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Analisi

Ferrari, quali sono le prospettive di crescita nel 2021?

La squadra di Maranello deve invertire la tendenza dopo una stagione pessima che l'ha vista precipitare al sesto posto nella classifica Costruttori, ripetendo il disatro del 1980 con la 312 T5 di Villeneuve e Scheckter. Ma Forghieri 40 anni fa aveva pronta la 126 C che rilanciò il Cavallino grazie al turbo, mentre adesso la Scuderia deve fare i conti con una SF21 che è solo un'evoluzione della deludente SF1000.

Charles Leclerc, Ferrari SF1000

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

Il monito di John Elkann deve far riflettere. Il presidente della Ferrari commentando gli eccellenti risultati industriali del Cavallino, non ha usato lo stesso entusiasmo parlando della Formula 1: “Non siamo soddisfatti dei nostri risultati attuali in Formula 1. Dobbiamo ripartire da questa dolorosa realtà sia per noi stessi sia per i nostri tifosi, concentrandoci sulle nostre priorità per tornare competitivi e vincere. Un grande passato non vuol dire per forza un grande presente e un grande futuro. Dobbiamo ricominciare con umiltà”.

La fotografia inquadra il momento particolarmente difficile della Scuderia caduta al sesto posto nella classifica del mondiale Costruttori, precipitando a un piazzamento che non si registrava da 40 anni. Ma nel 1980 era chiaro che la squadra del Cavallino fosse in una fase di transizione, per quanto delicata.

Gilles Villeneuve, Ferrari 312T5

Gilles Villeneuve, Ferrari 312T5

Photo by: Motorsport Images

La 312 T5 non era competitiva: a livello motoristico la Renault stava affermando il turbo. Due successi di Arnoux e uno di Jabouille dimostravano che quella del sovralimentato era la strada da percorrere nel futuro, tanto più che gli ingombri laterali del 12 cilindri piatto certo non favorivano lo sviluppo delle monoposto a effetto suolo. Ed era anche il momento di abbandonare il telaio in traliccio di tubi per passare a una più moderna monoscocca.

Insomma alla Gestione Sportiva si aspettava il debutto della 126 C sulla pista di Fiorano, la Rossa del… cambiamento. Anche perché l’evoluzione della monoposto campione del mondo 1979 non poteva reggere il confronto con Brabham, Renault e Ligier e, in particolare, con la Williams che disponeva di un’efficienza aerodinamica molto elevata grazie all’effetto suolo.

“Tomaini – ricordava Forghieri – ebbe l’ingrato compito di alleggerire il sistema che faceva funzionare le minigonne, vale a dire le paratie laterali che sigillavano le fiancate all’asfalto, creando dei condotti Venturi che generavo una forte carica aerodinamica”.

Jody Scheckter sulla Ferrari 312 T5 con  Mauro Forghieri, al GP del Brasile del 1980

Jody Scheckter sulla Ferrari 312 T5 con Mauro Forghieri, al GP del Brasile del 1980

Photo by: Motorsport Images

Il guadagno in termini di peso fu di circa 30 kg: “Con l’effetto suolo eravamo in grande ritardo sulla concorrenza – ha ammesso Tomaini -  noi usavamo ancora un sistema complicatissimo con delle molle che spingevano le minigonne verso il suolo. Peccato che con l’aumentare del carico queste bandelle alleggerite si piegassero e puntualmente finiva che s’inchiodavano nelle guide”.

La 312 T5 era una monoposto molto difficile da guidare, con un comportamento spesso mutevole da un giro all’altro. “E dire che per migliorare l’aerodinamica – conclude Tomaini – erano stati persino ridotti gli ingombri del motore per favorire la forma ad ala delle pance: le nuove teste del 12 cilindri risultavano quattro centimetri più strette”.

Tutti sforzi inutili, la Rossa di Gilles Villeneuve e Jody Scheckter aveva difetti che non si potevano correggere in corsa, ricordando quanto è successo nel 2020 con la SF1000.

Gilles Villeneuve, Ferrari, Jody Scheckter, Ferrari, al GP del Brasile del 1980

Gilles Villeneuve, Ferrari, Jody Scheckter, Ferrari, al GP del Brasile del 1980

Photo by: David Phipps

Il canadese cercò di metterci del suo per colmare con il coraggio le oggettive carenze tecniche, mentre Jody, appagato dal titolo mondiale, decise di non prendere rischi inutili, tanto che il suo rendimento divenne imbarazzante e il Sudafricano annunciò il ritiro dalle competizioni per fine stagione.

Ma a Maranello sapevano che stava arrivando la svolta con la 126 C e la sofferenza si sarebbe trasformata in grande aspettativa per il 1981. Lo scenario odierno, invece, ci mostra un quadro totalmente diverso: la SF21 sarà una monoposto con lo stesso telaio della SF1000.

L'ssetto Rake della Ferrari SF1000

L'ssetto Rake della Ferrari SF1000

Photo by: Giorgio Piola

Il congelamento delle regole voluto dalla FIA per “raffreddare” i costi durante la pandemia, impediscono interventi strutturali. I tecnici diretti da Enrico Cardile sono intervenuti sul retrotreno, adottando una nuova trasmissione che consentirà l’adozione di una sospensione posteriore nuova e, in generale, un retrotreno più stretto.

La speranza è di recuperare con il corpo vettura un po’ del carico che si perderà per effetto dei tagli all’aerodinamica. Il fondo avrà una parte della superficie tagliata e saranno vietati gli slot che caratterizzavano le F1 dello scorso anno, così come le paratie verticali sotto all’estrattore dovranno essere alzate di 50 mm dal piano di riferimento.

Le indiscrezioni che arrivano dalla Mercedes dicono che a Brackley hanno recuperato il 10% di downforce che si sarebbe perso con le nuove regole. E a Maranello dove sono arrivati? Charles Leclerc e Carlos Sainz potranno contare su una power unit più potente (si parla di una trentina di cavalli) che non basterà a chiudere il gap di potenza dal motore della Stella.

Charles Leclerc, Ferrari SF1000 in Portogallo con le gomme Pirelli 2021

Charles Leclerc, Ferrari SF1000 in Portogallo con le gomme Pirelli 2021

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Nella Gestione Sportiva quanto hanno capito sulla gestione delle nuove gomme Pirelli, con una costruzione più resistente e con il profilo di quelle anteriori di disegno diverso che impatta sui vortici generati dall’ala anteriore?

Lo staff tecnico è rimasto lo stesso che ha toppato la SF1000: Mattia Binotto ha dato agli ingegneri un’opportunità per riscattarsi, ma la risalita non sarà facile perché la McLaren, terza l’anno scorso, potrà contare sulla PU Mercedes e l’ingaggio di Daniel Ricciardo, mentre la Red Bull finalmente avrà una squadra con due punte, visto che a Max Verstappen è stato affiancato Sergio Perez.

Salire sul podio per la Rossa, quindi, sarà più difficile anche se la Ferrari dovesse rivelarsi come terza forza. Quale sarà lo stato di forma della SF21 lo si capirà già nei test in Bahrain e gli sviluppi saranno programmati solo se i risultati saranno in linea con le aspettative, altrimenti tempo e risorse (c’è il budget cap) saranno destinati alla monoposto a effetto suolo del 2022.

Ma quando il presidente ha chiosato che “Un grande passato non vuol dire per forza un grande presente e un grande futuro”, metteva le mani avanti per il prossimo anno o auspicava un cambio di marcia nel Reparto Corse? Non basta l’umiltà di chi si è abituato a perdere per risalire la china. Forse ci vogliono facce nuove e idee fresche…

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