Ferrari: ora bisogna aiutare Vettel a non sprofondare nella crisi
L'incidente alla prima curva di Vettel testimonia come il tedesco si giochi tutte le carte per salire sul podio al via, nella consapevolezza di voler andare oltre i limiti della SF16-H. Ma così la Ferrari perde la sua punta di diamante...
Foto di: XPB Images
Che la SF16-H sia una monoposto che non rappresenta l’arma migliore qualora l’obiettivo sia quello di puntare a vincere gare e lottare per il titolo è cosa nota. Ripeterlo non serve. Ma nel 2016 della Ferrari qualche dubbio inizia a sorgere anche sul rendimento di Sebastian Vettel.
Il Mondiale di Seb sta registrando sempre più episodi di sofferenza, e lo stato di forma di dodici mesi fa inizia a diventare un paragone scomodo. Quando al termine del Mondiale mancano cinque gare, i numeri dipingono un contesto davvero imprevedibile alla vigilia di questa stagione.
Dopo 15 Gran Premi lo scorso anno Vettel vantava 251 punti, oggi 153. E fin qui si potrebbe anche giustificare il tutto (ed in effetti è un motivo valido) con la differenza di competitività tra la vettura 2015 e quella di quest’anno. Se non fosse, però, che Kimi Raikkonen nella stessa graduatoria è passato dai 123 punti dello scorso anno, agli attuali 160.
Sul Mondiale 2016 di Vettel pesa la rottura del motore in Bahrain, la tamponata subita da Kvyat in Russia, ed il pneumatico esploso in Austria. Ma non solo. Ci sono anche una serie di errori che da un pilota della sua caratura non ti aspetti.
Quella vista al via del Gran Premio di Sepang è una sbavatura banale e critica allo stesso tempo. Un “lungo” in frenata non è un peccato mortale, ovviamente, ma è arrivato con l’approccio di chi è sembrato voler provare la staccata del weekend.
“Do or die”, dicono gli inglesi, o la va o la spacca. E questo alla classifica non fa bene. Può essere un approccio figlio della certezza che o si passa al via o non si passa più, del non volersi rassegnare ad una situazione tecnica che non è delle migliori, ma la posta in gioco non vale il rischio di un ritiro alla prima curva.
“Sono partito bene e poi mi sono trovato fianco a fianco con Max – ha spigato Vettel - eravamo entrambi in lotta alla prima curva e Nico, davanti, ha girato verso l'interno scegliendo la traiettoria, com'è giusto e in suo pieno diritto. A quel punto, con la velocità che avevo, non potevo rallentare e sono stato spinto da Max sulla destra. Ho fatto del mio meglio in frenata, ma non sono riuscito ad evitare l'impatto. E' stata una sfortunata reazione a catena che ha rovinato sia la mia gara che quella di Nico. Non posso far altro che chiedergli scusa, perchè l'incidente non ha niente a che fare con la sua posizione in quel momento”.
L’eleganza di Vettel non è in discussione, e forse il collegio dei commissari sportivi avrebbe potuto chiudere l’episodio incriminato lasciando la parola alla pista, senza la penalità che condizionerà la griglia di partenza di Seb a Suzuka. Ma non è tanto questo a far sorgere degli interrogativi, quanto un pilota che nelle vesti di cacciatore sembra più in difficoltà rispetto a quando indossa i panni della lepre.
Oggi c’è solo da stringere i denti, e provare a fare quel compito che Raikkonen sta svolgendo meglio. Altrimenti si complicano ulteriormente le cose, gettando al vento possibili chance che possono sempre arrivare, e che finora ha colto sempre la Red Bull.
Seb il trascinatore, che lo scorso anno è stato il fulcro attorno al quale ha preso forma il ritorno al successo del Cavallino, adesso ha probabilmente bisogno lui stesso di essere aiutato dalla squadra. Si può, e si deve, correre anche per una quarta posizione.
Certo, scoccia non poco vedere avversari (che un tempo venivano anche doppiati) frequentare assiduamente quel podio che Vettel ha visto una sola volta nelle ultime otto gare. Può essere duro, ma anche ai campioni (e Vettel lo è) a volte è chiesto di fare un lavoro meno appariscente, ma comunque sempre redditizio.
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