Vettel duro: "In F1 vincere più di 50 GP non conta niente"
Il pilota tedesco dopo la presentazione dell'Aston Martin AMR21 si è lasciato andare ad alcune considerazioni che danno il segno di come affronterà la stagione 2021: "Secondo il pensiero corrente la prestazione di un pilota viene giudicata solo dal risultato degli ultimi due GP. Avere una carriera alle spalle non conta niente e allora non mi voglio far condizionare sapendo che il tempo cancella quello che si è ottenuto. Alla fine ci siamo io e la squadra".
Magari non sempre, ma spesso Sebastian Vettel va dritto al punto. In occasione della presentazione dell'Aston Martin, l’ex ferrarista ha puntato il dito contro una Formula 1 che ‘va molto veloce’.
Seb ha chiarito subito che non intendeva evidenziare le performance della monoposto, ma la rapidità con cui cambiano i giudizi di una parte del pubblico e degli stessi addetti ai lavori. Due gli aspetti sottolineati da Vettel: la velocità con cui si dimenticano i campioni, ma soprattutto quella con cui si ridimensiona il percorso di un pilota.
In merito al secondo punto le sue parole sono state molto chiare.
“Le valutazioni che vengono fatte su un pilota ormai si basano sui risultati ottenuti negli ultimi due Gran Premi – ha sottolineato Vettel - puoi venire dal nulla ed essere giudicato un eroe dopo un paio di buone gare. Al contrario, come nel mio caso, puoi avere più di 50 vittorie all’attivo ed essere giudicato nella media. È così che va oggi”.
Un messaggio indirizzato a chi ha criticato il suo rendimento nelle stagioni 2019/2020, anni in cui lo stesso Vettel ha spiegato di non essere stato contento dei suoi risultati.
Seb ha tradotto in parole un sentimento che hanno provato anche altri campioni. E sembra calzare anche nel caso dello stesso Hamilton, a cui è bastata la gara di assenza in Bahrain (a causa del Covid) per vedersi piovere addosso dei punti interrogativi dopo l’ottimo weekend disputato da George Russell al volante della sua monoposto.
Vettel ha poi sottolineato il suo disinteresse in quello che viene indicato come il pensiero comune, l’opinione che resta sulla carriera di un pilota dopo il suo ritiro. Ma in questo caso, anche se l’analisi è di fatto molto cruda, Seb ha concluso che è nella natura delle cose, ed è sempre stato così.
“Non mi interessa quello che pensa la gente – ha spiegato - il nostro mondo guarda sempre avanti, il che è positivo, non si può restare fermi nel passato, altrimenti saremmo ancora qui a parlare di Juan Manuel Fangio come il Dio di tutti i piloti".
"Penso che sia stato un grandissimo, un pilota molto speciale, ma se chiediamo oggi a un quindicenne chi è Juan Manuel Fangio non credo che arrivi una risposta, e questo alla fine non è sbagliato, nel senso che il tempo passa e passerà ancora”.
“Sono certo che quando dirò addio alla Formula 1 sarò dimenticato molto rapidamente, e mi sta bene, penso che sia giusto così – ha concluso Seb - questo è anche il motivo per cui non sono troppo preoccupato dal dover dimostrare qualcosa alle persone e mi concentro solo su chi ho di fronte e su me stesso".
"Non voglio sembrare egoista o arrogante, ma alla fine siamo io e la squadra. Ampliando un po' ci sono le persone che mi supportano e che mi hanno dato molto negli ultimi dieci anni, standomi accanto indipendentemente dall’ultimo risultato ottenuto”.
Aston Martin AMR21 dettaglio delle pance e dei deviatori di flusso
Photo by: Aston Martin Racing
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