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Ferrari: quegli errori veniali di Vettel che diventano... terribili

Sebastian paga con tre posizioni in griglia nel GP degli Stati Uniti non aver rallentato con la bandiera rossa esposta e la Ferrari scopre che in condizioni da bagnato non è affatto competitiva. Il weekend di Austin non poteva cominciare peggio, ma a Maranello restano ottimisti.

Sebastian Vettel, Ferrari SF71H

Sebastian Vettel, Ferrari SF71H

Jerry Andre / Motorsport Images

Kimi Raikkonen, Ferrari SF71H
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
Sebastian Vettel, Ferrari e Jock Clear, Chief Engineer Ferrari, ritornano dall'ufficio degli steward dopo le FP1
Kimi Raikkonen, Ferrari
Kimi Raikkonen, Ferrari con il suo preparatore Mark Arnall
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF71H
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H, in pit lane durante le prove
Sebastian Vettel, Ferrari

Un venerdì che complessivamente ha detto molto poco a causa delle condizioni di una pista a cui la pioggia non ha concesso tregua, in realtà qualche verdetto lo ha emesso, soprattutto in direzione Ferrari.

Il primo è sul fronte tecnico, il secondo riguarda Sebastian Vettel. La SF71H, aggiornata con le ultime evoluzioni aerodinamiche del 2018, era molto attesa alla viglia della trasferta di Austin.

Purtroppo la Ferrari non ha potuto verificare la bontà delle nuove soluzioni a causa della pioggia che ha condizionato l’intera giornata di venerdì. Soprattutto non è stato possibile completare il programma che prevedeva prove comparative tra il vecchio ed il nuovo fondo, a causa delle altezze maggiori che prevede il setup da bagnato.

Ma se le valutazioni in condizioni di pista asciutta sono rinviate, i riscontri arrivati in condizioni di asfalto bagnato non sono stati incoraggianti per il box del Cavallino.

Entrambe le Ferrari hanno mediamente girato più dei rivali diretti, completando un buon numero di giri, al termine dei quali è arrivato il verdetto di Vettel:
“È emerso in modo chiaro che non in queste condizioni non siamo competitivi”.

A rendere poco performanti le due monoposto del Cavallino è stata un’evidente mancanza di grip, la cui causa è molto probabilmente legata ad un carico aerodinamico non ideale.

Non è un problema da poco. Il gap tra le due Ferrari e la Mercedes di Lewis Hamilton è stato talmente ampio da far pensare a programmi di lavoro drasticamente diversi, ipotesi poi smentita dalle dichiarazioni di Vettel al termine della sessione FP2.

È vero che sia Raikkonen che Vettel hanno completato molto più giri di Hamilton, ed il carico di benzina è stato ovviamente diverso, così come sulla performance dei due ferraristi hanno influito gli pneumatici ormai al termine del loro ciclo di vita utilizzati in FP2. Ma cinque secondi di margine sono comunque parecchi, soprattutto se il feeling della mancanza di performance arriva dai due piloti.

Il problema sarà affrontato nella notte di Austin, ma c’è una possibilità che le qualifiche (e soprattutto la gara) si possano disputare in condizioni di pista asciutta. Visti i risconti arrivati in condizioni di pista bagnata, sarebbe una buona notizia per il box del Cavallino. C’è però un altro ostacolo imprevisto nel weekend statunitense della Ferrari, ed è la penalità di tre posizioni che Sebastian Vettel dovrà scontare sulla griglia di partenza di domenica.

Era già accaduto in Austria (ed in quel caso partire dalla sesta posizione costò a Seb la lotta per la vittoria) e si ripeterà domani al via del Gran Premio degli Stati Uniti. Presa singolarmente è una sbavatura che può anche capitare, ma la ‘macchia’ si aggiunge ad un ruolino di marcia che non può non preoccupare.

Il rispetto del regime in bandiera rossa è anche un po' scervellotico (il delta time da rispettare è calcolato con la stessa percentuale su asciutto e bagnato) ma è anche vero che dei venti piloti in pista solo Vettel è incappato nella penalità, ed è la terza volta in questa stagione che il tedesco subisce una sanzione dal collegio dei commissari sportivi.

La rincorsa mondiale di Vettel e della Ferrari era già compromessa prima dell’arrivo ad Austin, ma se Seb e Lewis fossero stati ancora in bagarre per la volata finale, sbavature come queste avrebbero avuto un peso specifico enorme.

La delusione arrivata insieme alla consapevolezza di aver visto sfumare un Mondiale che per cinque mesi è sembrato alla portata, ha probabilmente il suo peso sullo stato d’animo di Seb. L’incapacità di rassegnarsi ad un verdetto già scritto (una dote se parliamo di uno sportivo) ha portato Vettel in più occasioni ad andare oltre il limite, creando uno scenario che stride molto con quello che si vive nel box adiacente a quello della Ferrari.

Sarebbe ingiusto posare la croce di una stagione dall’epilogo amaro soo sulle spalle di Seb, perché anche la Ferrari ha le sue colpe, ma l’episodio accaduto ieri conferma una fragilità che colpisce.

Quattro titoli Mondiali sono tanti, tantissimi, e meritano rispetto. Questo però non esenta Vettel dall’essere criticato per gli errori commessi durante la stagione 2018, che sono molti, anzi, troppi per chi ha come obiettivo il Mondiale. Occultare questo aspetto non fa bene alla Ferrari e soprattutto non fa bene a Vettel.

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