Ferrari apre al futuro, ma si deve riscrivere il regolamento sportivo di F1
La Scuderia in Canada è stata punita leggendo il libro delle regole, mentre in Austria ha prevalso la logica "racing" quando la squadra del Cavallino era vittima e non carnefice. E' positivo aprire allo spettacolo, ma mettendo mano alle norme senza gentleman agreement.
Foto di: Andrew Hone / Motorsport Images
Da una parte c’è la logica “racing”, dall’altra il libro delle regole. Per la seconda volta nell’arco di un mese il collegio dei Commissari Sportivi di un Gran Premio di Formula 1 (mai così sotto pressione come di questi tempi) ha dovuto prendere una decisione destinata a spaccare le opinioni degli appassionati ed anche degli stessi addetti ai lavori. Un mestiere difficile, ma di cui non si può fare a meno per garantire il corretto svolgimento di una gara.
A Montreal l’approccio degli stewards era stato legalista, ovvero con il regolamento applicato alla lettera, e Sebastian Vettel è stato condannato a perdere il Gran Premio del Canada dopo essere transitato sotto la bandiera a scacchi da vincitore. Carta canta ed, infatti, la Ferrari si è ritrovata ad incassare anche il “no” alla richiesta di revisione del caso.
Un mese dopo è stata ancora la stanza che accoglie i commissari a partorire il nome del vincitore di un Gran Premio, ed anche in questo caso con una dinamica dell’episodio incriminato che si presta ad interpretazioni. Sempre la logica “racing” contro il libro delle regole, ma a sorpresa nella serata di Spielberg ad avere il sopravvento è stata quella visione “racing” che a Montreal aveva dovuto inchinarsi davanti al regolamento sportivo.
Eppure non risultano essere stati apportati cambiamenti al “2019 Formula One Sporting Regulations”, ovvero il discusso libro delle regole. Commentando la decisione del collegio dei Commissari Sportivi in servizio al Red Bull Ring, Mattia Binotto ha sottolineato che la Ferrari si è schierata con chi auspica una maggiore libertà d’azione per i piloti, argomento tra l’altro che non trova esponenti della fazione contraria, almeno pubblicamente.
È un segnale forte quello della Ferrari, ma serve che tutto venga codificato al più presto nel regolamento sportivo, perché altrimenti il rischio è di imbattersi in nuovi Collegi formati da legalisti che si muoveranno come hanno fatto un mese fa i colleghi in servizio a Montreal.
Dare un’indicazione è una cosa, formalizzarla è tutt’altra. Serve una revisione del regolamento sportivo, procedura tutt’altro che semplice e men che meno rapida. E nel frattempo? È realistico pensare che possa funzionare un gentleman agreement non supportato da regole ufficiali?
Al momento la Ferrari ha incassato il lato negativo della vecchia gestione (sperando che sia davvero vecchia) e quello della nuova, il tutto in un mese. Ora però serve la certezza che la pagina voltata a cui ha fatto riferimento Binotto sia messa nero su bianco. Perché se dopo il danno e la beffa, se ci fosse un terzo capitolo diventerebbe a tutti gli effetti una presa in giro, per la Formula 1 ma soprattutto per la Ferrari...
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