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Ferrari: il futuro è nell'accoppiata Arrivabene - Binotto

Niente "inge-star" a Maranello che sarebbero utilizzabili solo per la vettura 2019, ma un Reparto Corse formato da 14 reparti con tecnici motivati (e ben pagati) desiderosi di formare un nuovo gruppo sotto Binotto. Basterà per vincere?

Kimi Raikkonen, Ferrari
Maurizio Arrivabene, Team Principal e Mattia Binotto, Race Engine Manager Ferrari
Sergio Marchionne,, Ferrari President and CEO of Fiat Chrysler Automobiles
Kimi Raikkonen, Ferrari
Bandiere Ferrari
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H on the grid
Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Scuderia Ferrari SF16-H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Meccanici Ferrari
Ferrari SF16-H di Kimi Raikkonen,
Un tifoso Ferrari

Singapore è una pista che esalta la trazione. Una caratteristica nella quale la Ferrari certo non eccelle. Le Rosse si trascinano questo problema da anni, senza che i tecnici che si sono avvicendati alla tolda del Reparto Corse siano mai riusciti a trovare una soluzione efficace.

Eppure proprio la squadra del Cavallino l’anno scorso aveva conquistato proprio nella notte di Marina Bay il terzo successo stagionale con Sebastian Vettel, sfruttando ad arte le gomme supersoft che, invece, erano andate in crisi sulla Mercedes.

Le frecce d’argento, infatti, avevano patito l’introduzione della pressione minima di gonfiaggio delle gomme imposta dalla FIA, su spinta della Pirelli, e con la mescola più morbida non erano mai state competitive.

È trascorso un anno e sembra passato un secolo: la Mercedes ha capito meglio di chiunque altro come gestire il gonfiaggio delle gomme e le W07 Hybrid hanno dato un saggio a Monza di quello che può essere il loro potenziale, mentre la Ferrari insegue ancora una vittoria “scaccia-crisi”. Illusione o speranza?

La simulazione: quando i numeri non tornano

La SF16-H è una monoposto molto critica nella messa a punto e, troppo spesso, la Rossa che è stata messa in pista al venerdì nel primo turno di prove libere era molto lontana da un rendimento decente, portando i tecnici di pista fuori strada nelle scelte di messa a punto per l’intera giornata.

E i “miracolosi” recuperi del sabato sono serviti solo a ritrovare il bandolo della matassa, mentre gli altri avevano sviluppato l’assetto e capito come sfruttare al meglio le gomme. Da Spa c’è la sensazione che qualcosa sia cambiato: la macchina frutto del lavoro di simulazione sembra, finalmente, più vicina alla realtà.

La semplificazione dei dati

La gestione di Mattia Binotto, quindi, ha badato alla semplificazione dei dati, uscendo solo dalla logica stringente dei numeri per arrivare al buon senso, trovando, finalmente, una quadra su un terreno ostico da sempre. Nessuna garanzia di avere una macchina competitiva a Singapore, anche se i sorrisi nel Reparto Corse alimentano un certo ottimismo se la SF16-H riuscirà a sfruttare le coperture a mescola Ultrasoft.

C’è chi sogna un colpo di reni, per salvare una stagione molto deludente: Sergio Marchionne in estate ha ridisegnato il reparto tecnico dando le chiavi a Mattia Binotto, il motorista che ha preso in mano le redini della Gestione Sportiva in quella che è diventata una struttura reticolare con quattordici gruppi di lavoro che interagiscono fra di loro.

Marchionne non ha trovato "inge-star"

Il presidente ha fatto di necessità virtù: Maranello, almeno in questa fase, non rientra fra i desideri dei tecnici top. Quelli contattati hanno declinato l’invito a venire in Italia, alimentando l’idea che se non si è in Gran Bretagna è impossibile vincere in F.1. Messo in un angolo il recondito pensiero di tornare (per la terza volta, dopo le due esperienze con John Barnard) a costruire un’antenna tecnologica in Inghilterra, la realtà si è focalizzata su quanto offre il territorio. Perché a conti fatti Marchionne ha capito che un “inge-star” fra uscita dal contratto di provenienza e gardening lo avrebbe avuto non prima del 2018 per progettare la monoposto 2019.

Affiatata la coppia Arrivabene - Binotto

Un periodo troppo lungo che “ingessa” lo status quo. E così la coppia Maurizio Arrivabene – Mattia Binotto è quella su cui si baserà la Ferrari del 2017. I due hanno trovato una buona intesa, con una divisione dei compiti e delle responsabilità che è stata condivisa. Molte risorse interne hanno avuto l’opportunità di uscire dal guscio meritandosi anche un sostanzioso aumento di stipendio. Niente di meglio per liberare delle energie e creare un nuovo gruppo di lavoro motivato.

Per Mattia a Maranello non manca niente

Proprio Binotto ha ammesso che a Maranello ci sono capacità per tornare a vincere senza avere la necessità di andare a pescare dei tecnici dalle altre squadre: una promessa molto impegnativa. La prossima domanda a cui dovrà rispondere è una sola: in quanto tempo?

Intanto la Ferrari approda a Singapore con ottimismo. A Maranello hanno puntato sulla scommessa delle Ultrasoft (Vettel e Raikkonen avranno nove treni di gomme nella mescola più morbida, contro i sette di Mercedes e Red Bull): il pilota tedesco, dopo un’estate tribolata nella quale aveva manifestato un crescente nervosismo, sembra aver ritrovato la sua proverbiale tranquillità. Se Binotto e soci gli dovessero dare una macchina guidabile, al resto potrebbe pensarci lui…

 

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