Ferrari: perché il futuro di Vettel gira intorno al punto fermo che è Leclerc?
La squadra del Cavallino ha un accordo blindato con il giovane pilota monegasco e ha un contratto che lega Sebastian fino al 2020. In teoria a Maranello hanno un futuro definito, anche se c'è chi pensa che il destino del tedesco e le sue scelte saranno decise dai risultati dei prossini GP.
Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images
L’imprevisto non è impossibile, altrimenti non si chiamerebbe così. È una circostanza che si reputa scarsamente probabile, ma ci sono contesti in cui non ci si può permettere lasciare nulla al caso. In Formula 1 questo approccio è parte integrante di tante attività, e non stupisce più di tanto visto che si tratta di un mondo altamente tecnologico.
Il metodo però non ferma solo agli aspetti tecnici, ma è parte integrante della filosofia delle squadre e soprattutto dei top-team. La regola vale anche per il mercato piloti, contesto in cui è vietato essere colti alla sprovvista, ed ecco perché anche quando tutto sembra destinato a restare com’è, tutto in realtà si muove.
Il mercato piloti dei top-team 2019 vive questa situazione. Nei posti che contano, ovvero Mercedes, Ferrari e Red Bull, solo due sedili sono in attesa di conferma in vista della prossima stagione: Valtteri Bottas, che da quando è approdato in Mercedes ha sempre ottenuto un rinnovo di un solo anno, e Pierre Gasly, impegnato a convincere Helmut Marko di valere la scommessa fatta dal manager austriaco.
La storia della Formula 1, senza andare troppo indietro nel tempo, ci insegna però che non sempre i contratti garantiscono la certezza di un rapporto. Basti pensare al 2014, quando si consumò il divorzio tra Fernando Alonso e la Ferrari, un terremoto che innescò l’arrivo di Sebastian Vettel a Maranello e la promozione di Daniil Kvyat al suo posto in Red Bull.
Una scossa meno tumultuosa c’è stata anche a fine 2016, con il ritiro shock del campione del Mondo, Nico Rosberg, che costrinse la Mercedes (colta di sorpresa) a ricorrere ai ripari nei primi giorni di dicembre chiamando Bottas, di cui già deteneva il ‘cartellino’.
L’imperativo è sempre e solo uno: avere la contromossa pronta in caso di necessità, ed è per questo che lontano (molto lontano) dai riflettori, qualcosa si muove sempre. Basta un indizio per creare un contesto, a volte con un fondo di verità, a volte a favore di qualcuno, a volte di pura fantasia.
Nella giornata di ieri alcuni media hanno ripreso l’indiscrezione di un giornalista britannico secondo il quale Vettel starebbe considerando la possibilità di salutare la Formula 1 a fine stagione, e trattandosi del tandem Ferrari-Vettel, la notizia è ovviamente girata.
È impossibile (questa volta lo è davvero) che i diretti interessati dicano qualcosa in merito. Ciò che è meno impossibile, è che a Maranello sia pronta una contromossa qualora si confermasse un imprevisto, poco probabile, ma non impossibile.
Il punto fermo della Ferrari è di fatto Charles Leclerc, vincolato al Cavallino nel lungo periodo, e deciso a costruirsi una carriera che di fatto è solo agli inizi. Una situazione diversa da quella di Vettel, ed è qui che ci sono gli ingredienti per una storia poco probabile, ma non impossibile. Perché Seb una carriera prestigiosa ce l’ha già, e per il quinto anno consecutivo sta riprendendo forma uno scenario a lui già ben noto.
Vettel è molto legato alla Ferrari, e darebbe tutto per lasciare un segno profondo nella storia del Cavallino, un percorso che Seb conosce molto bene essendosi nutrito per anni con letture sulla storia della Formula 1. Ma il Mondiale continua per tanti e differenti motivi a sfuggirgli di mano, un inseguimento assillante che qualche traccia di logorio inevitabilmente finisce per lasciarla. C’è però un aspetto nuovo nel 2019 di Vettel, ed è il confronto interno con il giovane compagno di squadra.
Dopo quattro stagioni in cui la convivenza con Raikkonen è proseguita su gerarchie ben chiare (dettate dalla pista), quest’anno l’aria è diversa. I numeri sono tutti a favore di Seb: 25 punti di vantaggio in classifica, 3 podi contro 1, 5 a 1 in qualifica, anche se qui le variabili sono state molte, e l’unica pole conquistata dal team è stata portata a casa da Leclerc.
Oltre all’aritmetico c’è però anche il percepito, una sensazione che nessuno sa fiutare come un pilota. Leclerc finora ha pagato dazio ad errori suoi e del team, e chi sbaglia paga con punti, podi e vittorie lasciate per strada.
Ma un pilota, e ancora di più un campione del Mondo, capisce in anticipo la direzione del vento, ed è probabilmente per questo motivo che Vettel al termine del Gran Premio di Monaco non era poi così contento per una piazza d’onore (il miglior piazzamento fin qui ottenuto dalla Ferrari nel campionato in corso) comunque positiva.
Forse nella testa di Seb non ci sono solo i dubbi legati alla competitività della SF90, ma qualcosa in più, domande di portata maggiore rispetto ad una classifica del Mondiale che non è quella sperata ad inizio anno.
Le domande cercano risposte, e i verdetti che arriveranno dalle prossime gare potrebbero far chiarezza su una situazione complessa. Se Vettel ritroverà la via del successo lo scenario cambierà a suo favore, anche se le vittorie non dovessero confermarsi sufficienti a riaprire speranze Mondiali in una classifica difficile.
Si ricreerà l’habitat in cui ha vissuto i suoi primi quattro anni in rosso, dove era pur sempre il leader, anche se nel team numero due. Se invece la ruota girasse a favore di Leclerc, allora lo scenario diventerebbe inedito, e davanti a nuove situazioni non è impossibile (ma sempre poco probabile) che possano arrivare anche nuove scelte.
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