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Ferrari: la condanna è nei numeri disastrosi del trittico asiatico

Il ritiro di Vettel a Suzuka chiude un ciclo di GP che hanno messo in rilievo solo i problemi della Ferrari, mentre la SF70H ha mostrato prestazioni a volte migliori della Mercedes. Manca l'affidabilità a una macchina veloce: il progetto non è da buttare.

Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H

Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H

Glenn Dunbar / Motorsport Images

La monoposto di Sebastian Vettel, Ferrari SF70H in griglia di partenza
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
I meccanici Ferrari osservano la monoposto di Sebastian Vettel, Ferrari SF70H, con problemi tecnici
Mattia Binotto, Chief Technical Officer Ferrari
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
Bandiere Ferrari
Max Verstappen, Red Bull Racing RB13 e Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H lottano per la posizione
Cappello di un fan della Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
La monoposto incidentata di Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
La monoposto incidentata di Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H

Il momento nero della Ferrari più che dalle opinioni è radiografato dai numeri. Nelle ultime tre gare Lewis Hamilton ha conquistato 68 punti contri i 12 di Vettel, ed è andata ancora peggio nella classifica Costruttori, con la Mercedes che ha concluso il tris di gare asiatiche con un bottino di 105 punti contri i 22 della Scuderia.

Ma c’è anche un altro dato, ed è quello dei giri percorsi tra Singapore, Sepang e Suzuka. Hamilton ha completato tutti le 167 tornate in programma, contro le 59 di Vettel e le 53 di Raikkonen.

A snocciolare questi numeri hanno contribuito una serie di eventi molto differenti tra loro, ma che convergono nell’effetto finale, ovvero una Ferrari che in pista si è vista poco, molto poco, con tutte le conseguenze del caso.

La partenza da incubo di Singapore, il condotto killer di Sepang, fino alla candela che ha bloccato Vettel a Singapore. In una Formula 1 iper-tecnologica che ha imboccato con decisione la strada ibrida, ci eravamo quasi dimenticati che sui motori ci sono ancora le candele, e a differenza di quanto ci porta alla mente una memoria un po’ datata, non sono proprio li a portata di mano da poter essere cambiate in un minuto.

In queste settimane abbiamo più volte sentito ripetere che la sfortuna non esiste, ed è una verità. Ogni imprevisto che ha bloccato Vettel e Raikkonen ha un motivo, tecnico o umano, ma incuriosisce come nel caso della Ferrari i contrattempi si siano concentrati in una ridotta finestra temporale.

Nel dopo-Singapore è ipotizzabile che i briefing possano aver coinvolto i due piloti, così come i fornitori della power unit dopo Sepang. Ma riesce difficile immaginare di dover discutere di una gara non disputata per una candela, curiosamene realizzata da un azienda posta a 77 chilometri dal circuito di Suzuka.

Eppure il problema piccolo non è, visto gli effetti che ha avuto sul weekend giapponese e di riflesso sulle chance in chiave campionato. In Ferrari negano di aver spinto troppo la power unit 4, e di aver visto cedere dei particolari in uso già da inizio anno, ma i fantasmi iniziano a farsi strada.

Così una squadra sfinita da una mole di lavoro enorme (già mercoledì tutti i tecnici e meccanici hanno lavorato dalle cinque del mattino fino a sera per revisionare le monoposto arrivate da Sepang) torna a casa da una trasferta che avrebbe dovuto avere ben altri riscontri.

“Ho detto anche ai ragazzi di tornare a casa e riposare perché è stata una settimana difficile – ha commentato Vettel - con un sacco di cambiamenti. Poi ritorneremo con un pacchetto migliore per fare bene le ultime quattro gare, e vedremo. In generale, credo che la squadra sia sulla giusta strada. Stiamo migliorando gara per gara e ci sono anche aspetti positivi. Anche se oggi è difficile vederli”.

In realtà si è visto molto bene che la monoposto è cresciuta nella giusta direzione, garantendo una performance all’altezza di quella W08 che si avvia a vincere il Mondiale. Ma se non si concludono le gare ad andare in classifica sono degli zeri che non consegnano alla storia la bontà del lavoro fatto, su molti fronti.
“Non so se questa situazione abbia a che fare molto con l'affidabilità – ha concluso Vettel prima di lasciare Suzuka - ma non abbiamo finito la gara, per cui c'è un problema. Certamente ora il Campionato è più difficile e non finire la gara non aiuta”.

“Come ho già detto altre volte – ha ribadito Maurizio Arrivabene - sappiamo che la macchina c'è, i piloti e la squadra anche: per cui affronteremo le prossime gare con impegno e determinazione ancora maggiore. Fino all'ultima curva dell'ultimo Gran Premio”.

Il verdetto di Suzuka ha però cambiato molto lo scenario Mondiale, perché se prima della gara giapponese Vettel e la Ferrari potevano contare ancora sulle loro forze, ora possono solo sperare in un miracolo.

Anche nel caso in cui Seb e la sua SF70H riuscissero a imporsi nelle quattro gare che restano in calendario (ma per prima cosa va ritrovata la via verso la bandiera a scacchi) a Hamilton basterebbero tre quinti ed un quarto posto per laurearsi campione, mancando solo quarantuno punti alla certezza matematica del suo quarto titolo iridato. Strada spianata, insomma, al netto di colpi di scena che sarebbero ancora più clamorosi di quelli a cui abbiamo assistito tra Singapore e Suzuka...

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