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Ferrari: il secondo è servito. La Rossa va nella giusta direzione

Vettel ha concluso a due secondi da Hamilton il Gp del Belgio conSe una Ferrari che si è rivelata competitiva anche su una pista favorevole alla Mercedes. Raikkonen, invece, ha pagato molto cari due errori che gli sono costati il podio.

Sebastian Vettel, Ferrari SF70H

Foto di: Sutton Motorsport Images

Il secondo classificato Sebastian Vettel, Ferrari, nella conferenza stampa
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H, festeggia all'arrivo nel parco chiuso
Adami, ingegnere di pista Ferrari e Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Maurizio Arrivabene, Team Principal Ferrari
Maurizio Arrivabene, Team Principal Ferrari e Mattia Binotto, Chief Technical Officer Ferrari
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W08, Sebastian Vettel, Ferrari SF70H, Valtteri Bottas, Mercedes AMG

C’è secondo posto e… secondo posto. Anche se Sebastian Vettel ha perso a Spa sette punti nel confronto diretto con Lewis Hamilton, il bilancio della trasferta belga è stato migliore rispetto alle aspettative generali che avevano preceduto il weekend.

Paradossalmente è stata la sorprendente performance confermata a Spa-Francorchamps dalla SF70H che alla fine ha fatto diventare meno dolce una piazza d’onore comunque importante. E c’è da crederci, perché per tutti i 44 giri del Gran Premio del Belgio Vettel è stato l’ombra di Lewis Hamilton, che ha trascorso molto tempo a chiedere via radio al suo ingegnere di pista Peter Bonnington in quale punto della pista la Ferrari numero 5 riuscisse a riguadagnare quanto perdeva nel primo settore.

Secondo in qualifica, secondo in gara a 2”358 dal vincitore, con in più il giro più veloce: un bilancio che probabilmente Vettel avrebbe firmato prima di arrivare a Spa, anche se Seb era stato buon profeta giovedì confermando che “non siamo qui per la terza e quarta posizione”.

E’ stato comunque necessario il miglior Hamilton per portare alla vittoria la Mercedes (un dato di fatto) ma il rettilineo del Kemmel ha confermato che c’è ancora del lavoro da fare per contrastare la power unit di Andy Cowell, che resta il punto di riferimento.

La buona notizia per la Ferrari è che lo sviluppo della monoposto sta proseguendo nella giusta direzione, visto che in una pista dove sulla carta il suo maggiore drag avrebbe dovuto penalizzarla nei confronti della Mercedes, i progressi si sono comunque visti.

Ora la Ferrari dovrà sperare che la Mercedes non faccia lo stesso sulle piste favorevoli al Cavallino (Toto Wolff ha il terrore di Singapore) perché a Maranello sanno bene che la strada per il Mondiale richiede altre vittorie. Spa e Monza possono anche essere tappe da giocare in difesa, ma poi servirà l’attacco.

Spa, come Budapest, ha confermato Vettel in un buon stato di forma, senza sbavature, capace di piazzare il colpo al momento giusto, e con l’intensità che non è certo mancata quando c’è stato da mettere sotto pressione Hamilton per 44 giri.

Seb ha capovolto un fine settimana (che sembrava essere quello di Kimi Raikkonen) nell’ultimo giro di qualifica, e ha completato il lavoro in gara. La sua traiettoria in ascesa ha incrociato quella inversa di Kimi, che dopo l’errore nelle fasi cruciali di sabato pomeriggio ha compromesso le sue chance di puntare al podio con un’ingenuità da esordiente (di categorie minori), ignorando la bandiera gialla esposta sul rettilineo del Kemmel in seguito allo stop di Verstappen.

Non è più tempo di scuse in Formula 1, perché le immagini televisive che offrono in tempo reale i dati di acceleratore, velocità e marce, hanno mostrato chiaramente che Iceman non ha mai alzato il piede destro dall’uscita della Source fino alla frenata di Les Combes.

E la penalità di uno stop&go di dieci secondi è stata inevitabile.
“Sapevo che in quel tratto c’erano le bandiere gialle – ha commentato Kimi dopo la corsa – così come che la macchina ferma era a metà rettilineo nella via di fuga. A mio avviso è stato completamente inutile penalizzarmi, avrei potuto capire se la monoposto ferma fosse stata a bordo pista, con i commissari intorno alla vettura, ma non è stato questo il caso. Avrei potuto alzare leggermente il piede dall’acceleratore, è vero, ma la velocità non si riduce di molto, non c’è differenza. Ma questo è”.

L’errore è costato a Raikkonen la terza posizione andata a Daniel Ricciardo, che lo precede (di quattro lunghezze) anche nella classifica del Mondiale. Nulla di irrecuperabile, ovviamente, ma Kimi ancora una volta non ha concretizzato quanto la sua velocità gli avrebbe consentito di fare, soprattutto su una pista amica che nelle prove libere ha proposto un grande Raikkonen. Ora che non ci sono più dubbi sul futuro, aspettiamo il miglior Kimi.

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