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Analisi
Formula 1 GP dell'Arabia Saudita

F1 | Telemetrie: Leclerc brilla nel 1° settore, ma Red Bull vola

Anche senza Max Verstappen, la Red Bull centra la pole position grazie a Sergio Perez grazie a una RB19 veloce ovunque, in particolare sui rettilinei dove brillano le doti di efficienza aerodinamica e della PU Honda. Leclerc brilla provando a tenere il passo nel primo settore, come evidenziando anche le telemetrie, ma nel terzo intertempo Red Bull è imprendibile.

Charles Leclerc, Ferrari SF-23

Sulla stessa pista dove nel 2022 era arrivata la sua prima pole position in carriera, un anno dopo Sergio Perez non ha tradito le aspettative, sfruttando al meglio una ghiotta occasione che gli ha permesso di centrare la sua seconda partenza dal palo a Jeddah.

Sul velocissimo tracciato saudita, la Red Bull ancora una volta ha impressionato, sfoderando un misto tra rapidità in curva e velocità sui rettilinei difficile da eguagliare per gli avversari, confermandosi il pacchetto più completo della griglia.

Senza Max Verstappen, bloccato da un guasto tecnico in una cavalcata verso una pole che sembrava scontata, gli occhi si sono posati sul messicano, il quale ha messo ancor più in risalto le doti della RB19 su un tracciato cittadino su cui tendenzialmente ha sempre ben figurato.

Ma il decimo e mezzo rifilato a Charles Leclerc, battuto proprio dal messicano come l’anno passato, racconta più dello stato di forma della Rossa che di quello del team di Milton Keynes. Se dodici mesi fa la Ferrari lottava per la pole, seppur con tutti le circostanze del caso, oggi la SF-23 deve guardarsi alle spalle, perché quei 155 millesimi raccontano solamente una storia a metà.

Se Perez non avesse commesso un errore alla prima curva del secondo tentativo arrivando lungo in staccata, dopo aver mal giudicato il punto di frenata al fine di sfruttare la scia di un'altra vettura, il passivo probabilmente avrebbe potuto essere più pesante.

Non è un caso che nelle interviste il Ferrarista abbia definito il suo sabato come una giornata a metà, divisa tra la soddisfazione per un giro al limite, l’ennesima magia che trova le sue note migliori dalla camera onboard che dal punto di vista del cronometro, e la consapevolezza che Red Bull continui a essere categoria in una sé stante.

Il tempo registrato nel primo settore, seppur non il miglior in assoluto, è il riassunto perfetto: veloce, in sintonia con la monoposto, specie rispetto a Carlos Sainz che ha invece patito le difficoltà nel mandare in temperatura gli pneumatici, ma i cui sforzi vengono "vanificati" da una vettura che deve trovare ancora una sua identità.

Il poleman Sergio Perez, Red Bull Racing, arriva al Parco delle Ferme

Il poleman Sergio Perez, Red Bull Racing, arriva al Parco delle Ferme

Photo by: Steven Tee / Motorsport Images

Red Bull ancora punto di riferimento sui rettilinei

Se un anno fa la RB18 aveva pagato una certa carenza di carico e un peso eccessivo che limitavano l’agilità in curva, la nuova monoposto ha trovato forza anche su quei punti deboli che avevano limitato la vettura della scorsa stagione. Gli ingegneri di Milton Keynes hanno saputo aggiungere carico efficiente, senza vanificare le ottime velocità di punta, che anche in questa campionato sono rimaste tra le più altre della griglia.

Nel suo giro più veloce, infatti, sul rettilineo principale Perez ha toccato quota 329 km/h, senza evidenziare alcun segno di derating, ad ulteriore conferma della bontà in termini di erogazione dell’ibrido da parte della Power Unit Honda.

Un aspetto che, invece, è stato ben presente sulla Rossa durante tutto l’arco del weekend, anche in modalità qualifica, con un leitmotiv che ormai si ripresenta ciclicamente ad ogni appuntamento in cui la parte elettrica deve fare la differenza.

Telemetria Qualifiche, GP dell'Arabia Saudita, Perez-Leclerc

Telemetria Qualifiche, GP dell'Arabia Saudita, Perez-Leclerc

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Infatti, nonostante il passo in avanti in termini di mappature rispetto al venerdì sia stato evidente, arrivando a sfiorare i 327 km/h contro i 319 delle libere, nell’ultima parte degli allunghi la SF-23 paga sempre un piccolo calo di velocità. Un dato che trova una spiegazione nel fatto al venerdì Ferrari si fosse concentrata più sulla lunga distanza che sulle simulazioni da qualifica.

Rimane, tuttavia, un aspetto interessante da segnalare: sul rettilineo che precede l’ultima curva, le tracce telemetriche di entrambi i piloti del Cavallino presentano un ampio distacco da quelle della Red Bull, non solo in termini di velocità massima, ma anche di progressione, che invece non si riscontra negli altri due allunghi.

Ciò potrebbe indicare che, per quanto l’ibrido effettivamente lavori in quel tratto, al fine di non giungere sotto il 20% in termini di carica totale, la Rossa gestisca in maniera differente e più parsimoniosa l’energia a disposizione. Qualcosa che, invece, non concerne la Power Unit Honda, che si può permettere di non perdere performance in allungo rinunciando a qualcosa in termini di spunto. Osservando i parziali complessivi, Perez ha infatti ottenuto il miglior crono assoluto nel terzo intertempo, rifilando oltre un decimo al resto della griglia.

Charles Leclerc, Ferrari SF-23

Charles Leclerc, Ferrari SF-23

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Leclerc fa la differenza nel primo settore

Il primo intertempo del tracciato di Jeddah è senza dubbio quello più complesso per i piloti, alla ricerca della giusta combinazione tra il riscaldamento degli pneumatici e il grip necessario per affrontare le curve ad alta velocità con la fiducia necessaria.

Se al venerdì Leclerc era in grado di fare la differenza in termini di velocità di percorrenza alla prima chicane andando a sacrificare parzialmente la fase di trazione, dove il distacco da Aston Martin e Red Bull si andava ad ampliare, la sinfonia è cambiata nella giornata di sabato.

Invece di lasciar scorrere la vettura verso l’esterno in curva due, come aveva fatto nelle libere, in qualifica il monegasco ha optato per un approccio differente, andando a chiudere sul cordolo interno per percorrere meno metri e meglio posizionare la vettura in uscita.

Telemetria che mostra il differente uso dell'acceleratore: si può apprezzare come Leclerc in diversi punti cerchi di anticipare il ritorno sull'acceleratore.

Telemetria che mostra il differente uso dell'acceleratore: si può apprezzare come Leclerc in diversi punti cerchi di anticipare il ritorno sull'acceleratore.

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Per quanto, effettivamente, in trazione la SF-23 mostri ancora qualche défaillance, l’ala più carica al posteriore, l’interpretazione e il layout di quel tratto hanno aiutato a contenere il gap prima di giungere in curva quattro.

Proprio curva quattro rappresenta il punto in cui Perez ha faticato maggiormente durante l’intero weekend, dovendo anticipare la staccata per evitare di finire in sottosterzo a centro curva, elemento essenziale dato che serve un richiamo rapido per impostare la curva successiva, dove Leclerc è stato in grade di fare la differenza.

Nella prima parte della sequenza veloce, fino a curva nove, il Ferrarista si è ben difeso, riuscendo a portare anche maggior velocità in percorrenza con un approccio che ha privilegiato quel tratto piuttosto che l’uscita. Osservando le telemetrie, infatti, si nota come il messicano lasci l’acceleratore in maniera più vistosa per poi percorrere nuovamente in pieno il tratto successivo, senza scivolamento del posteriore.

Charles Leclerc, Ferrari SF-23

Charles Leclerc, Ferrari SF-23

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

Qualcosa che, invece, la SF-23 non è stata in grado di replicare, costringendo i Ferraristi a parzializzare lottando contro il sovrasterzo, il quale ha spinto il numero 16 ad allargare la traiettoria passando duramente sul cordolo esterno di curva dieci.

Quella pulizia di guida da parte del pilota Red Bull si è dimostrato l’elemento centrale per garantire un buono spunto in uscita e sull’allungo successivo, recuperando rapidamente quanto perso precedentemente.

Differenti gli approcci anche in curva 22-23, in cui il monegasco ha scelto di sacrificare l’ingresso, anche per evitare un eccessivo sottosterzo, per poi anticipare il ritorno sull’acceleratore e garantirsi una buona uscita in vista del lungo tratto a gas spalancato. Un’interpretazione all’opposto di quella scelta da Perez, che aveva invece scelto di spingere nella prima parte sapendo comunque di poter contare su un buon richiamo a centro curva.

Curva 27 mette in mostra tre differenti approcci

Dopo le prove libere, non era passato inosservato come l’ultima curva garantisse numerose interpretazioni, ognuna estremamente particolare a seconda della fase da privilegiare.

Grafico delle traiettorie alla curva 27, GP dell'Arabia Saudita

Grafico delle traiettorie alla curva 27, GP dell'Arabia Saudita

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Se i piloti Red Bull riuscivano ad essere incisivi in ingresso attaccando l’entrata per poi rimanere molto vicini al cordolo interno, Ferrari e Aston Martin puntavano su un approccio leggermente differente, privilegiando la velocità a centro curva e la fase di trazione.

Un aspetto che si è ripresentato anche al sabato, con Leclerc che si è inserito tra i due estremi. Una traiettoria leggermente più ampia in entrata, seppur non come Fernando Alonso, per poi chiudere a centro curva al fine di anticipare il ritorno sull’acceleratore in uscita senza far scivolare il posteriore in percorrenza.  

 

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