La
Proton, Casa automobilistica malese proprietaria del
Group Lotus, sta cercando un modo per terminare la querelle legata al nome del
Team Lotus di Tony Fernandes al di fuori delle aule di tribunale e possibilmente in maniera rapida.
Il problema è ormai noto: nonostante l'ingresso in
Formula 1 del
Group Lotus, che è andato ad appoggiare la
Renault F1, Fernandes si rifiuta di cambiare nome al proprio team, ritenendo di averne acquisito i diritti da
David Hunt, fratello dell'ex campione del mondo che se ne era impossessato negli anni '90 dopo il fallimento del team di
Colin Chapman.
Per provare a mettere una pezza a questa situazione e creare confusione su quale sia la "vera"
Lotus, la
Proton ha provato a fare un'offerta di 10 milioni di dollari a
Fernandes per tenere la cosa fuori dai tribunali, ma questa cifra è stata ritenuta troppo bassa dal manager malese.
In un comunicato stampa diffuso oggi, la
Proton infatti rivela che le richieste di
Fernandes si aggirerebbero su una cifra compresa tra i 35 ed i 60 milioni di dollari, in quanto quest'ultimo considera anche tanti altri fattori esterni oltre alla cessione del nome.
Tra questi indica lo sviluppo di un nuovo marchio, il rischio di perdere qualche sponsorizzazione e l'obbligo di ritirare e dover riprodurre tutto il merchandising della squadra. Dal canto suo, la
Proton però ha fatto capire di non avere alcuna intenzione di pagare niente di più che la cessione del nome.
Se le premesse sono queste, viene veramente difficile immaginare una soluzione pacifica della vicenda...
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