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Ferrari in ginocchio: due stop nel giorno del riscatto!

Leclerc e Vettel costretti a restare nei box uno a pochi minuti dall'altro: due cedimenti tecnici hanno fermato le Rosse che potevano ambire alla prima fila. Hamilton farà un giro d’onore di 67 giri per festeggiare i 125 anni di Motorsport di Mercedes e i 200 GP in F1?

Sebastian Vettel, Ferrari

Sebastian Vettel, Ferrari

Jerry Andre / Motorsport Images

Da sei stagioni battere la Mercedes è un’impresa ardua. Negli anni la squadra si è cementata sempre più, diventando un team molto vicino alla perfezione che solo di rado mostra i fianchi. Anche in questi rari momenti in cui viene offerta una chance a chi insegue, gli avversari per cogliere l’occasione sono chiamati a dare il massimo, spremendosi oltre i limiti con tutti i rischi del caso. Da una parte si tira allo spasimo per la ricerca della performance, dall’altra per la necessaria affidabilità, ma la coperta risulta sempre essere più corta del necessario.

Prima del clamoroso doppio stop, la Ferrari nel sabato di Hockenheim ha sorpreso. L’esame da superare era quello della conferma delle prestazioni viste nelle prove libere completate ieri, ma in condizioni decisamente meno calde di quelle odierne.

Il test è stato superato, visto che al termine della sessione FP3 i riscontri delle due SF90 avevano fatto suonare l’allarme nel box vintage della Mercedes. Quando alle 15 il semaforo verde ha dato inizio alle qualifiche, nel team campione del Mondo erano convinti che sarebbe stato molto difficile battere Charles Leclerc nella corsa per la pole position, e i primi riscontri hanno in effetti confermato i timori di Hamilton e Bottas.

Nel frattempo, però, le Ferrari avevano già dimezzato la loro presenza in pista, a causa del problema al turbo sulla vettura di Vettel. Una doccia fredda, per Seb, per la Ferrari e per una grossa fetta del pubblico presente sulle tribune di Hockenheim.

Nell’altra metà del box del Cavallino non c’è stato tempo per disperarsi, perché Leclerc era più che mai in corsa per la pole, ma dopo quindici minuti anche la monoposto del monegasco ha ritardato l’uscita dai box, preludio ad un altro clamoroso stop.

Così da una possibile pole in casa del nemico, per la Ferrari ha preso forma lo scenario peggiore: due vetture ferme prima della Q3, con problemi manifestatisi in fase di riaccensione. La disperazione è stata ben chiara nel linguaggio del corpo degli stessi meccanici, e l’ufficialità della resa è stata fotografata in entrambi i casi dal momento in cui il pilota si è slacciato le cinture uscendo dall’abitacolo.

Nessuno può negare che a Maranello si stia provando tutto il possibile per mettere il bastone tra le ruote delle Mercedes, ma per riuscirci (anche part-time) si imboccano strade estreme che spesso presentano il conto.

Una situazione simile era accaduta nel 2017, quando nel Gran Premio di Malesia Vettel si era ritrovato fermo al via della Q1 seguito ventiquattr’ore dopo da Kimi Raikkonen, bloccato prima del via della gara: in entrambi i casi i motivi furono le power unit.

Anche in quell’occasione l’inseguimento alla Mercedes aveva presentato il conto, c’è chi parlò di coincidenze e chi di una nuova benzina che avrebbe sollecitato troppo il pacchetto motore. Poco cambia, quando si insegue si osa, e quando si osa capita di pagare un prezzo.

In questi casi il pericolo maggiore esce dal contesto tecnico e diventa l’ansia, una scomoda compagna di viaggio. Una parte dello stress è a volte legato anche al timore di essere messi in discussione, ed è ciò che a Maranello in questo momento farebbero bene ad evitare. Il Mondiale è al giro di boa, i conti si faranno la domenica sera di Abu Dhabi.

Sarà un giro d’onore di 67 giri?

Al termine delle qualifiche l’espressione di Lewis Hamilton è stata un mix di sorpresa e delusione, perché al penta-campione ciò che piace di più è uscire vincitore da un confronto duro, preferibilmente affrontato nel ruolo di outsider, cosa (quest’ultima) non frequente per chi guida una Mercedes.

La pole numero 87 non sarà cerco ricordata da Lewis come molto combattuta, ma un Hamilton febbricitante (mai a dubbio la sua partecipazione) ha comunque onorato la giornata con un giro magistrale, e forse il rammarico è quello di non aver avuto potuto mostrare la caratura della sua performance certificata dagli avversari messi alle spalle. Hamilton voleva battere Leclerc, ma mentre Lewis completava il suo giro, Charles era già al recinto delle televisioni in borghese.

Ora tra le due Mercedes e l’ennesimo trionfo nella gara di casa ci sono i 67 giri in programma domani e… Max Verstappen, che si è già messo fisicamente tra Hamilton e Bottas. L’olandese scatterà dalla prima fila su una strategia diversa rispetto alle due Mercedes, ovvero con gomme soft contro le Medie degli avversari diretti, e Max non si tirerà indietro nel primo giro di gara se ci sarà la possibilità di sfilare al comando.

Ma è realistico pensare ad un Verstappen formato Spielberg? “Non sarà così caldo come sul Red Bull Ring… purtroppo”, ha commentato lo stesso Max, ma se dovesse sfilare al comando non è detto che non possa complicare la vita alle due Mercedes.

Confrontando il suo giro di qualifica con quello di Hamilton (0”346 il divario tra i due) si scopre a sorpresa che il tratto di pista in cui Hamilton ha fatto la differenza è stata la curva 12, ovvero l’ingresso del Motodrom: in quel punto Lewis è transitato ben 10 km/h più veloce di Max, mentre il gap in termini di velocità massima alla staccata del tornantino è stato di 3 km/h, a conferma che il divario motoristico della Honda c’è ancora ma si sta progressivamente riducendo.

“In gara andiamo meglio, vedremo”, ha confermato Verstappen, ma nel paddock in questa occasione l’olandese non trova molti con cui condividere il suo ottimismo. Tutto sembra pronto per l’ennesimo festival Mercedes, squadra che raccoglie il massimo anche quando sembra che il massimo non sia alla sua portata. Ma non bisogna pensare che sia un caso, o che centri in qualche modo la dea bendata, sarebbe l’errore più grosso per chi è chiamato ad inseguire.

Sebastian Vettel, Ferrari, nel garage

Sebastian Vettel, Ferrari, nel garage

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Ferrari SF90, diffusore

Ferrari SF90, diffusore

Foto di: Giorgio Piola

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Foto di: Steven Tee / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Foto di: Sam Bloxham / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari

Sebastian Vettel, Ferrari

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari

Sebastian Vettel, Ferrari

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari

Sebastian Vettel, Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Un tifoso con le mani sul volto al momento del ritiro di Sebastian Vettel, Ferrari

Un tifoso con le mani sul volto al momento del ritiro di Sebastian Vettel, Ferrari

Foto di: Sam Bloxham / Motorsport Images

Ferrari SF90

Ferrari SF90

Foto di: Giorgio Piola

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Il diffusore della Ferrari SF90

Il diffusore della Ferrari SF90

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari

Sebastian Vettel, Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Christian Horner, Team Principal, Red Bull Racing e Mattia Binotto, Team Principal Ferrari

Christian Horner, Team Principal, Red Bull Racing e Mattia Binotto, Team Principal Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

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