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F1 | Scopriamo gli effetti della cacciata di Masi

Quali riflessioni si possono fare sulla decisione del presidente della FIA, Ben Sulayem, di togliere la direzione gara dei GP dalle mani dell'australiano? La Federazione Internazionale non si è limitata a togliere dal ruolo chi ha subito la contestazione più forte dei supporter di Hamilton, ma ha riorganizzato la gestione della corsa, indicando che non tutto era filato lisco nel GP di Abu Dhabi, responsabilità di MIchael a parte.

Mohammed ben Sulayem, Presidente EMSO (UAE)

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

Una posizione che non sorprende e per due motivi. Al termine del Gran Premio di Abu Dhabi il reclamo Mercedes è stato respinto perché il regolamento sportivo contiene sempre tra le sue righe dei passaggi ‘salvagente’ (più o meno nascosti) che consentono di chiudere le questioni più spinose senza grandi margini di appello, e in questo senso i fatti di Yas Marina non sono un’eccezione.

Qualora la FIA avesse ammesso un errore, i verdetti di Abu Dhabi sarebbero potenzialmente stati esposti al rischio di una delegittimazione, uno scenario tassativamente escluso dalla Federazione Internazionale. Non sono inoltre stati comunicati gli esiti dell’indagine, ma solo i provvedimenti presi sulla base di quanto emerso.

Radio oscurate, la trasparenza non è sempre un grande affare

Nella vicenda di Yas Marina la trasmissione in diretta televisiva delle comunicazioni radio tra le postazioni ai muretti box delle squadre e la direzione gara ha avuto un ruolo cruciale. Le concitate conversazioni tra Red Bull, Mercedes e Masi nei giri finali del Gran Premio di Abu Dhabi sono state di dominio pubblico, innescando una serie di reazioni tra gli appassionati ed anche tra gli stessi addetti ai lavori.

Formula 1, sempre molto attenta alle reazioni social, questa volta ha dovuto incassare quella che viene definita una shit-storm (già…) una tempesta di proteste da parte dei tifosi più caldi di Lewis Hamilton.

Dopo aver ricevuto tanti consensi nel corso degli ultimi anni, Liberty Media e FIA hanno dovuto prendere atto che il mondo social non è solo una fonte di approvazione, ed è stata così innestata una pronta la retromarcia: a partire dal prossimo Gran Premio del Bahrain le comunicazioni radio non saranno più trasmesse dalla produzione televisiva.

Al termine della gara di Yas Marina più di una persona nel paddock aveva sottolineato un passaggio molto importante, ovvero la risposta data da Masi a Toto Wolff davanti alle vibranti proteste del team principal della Mercedes per l’operato della direzione gara: “Toto, questo è motorsport”.

Uno schiaffo (prontamente proposto dalla regia televisiva) che il team principal della Mercedes ha dovuto incassare in mondovisione. Lo scontro si è spostato sul piano personale, complici gli animi surriscaldati, e qui Masi ha probabilmente compromesso il suo futuro nel ruolo di direttore di gara.

La trasmissione delle comunicazioni radio voluta da Liberty Media ha indubbiamente portato benefici in termini di interesse da parte del pubblico, ma ci sono pro e contro, e quando accadono vicende spinose come quella di Yas Marina, si scopre che in fondo i panni sporchi è molto meglio lavarli in famiglia, anche se si tratta di un casato litigioso.

Farlo in mondovisione ha le sue controindicazioni, perché un conto è provare a ricucire uno strappo noto solo a pochi addetti ai lavori, tutt’altra cosa è provare una mediazione su una vicenda pubblica.

Nel primo caso l’ego personale può essere messo da parte, nel secondo è molto più difficile. Dal prossimo Gran Premio del Bahrain si tornerà alla riservatezza, via radio si parlerà molto meno e quando necessario lo faranno solo i direttori sportivi. Ovviamente senza più diffusione televisiva delle conversazioni.

La testa di Masi per rasserenare gli animi

La Mercedes, rinunciando a proseguire eventuali azioni nei confronti della FIA, avrà ottenuto delle garanzie da parte della Federazione Internazionale. Ieri Toto Wolff ha risposto in modo chiaro alla domanda su un’eventuale richiesta della stessa Mercedes in merito alla rimozione di Michael Masi: “Non abbiamo rinunciato all'appello perché una persona avrebbe potuto lasciare la FIA. Non è vero, e non so chi abbia messo in giro questa cosa”.

Una cosa però è certa, ovvero che alla Mercedes hanno appreso con piacere le nuove misure ufficializzate dalla FIA, inclusa quella della rimozione di Masi. Lo scenario che si deduce dalle dichiarazioni del presidente Ben Sulayem non è del tutto lineare, perché se la FIA ha ritenuto di modificare profondamente il sistema di monitoraggio dei Gran Premi, probabilmente non ritiene che tutte le responsabilità di quanto avvenuto a Yas Marina siano da imputare a Masi.

La rimozione del direttore di gara australiano è stato però un passaggio obbligato. C’era da rispondere alle proteste del numerosissimo popolo dei sostenitori di Hamilton che hanno puntato il dito contro il suo operato e, indubbiamente, il provvedimento non è dispiaciuto a Mercedes, due aspetti che aiutano a voltare una pagina scomoda per entrare in un nuovo ciclo.

Per come si è evoluta la vicenda subito dopo la bandiera a scacchi di Yas Marina, la responsabilità parziale o totale di Masi è diventata un aspetto secondario, la sua rimozione era necessaria per chiudere la vicenda, e così è stato. Con buona pace di tutti.

Il timing sospetto dell’annuncio FIA

Per due mesi la Formula 1 è stata in letargo, soprattutto mediatico. L’attività è ripresa con le presentazioni delle monoposto, e senza alcun dubbio quella della nuova Ferrari era tra le più attese. Curiosamente l’attesissima comunicazione delle decisioni FIA (arricchita da un messaggio video di Ben Sulayem) è arrivata proprio mentre era in corso la presentazione della F1-75, creando non poco scompiglio tra i media che hanno dovuto fare salti mortali per sdoppiare la propria attenzione.

Una coincidenza? Una svista? Possibile, ma realisticamente è difficile pensare che la FIA non fosse al corrente dell’evento della Ferrari, ed anche tra qualche addetto ai lavori c’è stato qualche commentino ironico.

C’è chi ha crede che forse la FIA abbia cercato di far passare il tutto sottotono approfittando proprio del momento in cui i riflettori del motorsport mondiale erano puntati su Maranello.

Missione impossibile, ma davanti a due eventi comunque di grossa portata, indubbiamente lo spazio mediatico dedicato alla vicenda è risultato inferiore rispetto a quello che sarebbe stato dedicato in un momento più calmo.

La nuova struttura FIA e la posizione Formula 1

Si entra quindi in una nuova era, con tanto di VAR, rotazione dei direttori gara e nuove norme che regolamentano le comunicazioni. Sulla carta c’è tutto per puntare ad un processo decisionale più lineare, ma un ruolo importante lo avranno anche i rapporti di forza nella governance della Formula 1.

Alla FIA va riconosciuto il merito di aver portato avanti una grande campagna a favore della sicurezza, con introduzione di regole sia tecniche che sportive. In quest’ultimo caso l’intervento in pista della safety car o della bandiera rossa è ben regolamentata, e non dovrebbe lasciare spazio ad interpretazioni, come è invece accaduto ad Abu Dhabi.

Davanti alla sicurezza, e ai valori di base di uno sport, lo spettacolo dovrebbe fare un passo indietro. La FIA non ha purtroppo comunicato i risultati dell’indagine interna, ed è un peccato perché sarebbe stato molto interessante apprendere le valutazioni finali emerse.

Ma in futuro sarà necessario che anche le decisioni mirate ad incrementare lo spettacolo non invadano un campo che ha la precedenza su tutto. Davanti a scenari che fanno parte di una corsa automobilistica, come quello di una gara che a causa di un incidente si avvia a terminare in regime di safety car (come doveva essere ad Abu Dhabi) bisogna prenderne atto, e non forzare la mano, perché è tutto fuorché un aiuto alla credibilità dello sport che si vende. È un passaggio fondamentale per raggiungere un equilibrio, con buona pace di tutti.

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