Ferrari segreta: ecco perché la SF71H nuda è un vero capolavoro
I tecnici del Cavallino hanno cambiato la disposizione degi accessori della power unit per creare un retrotreno della SF71H estremo: i radiatori sono impaccati in quattro file, mentre il 6 cilndri è "vestito" e il cambio in carbonio è strettissimo.
Ferrari SF71H, dettaglio del motore
Giorgio Piola
F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola
Giorgio Piola è l’esperto di tecnica di Formula 1 che segue i Gran Premi dal 1964. Il giornalista italiano è considerato il più autorevole divulgatore dei segreti delle monoposto: i suoi disegni e le animazioni permettono di scoprire le novità introdotte dai team ai Gp.
Ecco una splendida immagine della Ferrari “nuda” nel retrotreno. La fotografia di Giorgio Piola colta nel box del Bahrain ci permette di analizzare come i tecnici diretti da Mattia Binotto siano riusciti a fare un importante lavoro perché la power unit 062 EVO venisse integrata al meglio nella SF71H.
Il diverso packaging degli accessori e la diversa disposizione di molti elementi testimoniano come questa monoposto rappresenti un taglio netto con la vettura progenitrice, la pur gloriosa SF70H, capace ci cinque vittorie nella stagione 2017, sotto.
Il primo aspetto che balza all’occhio è certamente la disposizione dei radiatori per il raffreddamento della power unit. L’anno scorso il chief designare Simone Resta aveva diviso i pacchi radianti montandoli a freccia con la punta verso il retrotreno, mentre sulla SF71H ha cambiato la disposizione sistemandoli davanti agli scarichi in posizione quasi verticale.
L’aspetto innovativo è dato dal fatto che sono stati impaccati almeno quattro elementi uno davanti all’altro seguendo un ordine dato dalle necessità di raffreddamento: davanti sono stati messi quelli con una maggiore esigenza di scambio termico e più indietro quelli che si possono concedere temperature più elevate, come il circuito dell’acqua del 6 cilindri che può arrivare a funzionare fino a quasi 125 gradi con un impianto che è messo in pressione.
I ferraristi si sono cimentati in un esercizio particolarmente complicato nel tentativo di limitare al minimo la larghezza delle pance, onde consentire una zona Coca Cola molto grande a vantaggio dell’aerodinamica.
Il motore 6 cilindri, invece, è totalmente “vestito” da una carenatura che copre ogni parte meccanica. Le ragioni sono essenzialmente due: non disperdere calore da far arrivare alla MGU-H, il motore elettrico che trasforma l’energia termica in energia elettrica (si notino gli scarichi che sono “incerottati” da speciali materiali che non fanno disperdere le alte temperature generate dai gas di scarico, con punte fino a quasi 700 gradi) e permettere di estrarre l’aria calda con una buona fluidodinamica all’interno delle pance, in modo da dover fare ricorso a sfoghi meno grandi in coda.
La fotografia mette in risalto anche il nuovo cambio in carbonio che è una sorta di capolavoro per quanto la scatola sia stretta proprio per favorire lo studio aerodinamico: sul fondo, infatti, si può notare chiaramente il “canale” che è stato scavato per aumentare la portata del flusso verso la parte centrale dell’estrattore.
Con l’allungamento del passo della SF71H stimato in meno di 100 mm rispetto al 2017, si sono potute allontanare le parti meccaniche dalla zona più nevralgica del fondo, consentendo che sia il corpo vettura a creare più carico aerodinamico, evitando che i ferraristi debbano caricare troppo l’incidenza delle ali che, invece, costa molto in resistenza all’avanzamento.
Alla speed trap le Rosse sono risultate più veloci rispetto alle Mercedes: Kimi Raikkonen ha raggiunto i 327,1 km/h contro i 325,3 km/h di Lewis Hamilton, segno che c’è stata una netta inversione di tendenza rispetto allo scorso anno.
La Rossa, finora, non ha ancora raggiunto il miglior bilanciamento aerodinamico: in Cina debutterà un nuovo fondo che dovrebbe rendere ancora più stabile la SF71H. Per ovviare al problema emerso già nei test invernali, in Australia c’era un tirante sul fondo che è stato ulteriormente cambiato per il Sakhir.
Sempre sul fondo, ma questa volta sul bordo d’uscita esterno, si vedono gli ormai tradizionali quattro soffiaggi che non sono affatto allineati fra di loro, ma hanno angoli diversi (maggiori verso l’anteriore) e un archetto laterale che si protende fino alla fine.
La Ferrari sta lavorando sodo affinché l’effetto del “tyre squirt”, vale a dire la deformazione della spalla delle gomme schiacciate verso il basso dal carico in piena velocità o dalle forze laterali che agiscono in curva o dalle protuberanze dei cordoli, possano generare dei vortici negativi.
La sospensione posteriore con schema pull rod evidenzia gli attacchi dei due trangoli alla scatola del cambio in compositi: sul lato ruota si nota l’imperante bracket che sporge dal porta mozzo, ma i telaisti del Cavallino non hanno estremizzato il concetto della Mercedes che hanno alzato molto il triangolo superiore.
Lo scarico centrale passa fra due piloni che reggono l’ala, mentre i terminali più piccoli che escono dalla wastegate girano all’esterno dei supporti.
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