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Formula 1 GP d'Olanda

F1 | Dati: Red Bull riferimento, Ferrari in affanno sugli assetti

La prima giornata di azione in pista si è chiusa con una lotta al vertice tra McLaren e Red Bull alla ricerca della miglior finestra di set-up, con l'obiettivo di risolvere anche quei piccoli dettagli che possono fare la differenza su un tracciato tecnico come quello di Zandvoort. Se davanti i team hanno chiuso con il sorriso, dietro la Ferrari sembra in difficoltà, in quello che probabilmente è stato il peggior venerdì della stagione, soprattutto per il comportamento imprevedibile della SF-23.

Carlos Sainz, Ferrari SF-23

Dopo quasi un mese lontana dai campi di gara, la F1 è finalmente tornata in pista per il primo appuntamento successivo alla pausa estiva, seppur non a Spa-Francorchamps, “classica” tappa che fino alla passata stagione rappresentava il riaccendersi dei motori dopo la sosta. Infatti, quest'anno per esigenze di calendario la scelta è ricaduta su Zandvoort, circuito angusto ma anche estremamente tecnico, grazie alle caratteristiche che combinano tratti lenti a zone ad alta velocità, a cui si aggiungono le peculiari zone con il banking.

Il tracciato in sé non è particolarmente lungo e ciò ha aiutato anche a mantenere compatti i distacchi, tanto che al termine della FP2 erano racchiusi ben dodici piloti in poco più di sei decimi. Non è un caso che durante le interviste tutti i portacolori delle varie squadra abbiano menzionato quanto sarà centrale riuscire a mettere insieme un giro pulito in qualifica, in modo da non ritrovarsi nel traffico già nelle prime fasi di gara.

Una sfida che, all’apparenza, può sembrare semplice, ma che in realtà racchiude numerose problematiche. In primis la questione assetto: al di là della configurazione alare tendente al massimo carico, le squadre lavorano molto sulle altezze da terra, cercando il giusto compresso tra tutti i vari settori della pista. In secondo luogo c’è il tema gomme: durante le libere non si è riscontrato un consumo particolarmente marcato, soprattutto sui compound più duri, ma Pirelli ha riscontrato degrado termico sulla mescola più morbida, che tende anche a surriscaldarsi durante il giro singolo.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB19

Max Verstappen, Red Bull Racing RB19

Photo by: Dom Romney / Motorsport Images

Zandvoort rientra in quei tracciati considerati ad alta energia, che impone grande stress sugli pneumatici, per cui è importante individuare con quali modalità gestire la gomma durante l’intero arco del giro. Per sabato e domenica ci si aspetta temperature più basse, il che dovrebbe dare una mano soprattutto a quei team che tendenzialmente mostrano prestazioni migliore con il freddo. Infine, altrettanto centrale sarà il tema dell’evoluzione della pista, che non sarà costante durante l’arco del weekend: senza contare la probabile pioggia, generalmente il vento tende a trasportare la sabbia e a sporcare nuovamente la pista in nottata, per cui l’asfalto tenderà a pulirsi durante la giornata stessa.

Questi elementi hanno reso la prima giornata di azione in pista particolarmente positiva o estremamente difficile da interpretare per alcune squadra. Da una parte McLaren, Red Bull e, in parte, Mercedes, escono con un sorriso dal venerdì olandese, mentre la Ferrari arranca alle prese con una coperta corta che ha palesato nuovamente i suoi punti deboli.

Red Bull si pone come riferimento, McLaren apre la sfida

Osservando i dati telemetrici, così come era già successo in altri appuntamenti, su quei tracciati in cui serve carico aerodinamico, ma che non sono ricchi di curve ad ampio raggio, la MCL60 ha mostrato buon qualità, ripercorrendo quanto si era già visto a Budapest. All’opposto, per Red Bull questa rappresenta una delle piste dove può essere maggiormente vulnerabile sul giro secco, con distacchi meno pronunciati rispetto ad altre tappe del mondiale, non solo per la lunghezza del tracciato, ma anche per le sue caratteristiche. Mettendo a confronto i due migliori giri della sessione, infatti, si può apprezzare dalle tracce telemetriche come la RB19 sia stata più competitiva in quei tratti che richiedono appoggio aerodinamico e dove si tende a sfiorare l’asfalto a causa dei numerosi bump che caratterizzano l’asfalto. Nel settore centrale, da curva sette fino alla dieci è terreno di caccia per la Red Bull, seppur McLaren non ha sfigurato, tenendo il passo.

Confronto telemetrico FP2 Olanda - Norris Verstappen

Confronto telemetrico FP2 Olanda - Norris Verstappen

Photo by: Gianluca D'Alessandro

La prima differenza la si può notare in inserimento di curva uno, con un approccio più aggressivo da parte di Norris, il che gli permette di ritardare parzialmente la frenata e portare non solo maggior velocità a centro curva, ma anche nella prima fase di ingresso. Uno scenario simile lo si può apprezzare anche in curva tre, la prima che evidenzia un banking importante, dove Verstappen anticipa ancora una volta la frenata nonostante sia arrivato al punto di staccata con velocità superiori, mentre il britannico cerca ancora una volta di portare maggior spunto all’interno della curva, giocando poi con il pedale per aiutare la fase di rotazione. Osservando i migliori settori, è proprio con questi elementi caratteristici che l’alfiere della McLaren è riuscito a stampare il crono più veloce nel primo intertempo, rifilando quasi un decimo alla concorrenza.

L’aspetto interessante è che, quantomeno al venerdì, nel primo settore la MCL60 si è confermata anche molto rapida in allungo aumentando il proprio vantaggio virtuale di qualche metro. Questo quantomeno fino all’inizio di uno dei tratti più complicati del tracciato, quello che va da curva sette a curva dieci, in cui conta avere una buona stabilità, tanto appoggio aerodinamico e un anteriore preciso, specie per l’inserimento in curva nove. La differenza principale la si è riscontrata soprattutto nella percorrenza del lungo curvone della sette, dove Max Verstappen (e in parte Sergio Perez) è riuscito a fare portare circa 6 km/h in più, portandosi dietro questo vantaggio anche in fase di uscita sul breve allungo prima di curva otto.

L’ultimo settore mostra invece interpretazioni differenti alla chicane, che nella giornata di venerdì ha colto di sorpresa tanti piloti. Mentre Verstappen riesce a trovare un approccio più deciso in ingresso, Norris si è dimostrato più incisivo nella seconda parte della chicane, nella fase di rotazione dopo il cambio di direzione, garantendosi anche una buona fase di trazione sul breve allungo che porta a curva tredici. Da lì in poi, le doti di efficienza aerodinamica hanno tornato a giocare a favore della Red Bull, ma con distacchi davvero riditti. Basti pensare, infatti, che i migliori nove parziali registrati nel terzo settore sono racchiusi in poco meno di un decimo, a dimostrazione di quanto si giochi anche sui millesimi.

Lando Norris, McLaren MCL60

Lando Norris, McLaren MCL60

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

La sensazione è che, come spiegato anche da Verstappen, la Red Bull debba ancora risolvere qualche dettaglio nelle curve a media velocità del primo settore che non gli ha permesso nemmeno di centrare il proprio ideal lap, circa un decimo più rapido dei rivali, come è invece riuscito Lando Norris.

Se davanti si guarda con grande fiducia alla giornata di sabato, senza escludere una Mercedes che ha denotato grande fiducia dopo le libere del venerdì, qualcosa di inusuale per un team che tendenzialmente migliora in modo importante tra le varie sessioni, nelle retrovie ci sono tanti dubbi e domande. La SF-23 ha iniziato il fine settimana olandese con il piede sbagliato, anche se il Team Principal Frederic Vasseur ha tentato di smorzare i toni sottolineando di aver completato molti test compartivi. In effetti, soprattutto con Robert Shwartzman, ciò trova conferma nel programma svolto in FP1, anche se il giovane rookie non ha negato che la monoposto di questa stagione sia una delle più difficili mai guidare in carriera.

Sin dalla FP1 la Rossa ha dimostrato di avere buone velocità in allungo e sui tratti full-throttle, soprattutto prima dell’ingresso in curva 7 dove, ad esempio, Charles Leclerc arriva con circa 5 km/h di vantaggio sulla coppia Norris-Verstappen. Il problema di fondo è che il gap si riduce solo in quei tratti, come in uscita dalla dieci oppure sull’ultimo rettilineo, dove può sfruttare un assetto leggermente più scarico rispetto ai rivali. A dire il vero, infatti, nella prima sessione di libere il monegasco aveva anche provato una soluzione più carica, ma per la sessione del pomeriggio si è poi deciso di tornare sulla configurazione montata a inizio FP1.

Confronto telemetrico FP2 Olanda - Leclerc Verstappen

Confronto telemetrico FP2 Olanda - Leclerc Verstappen

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Un aspetto ben evidente, tuttavia, è stato lo scarso feeling trasmesso ai piloti, così come la poca stabilità in curva della SF-23, evidente soprattutto nel primo e nel secondo settore. I problemi si denotano già in ingresso di curva uno per poi ampliarsi prima del punto di staccata di curva tre. Se fino a curva sette le doti velocistiche aiutano a fare la differenza permettendo di recuperare sugli avversari, da quel punto della pista in poi si notato tutti i limiti di un venerdì da “Profondo Rosso”. In un tratto ricco di sconnessioni, la monoposto di Maranello tende a scomporsi, accentuando poi i problemi ulteriori problemi che si presentano in inserimento curva. In mattinata Leclerc si era lamentato del sottosterzo, ma ciò era in parte dovuto anche al fatto che la pista fosse molto sporca e che le gomme più dure mostrassero qualche segnale di fatica in più in fase di warm-up.

Che la SF-23 non abbia fatto dell’avantreno il suo punto di forza non è una novità, ma nel corso della sessione si sono visti anche tanti interventi di sovrasterzo in fase di franata, con i piloti costretti a dover abortire il giro per alcuni errori alla staccata della dieci o della chicane successiva, con Carlos Sainz finito nella via di fuga in ghiaia.

Mettendo insieme un giro pulito, perché il suo miglior tempo è arrivato anche con una gomma che ormai aveva anche già due tentativi abortiti alle spalle, il monegasco avrebbe potuto scalare la classifica di qualche posizione, ma con podio virtuale ancora molto distante. Nonostante il progetto italiano in altre occasioni avesse già mostrato i suoi limiti, probabilmente la giornata di Zandvoort ha rappresentato anche il venerdì più complesso della stagione fino a questo momento, con una vettura a tratti imprevedibile e difficile da guidare. Sarà fondamentale il lavoro al simulatore, perché anche pochi centesimi potrebbero aiutare a fare la differenza.

 

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