F1 | Las Vegas promossa, ma occhio ai correttivi necessari
La gara organizzata da Liberty Media nel Nevada ha sconfessato i detrattori della prima ora, capitanati da Max Verstappen, perché alla fine il risultato della pista si è preso l'attenzione che meritava, andando oltre il mastodontico show che è stato allestito per attrarre gli americani. Da rivedere gli orari: è un GP Usa a tutti gli effetti e come tale va trattato. Non ha senso inseguire gli orari europei, sottoponendo l'intero Circus a inutili tour de force con il rischio di stressare tutto il sistema.
Per quanto si tenda a considerare il contorno come il piatto forte, la Formula 1 ha ancora il suo clou nell’azione in pista. Non erano necessarie conferme in questo senso, ma comunque Las Vegas ha ribadito l’ordine delle cose, grazie ai cinquanta giri di gara che hanno messo a tacere coloro che erano pronti a dar fuoco ai cannoni per vedere crollare a picco la grande scommessa di Liberty Media.
La Formula 1 è uno sport atipico, ha nel suo Dna la sfida continua verso nuovi orizzonti tecnici, eppure ha in seno anche una parte di sostenitori ultraconservatori, pronti a scagliarsi contri qualsiasi novità, sia essa sportiva, tecnica o organizzativa.
Photo by: Andrew Ferraro / Motorsport Images
Max Verstappen, Red Bull Racing RB19
Las Vegas è stato un esempio. Criticata prima ancora che avesse inizio, da Max Verstappen e da una falange di detrattori contrari a prescindere ad un evento che di fatto non ha tolto spazio a nessuno, aggiungendo e non sostituendo. Una sorta di rabbia che ha trovato terreno fertile sui social, realtà purtroppo non ignorabile soprattutto da chi ci ha investito sfruttandone l’ondata positiva senza considerare che prima o poi arriva anche il riflusso. Si è venduta l’idea che Vegas sia destinata a diventare la linea guida della Formula 1 del futuro, che lo show pre-weekend sia ad un passo da sostituire la gara stessa, che Liberty Media sia pronta a rendere i piloti dei clown (copyright Max Verstappen).
Concluso il weekend, emergono valutazioni più concrete. L’ingresso nel calendario di tappe come Qatar, Arabia Saudita e Las Vegas ha consentito a Liberty Media di allentare un po' la pressione con i promoter di gare storiche come Spa e Monza, non in grado di garantire anche solo un terzo delle cifre pagate dalle nuove sedi. La cassa alla fine è una sola, se certe tappe sono in grado di versare di più, a beneficiarne indirettamente è anche chi non può superare certe somme. Questo è, almeno per ora.
I punti in sospeso per il futuro di Las Vegas
La Formula 1 ambisce ad una visione globale, ma se si parla di comodità di orari è impossibile accontentare il pubblico dell’intero globo. Las Vegas, come evento in sé, è pensato con l’approccio americano per il pubblico americano, e trattandosi di un evento all’anno Liberty Media deve avere il coraggio di crederci fino in fondo. La ricerca del compromesso che non scontentasse il pubblico europeo ha portato ad un programma con orari massacranti per chi lavorava in pista, esponendosi a grandi rischi in caso di eventi straordinari.
Il caso ha voluto che lo straordinario sia arrivato dopo soli otto minuti di attività in pista nella sessione FP1. Sul caso ‘tombini’ si è detto e scritto molto, e se cataloghiamo quanto avvenuto come una circostanza sfortunata che può accadere su un circuito cittadino (anche se esiste personale sia nel fronte organizzativo che presso la FIA delegato a sorvegliare questi aspetti) resta comunque una forzatura vedere una sessione di prove libere disputarsi tra le 02:30 e le 04:00 del mattino. La reazione negativa innescatasi ha comportato la necessità di sfollare le tribune (il personale di servizio d’ordine terminava il turno di lavoro alle 02:00) con un danno di popolarità ed immagine importante.
Se l’obiettivo di Las Vegas è soprattutto quello di fare breccia nel pubblico statunitense, una sessione di prove all’alba e una gara in tarda serata (la partenza è stata all’una di notte sulla east cost) non è proprio il massimo.
L'amministratore delegato del Gran Premio di Las Vegas, Renee Wilm, ha confermato che la scelta degli orari è figlia di un compromesso per permettere ai fan europei di poter guardare la gara “con una tazza di caffè alle sei o alle sette del mattino, ovvero come facciamo noi negli Stati Uniti quando ci sono le gare europee”.
Un compromesso che probabilmente non soddisfa entrambe le parti dell’Oceano, e che di sicuro complica il lavoro di chi è in pista. Una partenza della gara alle 17 locali (mezzanotte in Europa) sarebbe da valutare in vista delle prossime edizioni, ma in generale la priorità dovrebbe essere quella di permettere il massimo localmente, ovunque la Formula 1 faccia tappa, e soprattutto se la tappa è nel paese in cui si intende far breccia.
Un altro aspetto migliorabile è la collocazione in calendario. Una delle gare più faticose in assoluto è stata collocata in sequenza con il Gran Premio di Abu Dhabi, distante ventidue ore di volo. Sarà così anche il prossimo anno, visto che dopo Las Vegas ci sarà il Gran Premio del Qatar, seguito a sua volta dalla tappa finale di Abu Dhabi.
Una tripla così impegnativa al termine di una stagione con ventiquattro Gran Premi è davvero l’unica soluzione possibile? Alla fine andrà tutto bene, perché la macchina organizzativa della Formula 1 è incredibile come le monoposto che vediamo in pista, ma ci sarà sempre un piccolo rischio che la stanchezza possa essere causa di un errore o un imprevisto. È da mettere in conto.
Photo by: Erik Junius
Verstappen infila la Ferrari di Leclerc durante il GP di Las Vegas accompagnando il monegasco nella via di fuga
Il messaggio di Verstappen
La gara più bella del 2023 (impresa non titanica, ma comunque così è) ha spazzato via quasi tutto, ma i giorni che hanno preceduto il Gran Premio di Las Vegas sono stati condizionati da un Max Verstappen, arrivato in Nevada in versione bombardiere, al motto di “1% sport, 99% show”, riferendosi all’evento che si apprestava ad iniziare. Christian Horner ha cercato di ricucire lo strappo, rivelando che Max si trova a disagio in tutte le attività che esulano da quelle in pista, ma poi è stato lo stesso Verstappen a spiegare (questa volta argomentando).
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Il DJ Martin Garrix si esibisce dopo la cerimonia del podio
“Non trovo molto senso nel venire ad un Gran Premio solo per fare festa o vedere lo spettacolo di un DJ, voglio dire, questo puoi farlo in tutto il mondo, puoi andare a Ibiza no? Onestamente non mi piace pensare che ci siano dei fan che vengono in pista a bere qualche drink con i loro amici senza in realtà capire cosa stiamo facendo e cosa stiamo mettendo in gioco per esibirci al nostro meglio. Adoro Las Vegas, ma non è qui che voglio guidare una macchina di F1”. Max non dice cose senza senso, tutt’altro, ma stona che non lo abbia detto alla vigilia del suo Gran Premio d’Olanda o del Gran Premio d’Austria, dove gli ‘orange’ concentrati sull’attività in pista non erano una grandissima percentuale.
Las Vegas non ha accolto sulle tribune (e nell’immenso paddock club) il pubblico di Silverstone o gli appassionati di Monza, ma se l’accesso alle piste fosse riservato ai soli grandi appassionati di motorsport, vedremmo meno della metà degli spettatori che ogni anno frequentano i Gran Premi di Formula 1.
Non scopriamo nulla nel dire che negli USA la Formula 1 è uno sport di nicchia, è questa la grande scommessa di Liberty Media. Pretendere oggi di avere le tribune di Miami e Las Vegas zeppe di iper-appassionati è pura fantasia, al momento i sold-out sono garantiti dal pacchetto, che abbina al Gran Premio anche altre attività che rappresentano un costo per chi organizza il tutto. È una fase di semina, poi arriverà il momento in cui la Formula 1 si proporrà da sola, senza supporti, e a quel punto si capirà se l’investimento sarà riuscito o meno.
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