Ferrari: la "follia" di non puntare alla qualifica con ali più cariche
La squadra del Cavalllino ha scelto un assetto che salvaguardasse le gomme in gara e ha rinunciato all'idea di attaccare le Mercedes in qualifica. Una scelta rischiosa che ha pagato grazie all'ottima partenza di Vettel. La SF70H è una realtò...
Foto di: LAT Images
Ora il cerchio è completo. La Ferrari ha superato l’esame del circuito cittadino di Melbourne, dell’impianto permanente a basse temperature di Shanghai ed infine (in modo anche sorprendente) quello nella calda pista di Al Sakhir.
La polpa aumenta e non è un caso che il Vettel post-gara del Bahrein sia stato ancora più raggiante di quello visto a Melbourne. La vittoria è il miglior modo per allenarsi a vincere, e nel box Ferrari quel terrore di sbagliare visto a volte nelle passate stagioni, ha lasciato il posto ad una ferocia agonistica che porta ad osare.
“Abbiamo vinto grazie a coraggio, determinazione e follia”, ha detto dopo la bandiera a scacchi Maurizio Arrivabene. Non sono parole a caso quelle del team principal del Cavallino.
Nella sessione di qualifica di ieri la Ferrari ha accusato ritardi importanti dalle due Mercedes in prima fila, al punto da far credere al ritorno delle frecce d’argento. Ventiquattrore dopo la storia è stata letta in modo differente, perché le due SF70-H erano state assettate in vista della gara, ovvero con un carico aerodinamico maggiore delle due Mercedes.
In Ferrari hanno osato, e il cronometro ha subito confermato che il passo di Vettel con gomme supersoft era migliore delle due Mercedes. Ma serviva portarsi davanti a Hamilton e Bottas. Seb ha tirato fuori gli attributi alla prima curva, sfilando Lewis, poi ci ha pensato l’undercut per mettersi alle spalle Bottas.
Tutto perfetto, nonostante la Safety-Car abbia mangiato otto secondi a Vettel (nei confronti delle due Mercedes) senza però togliergli il comando.
“Quando l’ho vista ho pensato… nooo, di nuovo, ma è andata meglio che a Shanghai”, ha commentato Vettel.
Tutto perfetto, ma di base, davanti a tutto, c’è una monoposto che va, il che rende tutto più semplice e meno problematico. La controprova arriva dalla concorrenza Mercedes, che di colpo si scopre non sempre sul pezzo quando si tratta di leggere le strategie, lenta nel reagire, e a volte troppo conservativa nelle scelte. Quando potevano contare su un secondo al giro di vantaggio su tutti, nel box Mercedes questi problemi non esistevano.
Dopo tre gare Vettel ritrova la vetta della classifica Mondiale, confermando che Melbourne non era un episodio. Prende forma un quadro diverso rispetto ai piani di Hamilton, che casualmente nella stanza di “decompressione” che immette sul podio di Al Sakhir non ha avuto quei gesti altruisti visti nelle prime due gare, in cui ha inneggiato alla sua sfida con Seb e la Ferrari.
Il linguaggio del corpo nella sera bahrenita ha descritto pensieri differenti. Lewis era stato precursore, prevedendo la sfida con la Ferrari, ma il copione non era proprio quello visto in Bahrain.
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