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Ferrari: ecco perché questa Rossa è troppo brutta per essere vera

La quinta doppietta della Mercedes a Barcellona ha probabilmente messo fine alle speranze iridate del Cavallino, ma la Rossa non può essersi involuta nel confronto con le frecce d'argento. E allora i due giorni di test potrebbero dare delle risposte mancate durante il GP.

Sebastian Vettel, Ferrari SF90 e Charles Leclerc, Ferrari SF90 battle

Foto di: Steven Tee / Motorsport Images

La Ferrari esce con le ossa rotte dal GP di Spagna che avrebbe dovuto segnare la riapertura del mondiale e, invece, quasi certamente lo ha chiuso. Barcellona doveva essere uno spartiacque dopo un avvio stagione che ha lasciato molti dubbi sulle effettive qualità della Rossa e ci ha dato delle risposte: Sebastian Vettel e Charles Leclerc sono rimasti fuori dal podio, aprendo la porta a Max Verstappen che è stato terzo in pista e che lo è anche nel mondiale.

La parabola della trasferta catalana è stata desolante: la Rossa aveva preso tre decimi dalla Mercedes alla conclusione delle prove libere del venerdì. Il divario è cresciuto a mezzo secondo sabato mattina nel turno che preparava le qualifiche ed è arrivato a otto decimi dopo la Q3. Insomma una caduta costante alla quale si sperava che potesse porre rimedio la gara.

Non è stato così, perché Vettel è stato buttato giù dal podio dalla Red Bull di Verstappen. La Ferrari ha anticipato in Catalunya il motore evoluzione con i pistoni in bi-lega e ha fatto debuttare un nuovo pacchetto aerodinamico. Il Reparto Corse è stato messo sotto pressione per cercare di chiudere il gap con le frecce d’argento, ma la Mercedes è migliorata di più, per cui ogni sforzo è sembrato vano, tale da tagliare le gambe al più ottimista dei ferraristi, ma non a Mattia Binotto.

“Non è stato un buon pomeriggio – ha detto il team principal -, anzi tutto il weekend non è stato buono. Complimenti alla Mercedes per quel che ha fatto finora: hanno dimostrato di saper lavorare tanto e bene. Sono bravi, ma credo che questo per noi rappresenti un ulteriore stimolo. Guardando avanti penso che ci sia molto da fare: sono convinto che lavoreremo con più spinta e voglia di far bene”.

Dalle parole del team principal non emergono le profonde ferite di una sconfitta pesante, anche se c’è la consapevolezza di chi, guardando al futuro, ha già capito che non sarà possibile recuperare 96 punti nel mondiale Costruttori e cancellare quanto male fanno cinque doppi manrovesci di fila.

“Abbiamo portato degli aggiornamenti sia di aerodinamica, sia di motore – ha spiegato Binotto -, hanno funzionato bene ma hanno dimostrato di non essere sufficienti. Perdevamo nel terzo settore e in generale in tutte le curve lente con molto sottosterzo. Entrambi i piloti si sono lamentati che la macchina fa fatica a girare: sono cose sulle quali dovremo riflettere e analizzare”.

La Ferrari di Barcellona è stata troppo brutta per essere vera. C’è chi ha misurato in un paio di decimi il valore in tempo delle novità portate in Spagna. E forse si è stati anche stretti. Eppure basta confrontare le prestazioni dei tempi invernali per capire che c’è qualcosa che non quadra: la SF90 aveva chiuso la seconda sessione di test con il miglior tempo di Sebastian Vettel di 1’16”221. Il tedesco in qualifica non è andato oltre 1’16”272, facendo peggio di 50 millesimi di secondo.

Si dirà che i dati non sono confrontabili per le diverse condizioni meteo e che le gomme usate in inverno prevedevano anche l’uso delle mescole più morbide, ma la Mercedes nello stesso intervallo è cresciuta di oltre otto decimi. È evidente che c’è una differenza abissale che è quella vista durante l’ultimo GP di Spagna.

La SF90 non è certo la migliore F1 del paddock, ma non è nemmeno l’ultima della griglia: se non cresce si possono trovare due risposte.

Primo: il progetto è nato “troppo” maturo e, quindi, si è plafonato. E allora serve una Rossa Spec B al più presto.

Secondo: con l’ansia di anticipare gli sviluppi, a Maranello hanno fatto troppa confusione, non estraendo dalla macchina il vero potenziale. Non si sa se nel lavoro di simulazione o nella messa a punto in pista. Ma se così fosse avremo presto delle risposte dai due giorni di test che seguiranno la gara spagnola, martedì e mercoledì. La Ferrari avrà il privilegio di girare con due monoposto (una sarà dedicata allo sviluppo delle gomme Pirelli) e non ci sorprenderemo se da qual lavoro dovessero arrivare indicazioni diverse sulla Rossa.

I pacchetti che abbiamo portato in Spagna hanno funzionato – spiega Binotto – Abbiamo fatto un sacrificio importante, lavorando in modo intenso a Maranello. Il motore ha funzionato bene, credo che in questo momento la nostra vettura sia la più veloce: questo è comunque un punto di vantaggio che non dobbiamo denigrare del tutto. Cosa non sta funzionando in questa macchina fa parte dell’analisi che dobbiamo fare, non credo che abbiamo una risposta precisa in questo momento se non constatare che gli altri sono più forti in questo tipo di tracciato e di curve”.

In questo quadro tecnico complicato Vettel ha provato l’unica cosa che potesse fare: attaccare le Mercedes alla prima curva. Il tedesco ha spiattellato una gomma in staccata e anziché infilare le frecce d’argento è stato trafitto dalla Red Bull di Max Verstappen. Seb doveva provarci ma non gli è andata bene. Non lo si può biasimare per questo.

Magari si può obiettare qualcosa sulla scelta strategica, quando a Maranello hanno sperato che Leclerc potesse concludere la gara con un solo pit, passando dalle soft alle hard, tralasciando le medie che erano la mescola migliore per la gara…

“La scelta strategica non era fatta a inizio gara - aggiunge Binotto - per cui abbiamo deciso di differenziare le scelte. E avendo tattiche diverse credo che sia stata giusta la scelta di invertire i piloti”.

“Credo di aver fatto le scelte nel momento giusto: quando si decide si deve avere la certezza che il pilota che sta dietro sia effettivamente più veloce di quello davanti. Quando Sebastian era dietro a Charles, nei primi giri, per radio non hai mai comunicato di poter andar più veloce, per cui abbiamo aspettato che ci fosse il momento giusto per farlo”.

La safety car ha cambiato la fase finale del GP, cancellando la possibilità che Leclerc potesse ambire al podio con una sola sosta…
“Charles era davanti a Verstappen ma con gomme più dure e avrebbe dovuto difendere posizione su Max. Questa è vero che è una pista in cui non è facile superare, ma nella ripartenza dalla safety car non avrebbe avuto il grip necessario per difendersi, per cui abbiamo preferito richiamarlo ai box. In altre circostanze magari poteva finire diversamente”.

Si dice che il T3 di Barcellona possa essere simile a Monte Carlo e per la SF90 non è una bella notizia…
“I due giorni di test saranno importati per esplorare questo limite della vettura. Poi Monaco è una gara a sé, indipendentemente dal fatto che ci siano curve molto lente. È una pista atipica, dove serve un set-up molto diverso da tutte le altre. Entrambi i nostri piloti sono molto forti su questo tipo di tracciato e lo saranno anche i loro avversari, per cui sarà una gara tutta da giocare”. 

Charles Leclerc, Ferrari SF90, guida Sebastian Vettel, Ferrari SF90
Sebastian Vettel, Ferrari SF90, lotta con Charles Leclerc, Ferrari SF90
Sebastian Vettel, Ferrari SF90 pit stop
Charles Leclerc, Ferrari, arrives on the grid
Charles Leclerc, Ferrari
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10 guida Valtteri Bottas, Mercedes AMG W10 as Sebastian Vettel, Ferrari SF90 chiude all'inizio della gara
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10 guida Valtteri Bottas, Mercedes AMG W10 as Sebastian Vettel, Ferrari SF90 chiude all'inizio della gara
Sebastian Vettel, Ferrari
Christian Horner, Team Principal, Red Bull Racing, parla con Mattia Binotto, Team Principal Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF90, guida Charles Leclerc, Ferrari SF90
Valtteri Bottas, Mercedes AMG W10, guida Max Verstappen, Red Bull Racing RB15, e Sebastian Vettel, Ferrari SF90
Sebastian Vettel, Ferrari SF90
Charles Leclerc, Ferrari SF90, Pierre Gasly, Red Bull Racing RB15, Kevin Magnussen, Haas F1 Team VF-19 e Romain Grosjean, Haas F1 Team VF-19, in lotta
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