Senna: nel cimitero di Morumbi Ayrton è... vivo
Roberto Chinchero è andato a rendere omaggio al campione brasiliano nel cimitero di Morumbi dopo 25 anni dalla morte. E ha scoperto quanto il mito di "Magic" sia rimasto inattaccabile dal tempo.
Roberto Chinchero accanto alla lapide di Ayrton Senna
Roberto Chinchero
Il distretto di Murumbi è il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, formato da ville con piscina e condomini lussuosi. Qui si trova lo stadio che ospita la squadra del San Paolo e il Palácio dos Bandeirantes, sede del governatore dello Stato.
È come una città nella città, ben strutturata attraverso il terreno collinoso che nella sua parte più alta ospita il cimitero locale, il luogo in cui il 5 maggio 1994 è stato sepolto Ayrton Senna. È quasi una città-giardino, che ricorda i cimiteri americani, una grande prato verde senza lapidi.
Venticinque anni sono tanti, un arco temporale capace di smussare ricordi per rimpiazzarli con emozioni più fresche. Ma non è questo il caso: “Ci sono visitatori tutti i giorni, cambia solo il numero, a volte più a volte meno”, chiariscono all’ingresso.
La prova arriva percorrendo la breve strada che porta verso una collinetta, attaccata ad un albero c’è una bandiera brasiliana con il messaggio “Eterno Campeão”, e svolge una funzione più precisa di un gps: ecco la targa in rame 0011, quella di Ayrton Senna.
Piccola, uguale a tutte le altre nelle vicinanze, con il messaggio “Nessuno mi può separare dall’amore di Dio”.
“Non c’è brasiliano che oggi abbia più di 35 anni che non ricordi cosa stesse facendo quel 1 maggio quando è arrivata la tragica notizia di Ayrton – ci spiega un visitatore – è stampato nella nostra memoria. Una tragedia nazionale, non so come spiegarlo, ma credo che sia come chiedere ad uno statunitense se ricorda l’11 settembre, ecco”.
Thiago, sessantenne di San Paolo, è venuto a Murumbi a rendere omaggio ad un amico scomparso due anni fa, ma lo troviamo vicino all’albero che custodisce tutte le testimonianze lasciate dai visitatori in onore di Senna.
“Le persone che vengono qui a trovare un amico o un parente in realtà salutano sempre anche Ayrton, non si è mai qui per una persona sola, a meno che quella persona non sia Senna”.
Foto di bambini, messaggi, fiori freschi, bandiere (anche quella di un tifoso greco e un tricolore italiano) sono la testimonianza inconfutabile dopo che un quarto di secolo Senna rappresenta ancora qualcosa per molti brasiliani, e non solo.
“Arriva gente proveniente da luoghi che neanche conosciamo – confermano i custodi – ovviamente da San Paolo, da tutto il Brasile ed anche dal resto del mondo. A gennaio è arrivata una coppia di freschi sposi indiani, una famiglia dalla Nuova Zelanda ed un tifoso da Zanzibar”.
Ci fanno notare che di fianco alla targa di Senna riposa un bambino, mancato a soli due anni, il 29 luglio 1989:
“Quel giorno Ayrton conquistò ad Hockenheim la pole position del Gran Premio di Germania, rifilando oltre un secondo ad Alain Prost, e il giorno dopo vinse la gara”.
La cultura brasiliana trova sempre una retta che collega due punti, soprattutto davanti ad un lutto che dopo 25 anni non tutti hanno ancora elaborato.
Il signor Thiago ce lo conferma: “Sai, ai tempi di Ayrton ogni anno i sedici Gran Premi erano come sedici partite della Seleção, tutti erano davanti alla televisione, dopo di lui qui in Brasile non è più stata la stessa cosa”.
Camminando verso l’uscita, nascosta da grattaceli residenziali hi-tech, si intravede la favela di Paraisópolis, la più grande di San Paolo, simbolo di una delle tante contraddizioni della megalopoli brasiliana. Poche cose possono unire mondi così distanti, anche se fisicamente adiacenti, e lo sport è una di quelle.
Senna c’era riuscito, e anche a 25 anni dalla scomparsa il suo ricordo è luminoso in tutti coloro che lo hanno ammirato e supportato. Se è vero che un mito per sopravvivere ha bisogno di chi lo anima, quello di Senna durerà ancora a lungo.
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