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Ferrari F1-2000: vent'anni fa iniziava l'era Schumacher

La squadra del Cavallino nel 2000 ha colto il titolo mondiale piloti con il Kaiser dopo un'attesa che durava da 21 anni: andiamo a scoprire quali erano le caratteristiche della Rossa di Roby Ryrne e Ross brawn che dominò la stagione 20 anni fa...

Michael Schumacher, Ferrari F1 2000

Sutton Motorsport Images

F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola

Giorgio Piola è l’esperto di tecnica di Formula 1 che segue i Gran Premi dal 1964. Il giornalista italiano è considerato il più autorevole divulgatore dei segreti delle monoposto: i suoi disegni e le animazioni permettono di scoprire le novità introdotte dai team ai Gp.

Sono trascorsi 20 anni dal primo titolo piloti di Michael Schumacher con la Ferrari, il terzo del campione tedesco, arrivato però cinque anni dopo l’ultimo con la Benetton targato 1995. Il Kaiser rompe il digiuno iridato dopo una lunga attesa che sembra quella di Sebastian Vettel che insegue il primo alloro con la Rossa dopo i quattro di fila dell’era Red Bull.

Bisogna andare a due decenni fa per trovare il primo mattone mondiale del Cavallino nel campionato piloti dell’era Schumacher: la F1-2000 era una monoposto che aveva aperto un ciclo che solo la Mercedes attuale di Lewis Hamilton ha saputo sfocare nei 70 anni che la Formula 1 celebra quest’anno.

Michael Schumacher, Ferrari F1-2000, al GP di San Marino a Imola

Michael Schumacher, Ferrari F1-2000, al GP di San Marino a Imola

Photo by: Motorsport Images

Ross Brawn l’aveva definita “la prima monoposto nata e concepita interamente nella nuova galleria del vento di Maranello”. È nell’avveniristica struttura progettata dall’architetto Renzo Piano che si sono evolute le forme della F1-2000, una monoposto che è diventata una pietra miliare nella storia del Cavallino: stiamo parlando della vettura che ha traghettato il Reparto Corse nel nuovo millennio, regalando gioie e soddisfazioni a una squadra che stava aspettando dal 1979 la conquista del titolo mondiale piloti.

Ventuno anni di attesa che andavano cancellati con un colpo di spugna. E in certi occasioni non basta vincere per dare valore alla propria impresa, c’è la voglia di dare un segno alla propria superiorità indiscussa e indiscutibile.

Michael Schumacher celebra il titolo mondiale 2020 con la Ferrari

Michael Schumacher celebra il titolo mondiale 2020 con la Ferrari

Photo by: Motorsport Images

“Ciascuno di noi – aveva ammesso il presidente Luca di Montezemolo – nella vita professionale fissa degli obiettivi. Più sono ardui e più il loro raggiungimento costituisce un motivo di soddisfazione”.

“Nel 2000 la Ferrari ha conseguito due grandi risultati: ha rinnovato il successo dei modelli stradali caratterizzati da un enorme sforzo innovativo di stile e tecnologia che ha portato le Rosse a essere vendute in 42 paesi nel mondo e il ritorno ai due titoli mondiali in Formula 1: a quello Costruttori, già conseguito nel 1999, si è aggiunto quello piloti con Michael Schumacher in una stagione in cui ha battuto il record assoluto di vittorie e di punti conquistati nella storia dalla Ferrari nel Circus”.

Le Rosse sono state dei rulli compressori: dieci vittorie (di cui nove di Michael!), nove pole position, 170 punti iridati erano stati in sintesi il bottino di un’annata indimenticabile. Ha vinto la monoposto più competitiva, la F1-2000, con il pilota indiscutibilmente più forte, ma è cresciuta molto anche la squadra di Maranello che si è cementata agli ordini di Jean Todt.

L’innesto nel team di Rubens Barrichello al posto di Eddie Irvine, genio e sregolatezza, ha dato più stabilità alla struttura, ha smussato gli angoli di una gestione che non è sempre stata facilmente lineare con il biondo irlandese.

Mika Hakkinen, McLaren 2°, il vincitore della gara Rubens Barrichello, Ferrari e David Coulthard, McLaren 3°, sul podio

Mika Hakkinen, McLaren 2°, il vincitore della gara Rubens Barrichello, Ferrari e David Coulthard, McLaren 3°, sul podio

Photo by: Sutton Images

La F1-2000 è stata progettata da Rory Byrne per rispondere a precise esigenze tecniche: la riduzione dei pesi e l’abbassamento del baricentro che permettessero di sfruttare al massimo il potenziale delle nuove gomme Bridgestone.

Il simpatico tecnico sudafricano ha potuto trarre beneficio dalla stretta collaborazione con i motoristi capeggiati dall’ingegner Paolo Martinelli. Non era facile far comprendere a specialisti che misuravano la loro bravura nell’incremento di potenza, che era possibile migliorare l’efficienza della vettura rinunciando anche a qualche cavallo a vantaggio di un’installazione del propulsore in macchina che fosse maggiormente integrato con il resto del progetto.

Ferrari F1-2000: il sistema di rifornimento era stato velocizzato nella stagione 2000

Ferrari F1-2000: il sistema di rifornimento era stato velocizzato nella stagione 2000

Photo by: Giorgio Piola

L’operazione, invece, è riuscita perfettamente: il V10 denominato 049 non aveva più un’architettura a 80 gradi come le unità precedenti, ma l’allargamento dell’angolo fra le teste a 90 gradi aveva permesso un abbassamento delle testate di 25 mm a tutto vantaggio della forma aerodinamica della monoposto con una sensibile riduzione della resistenza all’avanzamento.

Anche se esternamente la F1-2000 non differiva molto dalla 399 che l’aveva preceduta, le piccole differenze che hanno reso quasi imbattibile la prima Rossa del secondo millennio si potevano osservare in ogni particolare della monoposto.

Michael Schumacher, Ferrari

Michael Schumacher, Ferrari

Photo by: Piola

Il muso era rimasto alto: nel wind-tunnel il greco Nikolas Tombazis aveva notato che un maggiore passaggio d’aria sotto la vettura permetteva di aumentare il carico aerodinamico nel diffusore posteriore.

In virtù di questi studi a Maranello avevano preferito non seguire i dettami della McLaren rivale che, invece, aveva battezzato un musetto più basso per la MP4-15. Anche l’alettone anteriore, con due flap sovrapposti a forma di freccia, denotava l’accurata ricerca aerodinamica, ma la mano di Byrne si era notata soprattutto nelle finezze applicate al telaio.

Michael Schumacher, Ferrari F1-2000

Michael Schumacher, Ferrari F1-2000

Photo by: Lat Images

La FIA, infatti, aveva imposto delle misure minime delle scocche per assicurare i massimi valori di sicurezza. I tecnici del Cavallino erano riusciti a ottenere gli stessi risultati di eccellenza (mai a Maranello hanno scelto le prestazioni a scapito della sicurezza) pur interpretando in modo fantasioso le norme: due nervature ai bordi della parte superiore della scocca avevano permesso di raggiungere le misure di regolamento solo in quei punti, guadagnando in penetrazione aerodinamica sul resto della superficie.

Le pance laterali erano state ridisegnate in funzione di una diversa collocazione dei radiatori, mentre le protezioni intorno alla testa del pilota erano state “scavate” per liberare il passaggio dei flussi verso l’ala posteriore.

Il cofano del motore era più stretto grazie al V10 ribassato e allo spostamento del serbatoio dell’olio all’interno di quello della benzina. Fin nei primi test a Fiorano la F1-2000 si era rivelata di ben due secondi più veloce della vettura dall’anno prima.

Partenza: Mika Hakkinen, McLaren e Michael Schumacher, Ferrari al comando

Partenza: Mika Hakkinen, McLaren e Michael Schumacher, Ferrari al comando

Photo by: XPB Images

E la puntuale conferma della superiorità tecnica era stata confermata nei primi tre GP della stagione che avevano sancito una tripletta di Michael Schumacher, ma a Silverstone c’è stato il risveglio della McLaren a ribadire che non sarebbe stata una passeggiata: primo Coulthard, secondo Hakkinen con Michael terzo sul podio.

La forza del Cavallino si è rivelata nella capacità di reagire alle difficoltà: nessuna polemica, ma tutti uniti alla ricerca dell’obiettivo che tutti sentivano a portata di mano. Super Schumi, naturalmente, ci aveva messo del suo confermando le sue qualità di pilota di grado superiore, ma va riconosciuto anche all’armata di Todt di aver inciso nel risultato finale: la pioggia è stata una minaccia frequente in quell’anno e le Rosse hanno sempre tratto il massimo beneficio dalle condizioni difficili.

Michael Schumacher, Ferrari F1-2000

Michael Schumacher, Ferrari F1-2000

Photo by: Motorsport Images

Michael ha vinto con il bagnato in Canada, a Indy e a Suzuka, mentre Barrichello ha costruito il suo capolavoro a Hockenheim con le slick sull’acqua.

La Ferrari, infatti, ha mostrato la sua solidità nei momenti più critici: il muretto dei box “orchestrato” dal direttore tecnico, Ross Brawn, era in grado di cambiare le strategie di gara in tempo reale, modificando i tempi dei pit stop in funzione del variare delle condizioni climatiche e del traffico in pista.

Una lucidità nell’agire che non ha trovato riscontro in nessun’altra squadra, tanto da sembrare spietatezza. E, invece, era solo la voglia di rompere un incantesimo che durava da 21 anni. Iniziando un ciclo magico che solo la Mercedes è riuscita a ripetere e migliorare...

La Ferrari F1-2000 di Michael Schumacher del 2000
Rubens Barrichello, Ferrari F1 2000
Michael Schumacher, Ferrari F1-2000, celebrates victory with his mechanics at the end of the race
Michael Schumacher, Ferrari F1 2000
Ferrari F1-2000
Ferrari F1-2000
Ferrari F1-2000
Ferrari F1-2000
Michael Schumacher, Ferrari F1-2000
Michael Schumacher, Ferrari F1 2000
Crash, Michael Schumacher, Ferrari F1 2000
Rubens Barrichello, Ferrari F1 2000
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Scheda Tecnica F1-2000

Telaio: monoscocca in materiali compositi a nido d’ape con fibra di carbonio
Sospensioni: anteriori e posteriori a ruote indipendenti con doppi triangoli sovrapposti in carbonio, puntone con schema push-rod e barre di torsione, ammortizzatori regolabili.
Sterzo: a cremagliera
Cambio: Ferrari longitudinale a 7 rapporti più Rm con comando sequenziale a controllo elettronico
Frizione: multidisco in carbonio
Freni: doppio circuito sdoppiato, dischi autoventilanti in carbonio Brembo e pinze a sei pompanti Brembo
Cerchi: BBS forgiati in magnesio da 13”
Gomme: Bridgestone Potenza scanalate
Passo: 3.010 mm
Lunghezza: 4.397 mm
Larghezza: 1.795 mm
Altezza: 959 mm
Carreggiate: anteriore 1.490 mm,; posteriore 1.405 mm
Peso: 600 kg con pilota, acqua e olio a bordo

Motore: 049
Architettura: 10 cilindri a V di 90 gradi
Cilindrata: 2.997 cc
Distribuzione: doppio albero a camme per ogni testata, 4 valvole per cilindro con richiamo pneumatico
Alimentazione: iniezione elettronica digitale Magneti Marelli
Potenza stimata: 770 cv a 17.800 giri.

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