Ferrari: dopo i bluff Mercedes nei test, tocca alla Rossa recitare la sua parte
Vettel quinto a otto decimi da Hamilton e Leclerc nono dietro anche alle due Renault: a giudicare dai tempi della seconda sessione di prove libere la Ferrari ha perso lo smalto spagnolo. In realtà la sensazione nel paddock è che anche a Maranello stiano facendo della pretattica.
Foto di: Joe Portlock / Motorsport Images
Il trauma (per gli avversari) è tutt’altro che elaborato. Dopo cinque stagioni di dominio assoluto, trovare due Mercedes in vetta alla prima classifica dei tempi dell’anno può rievocare traumi ancora molto freschi.
Per chi ha deciso di non anticipare la sveglia per assistere alla seconda sessione di prove libere completata oggi a Melbourne, i numeri possono sembrare allarmanti: 1’22”6 per le due Mercedes, con il gruppo degli inseguitori (formato da Verstappen, Gasly e Vettel) a otto decimi.
Ma anche a chi era sul circuito Albert Park qualche dubbio è sorto: ci risiamo? La Mercedes si è nascosta nei test pre-campionato per balzare alla ribalta nel primo giorno del primo weekend di gara?
“Allora che cos'era tutta quella caz… che non fossero a posto? – ha commentato Vettel con un po' di ironia, ma solo un po' – mi sembrano molto forti, molto più forti di quanto hanno sostenuto prima del weekend”.
I novanta minuti della sessione FP2 hanno in apparenza ribaltato il borsino dei favoriti, e Vettel non ha perso occasione per rigettare la palla nel campo degli avversari. Ma non è da escludere che anche nel box del Cavallino abbiano deciso di giocare allo stesso... gioco della Mercedes.
Ci può stare che il team campione del Mondo abbia bluffato decidendo di nascondersi, ci può stare che in realtà la W10 non sia quella descritta dai suoi uomini (una monoposto da cui estrarre ancora il potenziale necessario per battere la Ferrari), ma è impossibile che di colpo le due SF90 di ritrovino a distanze maggiori di quelle accusate dodici mesi fa.
Nel box del Cavallino hanno iniziato bene il lavoro nella sessione FP1, confermandosi sugli stessi tempi di Hamilton, poi nel turno pomeridiano qualcosa non ha funzionato. È probabile che le due Ferrari che abbiamo visto in pista nel pomeriggio di Melbourne fossero più conservative (mappa power unit e carichi di carburante), ma allo stesso tempo qualche imprevisto c’è stato, perché sia Leclerc che Vettel sono stati un po' sorpresi dal comportamento della monoposto.
Il problema maggiore è stato sull’anteriore, che di colpo ha perso quella guidabilità esaltata come la migliore dote della SF90.
“Ma non è un problema di gomme – ha chiarito Vettel – hanno funzionato come da programma. Non abbiamo avuto problemi di surriscaldamento, Charles ha faticato un po' di più con la mescola hard, ma credo che sia normale”.
Idee sul problema?
“Non conosciamo ancora le ragioni, ma le stiamo cercando - ha concluso Seb scherzando - se le trovate voi, fateci sapere qualcosa…”.
Dal box del Cavallino non sono trapelate informazioni, ma l’impressione è che il lavoro sul setup delle due monoposto non si sia sposato bene con l’evoluzione della pista di Albert Park (davvero notevole oggi), incluso un forte incremento del vento che già nel mattino ha creato qualche problema.
Consumare la pista di Barcellona con migliaia di chilometri è indubbiamente molto utile, ma può essere poco indicativo se una volta spente le monoposto le si riaccende su un asfalto cittadino con temperature più alte di venti gradi e con mescole di pneumatici differenti.
Per quanto le simulazioni siano una scienza in ascesa, qualcosa può sfuggire nel programma di lavoro datato giorno 1 della gara 1.
“Se mi chiedete se siamo nel panico rispondo no, non lo siamo – ha chiarito Leclerc - vedremo solo in qualifica dove saremo esattamente, penso che quella di oggi sia stata una sessione difficile, tutto qui".
"Sono abbastanza sicuro che identificheremo i problemi e troveremo la soluzione. Quindi ora si tratta di analizzare i dati e cercare di capire come migliorare domani”.
Fiducia confermata alla SF90, ma per Ferrari (e non solo) meglio cercare di evitare scossoni come quelli odierni, che rievocano fantasmi di anni tutt’altro che semplici di digerire.
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