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Fangio: ricordo del pilota che ha scritto la storia della F1

Prima che Michael Schumacher e Lewis Hamilton raggiungessero l'incredibile record di 7 titoli mondiali, Juan Manuel Fangio è stato il re indiscusso della F1. Nigel Roebuck ricorda il campione argentino.

Juan Manuel Fangio, Maserati 250F

Juan Manuel Fangio, Maserati 250F

Michael Tee / Motorsport Images

Il marrone del casco replica non era abbastanza scuro, ma non importa: il trofeo della pole position consegnato a Valtteri Bottas in Messico era qualcosa di speciale, e Valtteri – da sempre simbolo della finlandese - aveva una crepa nella sua voce nel momento in cui lo ha ricevuto da Jackie Stewart. Il potere di Juan Manuel Fangio resiste e resterà sempre.

"Il più grande pilota che sia mai vissuto", ha commentato Stewart, e molti sarebbero d'accordo. Una volta, a Interlagos, lo vidi toccare Senna sulla spalla e Ayrton - momentaneamente infastidito - si girò e quando lo riconobbe, con le lacrime agli occhi, mise le braccia intorno al vecchio che era il suo dio terreno.

Sir Jackie Stewart consegna a Valtteri Bottas, Mercedes, il Fangio Award

Sir Jackie Stewart consegna a Valtteri Bottas, Mercedes, il Fangio Award

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Ho incontrato Fangio per la prima volta a Monaco nel 1971, la mattina dopo il gran premio. Fuori dal Rampoldi's, un vecchio e grazioso ristorante sulla discesa della piazza del Casinò, sembrava ci fosse molta attività e sono entrato per dare un'occhiata.

Il posto era pieno di gente del cinema e in mezzo a loro, seduto tranquillamente a un tavolo, c'era il grande Juan Manuel. Con coltelli, forchette e modellini di automobili, stava ripercorrendo vecchie battaglie per un prossimo film biografico. Sono rimasto incantato e lui deve averlo notato perché quando c'è stata una pausa nelle riprese mi ha fatto cenno di avvicinarmi.

Juan Manuel Fangio, Mercedes W196

Juan Manuel Fangio, Mercedes W196

Photo by: Motorsport Images

“Chi, io?”. Dopo aver riacquistato il dono della parola, gli ho detto che ero un giornalista, nuovo del mestiere, e più tardi, prima di stringergli la mano, ci siamo scambiati i bigliettini da visita. In seguito, straordinariamente, si ricordò del mio nome anche se con un tocco spagnolo: "Niguel".

Anche se ho incontrato Fangio molte volte nel corso degli anni, solo una volta l'ho intervistato. Nel giugno 1979 venne in Inghilterra per guidare una Mercedes-Benz W125 nel Gunnar Nilsson Memorial meeting a Donington Park, e il sabato mattina ci incontrammo al leggendario Steering Wheel Club a Curzon Street.

Come sempre il tranquillo maestro – all’epoca 68enne - è stato assolutamente affascinante. Ha iniziato presentandomi la nostra interprete, una signora spagnola estremamente attraente, e chiaramente questo non gli era sfuggito.

Nel corso della chiacchierata ho detto qualcosa sui compagni di squadra, sui giochi fatti dai piloti per ottenere un trattamento preferenziale, e Fangio si è messo a ridere. Niente di nuovo sotto il sole.

"A Monza nel 1953, la mia Maserati aveva una vibrazione terribile per tutta la durata delle prove, e non poteva essere sistemata. In ogni squadra per cui ho guidato ho fatto in modo di avere i meccanici dalla mia parte dando loro il 10% dei premi di ogni mia vittoria”.

"La notte prima della gara mi lamentai di nuovo della vibrazione e la domenica fu miracolosamente sistemata e vinsi! Non ho idea di come abbiano risolto il problema", disse, con gli occhi scintillanti.

Juan Manuel Fangio, Alfa Romeo; Bob Gerard

Juan Manuel Fangio, Alfa Romeo; Bob Gerard

Photo by: Motorsport Images

Ogni grande pilota vive nel corso della sua carriera un giorno speciale e quello di Fangio arrivò al Nurburgring nel 1957. Dopo una lunga sosta ai box, il suo inseguimento alle Ferrari di Mike Hawthorn e Peter Collins - nel corso del quale abbassò il suo record sul giro di 24 secondi - è entrato nella leggenda.

Durante l’intervista ricordava quel giorno con sollievo: "Anche ora, parlando con voi più di 20 anni dopo, sento la paura quando penso a quella gara. Ho amato il Nurburgring più di qualsiasi altro circuit e credo che quel giorno l'ho conquistato, ma forse, in un altro giorno, sarebbe stato lui a conquistarmi. L'anno successivo Collins morì lì...”.

"Avevo una strana sensazione dopo quella gara. Non avevo mai guidato così prima e sapevo che non l'avrei mai più fatto. La mia Maserati non era molto potente, ma era una bella macchina da guidare e sentivo di poterle far fare qualsiasi cosa. Tutti hanno sempre detto che è stata la mia gara migliore, e hanno ragione".

Juan Manuel Fangio

Juan Manuel Fangio

Photo by: Motorsport Images

Quando gli ho chiesto se è stata anche la più difficile Juan Manuel ha sgranato gli occhi: "Oh, quella più difficile è stata il Gran Premio d'Argentina nel 1955. Faceva così tanto caldo che alcuni piloti si ritirarono dalla corsa collassando. Mi sentivo male come loro, ma l'ho superato immaginando di essere immerso nella neve fino alla vita...".

Fu alla fine del 1957 che Fangio, campione del mondo per la quinta volta, decise di fermarsi. "Avevo 46 anni ed ero molto stanco dopo tutti quegli anni di corse e viaggi. Ho amato la mia carriera di pilota, ma non mi è mancata quando ho smesso perché avevo dovuto compiere molti sacrifici necessari per rimanere al top”.

"Durante il mio periodo sono morti circa 30 piloti. Anche se non ho permesso che questo mi influenzasse, la mia tristezza aumentava ogni volta. Correre è bello quando si è pieni di entusiasmo, ma quando diventa un lavoro si dovrebbe smettere. Alla fine del 1957 stava diventando un lavoro...".

Ventiquattro ore dopo il nostro incontro guidò la Mercedes a Donington. Quando uscì dalla chicane al suo primo giro - non avendo familiarità con la macchina e il suo motore da 5,6 litri - schiacciò l'acceleratore un po' troppo presto.

Il retrotreno ha iniziato ad imbizzarrirsi e per un attimo abbiamo trattenuto il respiro temendo che stesse per fare una figuraccia. Non avremmo dovuto preoccuparci. In un battito di ciglia aveva controllato quella derapata. Vicino a me sul muretto dei box, Dan Gurney e Mario Andretti gridavano come scolaretti.

Avrebbe corso per l'ultima volta a Reims nel 1958, soprattutto per fare un favore alla Maserati alla quale era molto affezionato.

"Ho avuto molto tempo per pensare in quella gara, perché il tracciato di Reims era principalmente rettilineo, e ho pensato alla mia carriera, a come ero arrivato in Europa per un solo anno senza aspettarmi di vincere una gara e alla fine sono rimasto 10 anni e ho vinto cinque campionati del mondo!”.

"Quel giorno, però, mi chiedevo cosa stessi facendo. Quando ho smesso di correre sono stato nominato presidente di Mercedes-Benz Argentina. Io, un ragazzo di una piccola città...". Un colosso di pilota, un signore modesto e incantevole.

Juan Manuel Fangio, Karl Kling, Mercedes-Benz W196.

Juan Manuel Fangio, Karl Kling, Mercedes-Benz W196.

Photo by: Motorsport Images

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