quanto fatto da Leclerc in casa Ferrari e da Verstappen (e molti altri) in Red Bull, ovvero che la filiera funziona e porta risultati tangibili.

L’unica piccola chance su cui può sperare Bottas è che la mancanza di attività in pista nella prima metà del 2020 non ha giocato a favore di Russell, e potrebbe essere messa sul tavolo la motivazione di garantire all’inglese un anno in più d’esperienza per prepararsi al meglio al grande salto.

Ma è una visione che stride con quanto abbiamo visto fare da Norris, Leclerc, Albon e Verstappen, tutti piloti che prima della Formula 1 non hanno fatto nulla più di Russell, ma al contrario dell’attuale pilota Williams sono stati promossi subito nel team ufficiale confermandosi all’altezza della situazione.

Ecco perché sarà difficile per Mercedes mantenere la line-up che nelle ultime quattro stagioni ha fatto incetta di Mondiali.

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