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Intervista
Formula 1 GP degli Stati Uniti

Sainz esclusivo: "Vi racconto la mia avventura in Ferrari"

Lo spagnolo ha concesso una lunga intervista a Motorsport.com nella quale rivela di aver firmato il contratto con la Scuderia una mattina alle 8 subito dopo essersi svegliato, quando era ancora in pigiama. Carlos racconta le difficoltà che un pilota deve superare quando cambia squadra, ma sottolinea come a Maranello sia entrato in grande sintonia con l'ambiente del Cavallino. E la macchina 2022? "La guido al simulatore da gennaio!"

Carlos Sainz Jr, Ferrari in conferenza stampa

Parlando con Carlos Sainz jr. la prima impressione è sempre quella di avere davanti una persona molto solida. I tratti mediterranei nascondono una personalità che degli stereotipi latini ha ben poco, ad iniziare da un certo pudore nell’esternare emozioni.

Sia nei momenti difficili che nei giorni migliori Sainz non perde mai il controllo, ma questo non pregiudica la sua attitudine a godersi il momento. La sua prima stagione in ‘rosso’ non è stata finora una passeggiata, ma insieme alle difficoltà da nuovo arrivato (superate brillantemente) Sainz ha saputo assaporare ciò che vuol dire guidare per la Ferrari, storie che ha raccontato evidenziando una notevole capacità nel saper cogliere anche le sfumature.

Nei due terzi di stagione ormai alle spalle, il ventisettenne di Madrid non ha stravolto il suo palmares, ma ha posto delle basi importanti, e per nulla scontate, su cui costruire il suo futuro.

Ha convinto i vertici della Ferrari di aver fatto la scelta giusta, si è inserito in modo perfetto nel ‘maccanismo’ della Scuderia, e sta preparando tutto ciò che serve per poter iniziare il 2022 senza nessun punto in sospeso, se non quello legato alla competitività della monoposto che arriverà.

La speranza di poter disporre di una macchina competitiva è concreta, Carlos ci crede e ne fa solo una questione di tempo, poi arriverà il momento, che tra le tante risposte dirà anche come si evolverà il suo rapporto (finora idilliaco) con Leclerc. Non ha fretta Sainz, tutto sembra essere in linea con i suoi programmi.

Iniziamo da quando hai appreso che era fatta con la Ferrari, il momento in cui è arrivato il ‘si’ finale.
“È una storia un divertente. C’è stato un lungo periodo di negoziazione, come è normale in questi casi, ed è avvenuto proprio mentre siamo entrati nella pandemia del Covid, quindi è stato tutto un po' più complicato perché di fatto la trattativa è avvenuta per telefono e via Zoom, non c’erano alternative".

"Giorno dopo giorno si operava nel piccolo ufficio che abbiamo nell’abitazione di Madrid, quando in pieno lockdown tutta la famiglia era in casa. Un giorno mi sono svegliato alle 8, ed in pigiama mi sono affacciato nell’ufficetto e ho visto mio padre che ha mi ha porto una penna dicendomi: ‘firma qui, è il contratto Ferrari’. Quindi posso rivelarvi che l'ho firmato in pigiama alle 8 del mattino, subito dopo essermi svegliato e ricordo che mi son detto ‘Ok, buongiorno, gran giornata!’. È stato un bel momento, eravamo giunti al culmine delle trattative e quando tutto si è concluso è stato un sollievo, sia per il risultato che per poter mettere tutto da parte e poter pensare al futuro”.

Quando ti sei recato per la prima volta a Maranello, eri eccitato o nervoso?
“Ricordo che sono andato a Maranello per adattare il sedile, che poi è sempre la prima cosa che fanno tutti i piloti quando arrivano in ​​una nuova squadra. Eravamo alla fine del 2020 e dovevamo muoverci un po' in segretezza, così sono entrato in un garage dove era stato allestito tutto ciò che serviva per le operazioni legate al sedile, ma purtroppo da lì non ho potuto vedere granché della struttura di Maranello".

"La prima vera esperienza in Ferrari è stata così il test di Fiorano che ho fatto alla fine di gennaio. Ricordo bene quando sono uscito dal quel garage così iconico e ho fatto il mio primo giro di pista al volante di una Ferrari, era la monoposto del 2018, ed è stato un momento speciale, soprattutto perché sono arrivato alla fine del rettilineo e ho visto i tifosi che si erano arrampicati sul recinto per vedermi, aveva esposto striscioni su cui avevano scritto ‘Vai Carlos!’. È stato un bel benvenuto, sia per il numero di tifosi che erano lì che per la sensazione che ho vissuto nel completare il mio primo giro al volante di una monoposto Ferrari”.

Sei arrivato a Maranello dopo aver corso per Renault e McLaren, squadre con storie e culture differenti. È realmente diverso essere in Ferrari?
“C'è un diverso tipo di cultura, lo si vede ad esempio nelle metodologie e nell’approccio ad alcune cose, ma allo stesso tempo le squadre attuali di Formula 1 in termini di programmazione del lavoro, professionalità e molti altri aspetti, negli anni sono convenute verso un modello molto simile".

"Se osserviamo gli organici, ormai tutti i team sono multietnici e multiculturali, la stessa Ferrari ha al suo interno personale di molte nazionalità, se penso al mio gruppo di ingegneri è formato da uno statunitense, uno scozzese, uno spagnolo ed un italiano. Questo è il piccolo team con cui vado a cena tutti i giorni. È normale che in contesto simile tutti convergano verso un approccio quasi standard, ma qui in Ferrari c’è anche una cultura propria, ed è stimolante coglierla e farla propria”.

Carlos Sainz Jr., Ferrari SF21

Carlos Sainz Jr., Ferrari SF21

Photo by: Jerry Andre / Motorsport Images

Hai mai avuto dei dubbi sulle possibilità di essere all’altezza del compito?
“Credo che ogni pilota attraversi prima o poi qualche periodo in cui si pone dei dubbi. A volte dipende dai giorni, ce ne sono alcuni in cui ti senti estremamente sicuro ed altri nel quali ti fai delle domande, magari non proprio su te stesso, ma sulla situazione che stai attraversando".

"Non sarei onesto se dicessi che ogni giorno mi sveglio sentendomi il ragazzo più sicuro del mondo, oggi tutti gli sportivi attraversano dei brutti momenti, periodi non particolarmente buoni. Posso però dire che la passione e la motivazione non sono mai mancate, così come la volontà e la consapevolezza di dover dare il massimo alla squadra. Poi ci sono stati dei momenti un po' meno felici, come quando hanno annunciato che i test precampionato della stagione 2021 sarebbero stati in totale solo tre giorni, il che ha significato per me avere a disposizione solo tre mezze giornate per cercare di familiarizzare con una monoposto che Charles, ad esempio, conosceva molto bene dalla stagione precedente".

"Ho capito che avrei dovuto cercare di fare il massimo per adattarmi il prima possibile, ma qualche dubbio è naturale che sorga: quanto tempo mi ci vorrà per familiarizzare con un contesto nuovo? Quanto tempo ci vorrà per essere veloce come Charles o più veloce di Charles? Quando non hai a disposizione le risposte ci sono giorni in cui ti senti in grado di farcela ed altri in cui hai qualche dubbio. Alla fine, però, cerco di concentrarmi sempre su ciò che posso fare, ad esempio in questo caso mi sono subito imposto di passare più giorni possibili sul simulatore ed in fabbrica”.

Ti sei abituato all’idea di essere un pilota Ferrari o ci sono ancora momenti in cui ti sembra irreale?
“Adesso me ne rendo conto, è una storia strana… (Carlos sorride). È strana perché un giorno ti svegli dicendo ‘okay, sono un pilota Ferrari’, ma è anche vero che sono sempre lo stesso Carlos, lo stesso ragazzo, lo stesso pilota con la stessa passione e lo stesso talento".

"Fai lo stesso lavoro di prima, ma adesso lo fai per la Ferrari, e questa è una grande responsabilità, che avverti soprattutto quando sei in Italia. Questa è la sensazione più forte, e la cogli quando vai a Monza, lì all'improvviso ti rendi conto di cosa significhi essere un pilota Ferrari. Lo senti in tutto il mondo, ma quando vai a Monza improvvisamente ti rendi conto che è enorme, più grande di quello che avrei mai potuto immaginare. Ma io sono sempre lo stesso Carlos, nulla cambia in quel senso”.

Carlos Sainz Jr, Ferrari

Carlos Sainz Jr, Ferrari

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Avverti una responsabilità maggiore vestendo una tuta rossa?
“Sì, è così, c'è una responsabilità in più che non esiste in altre squadre, ed è legata al rappresentare non solo una squadra, ma una nazione, diciamo che… è come se giocassi contemporaneamente per il Real Madrid e per la Spagna, insieme, non sei solo un club ma rappresenti un intero paese".

"Correre per la Scuderia vuol dire correre per la Ferrari e per l'Italia, devi essere consapevole della responsabilità che ne deriva, ma alla fine è un onore. L'Italia è un paese che amo e nel quale trascorro molto tempo sin da quando ero bambino, sportivamente sono cresciuto sulle piste italiane correndo in kart, e qui ho subito toccato con mano la passione che c'è in questo paese per la Ferrari. Sono cresciuto insieme a tanti altri ragazzini che correvano nei kartodromi sognando di essere un giorno un pilota Ferrari, e per questo oggi che corro per questa squadra mi sento onorato e privilegiato, qualcosa di cui sono molto orgoglioso”.

Uno degli aspetti che ha impressionato di più da quando sei arrivato a Maranello è il rapporto che si è sviluppato tra te e Charles. Come è iniziato?
“Credo che sia uno degli aspetti chiave per riuscire a raggiungere gli obiettivi che abbiamo, è fondamentale per una squadra poter contare su una buona relazione tra due piloti che si spingono il più possibile a vicenda guidando il team nella stessa direzione. Dalla mia esperienza, e da quello che ho visto in Formula 1, questo è uno degli ingredienti chiave per avere successo, e sia io che Charles ne siamo consapevoli".

"È un ragazzo molto disinvolto e mi sono trovato subito bene nel relazionarmi con lui, lo conoscevo già un po' e questo è stato d’aiuto nel riuscire subito ad andare d'accordo, speriamo di continuare così. Sappiamo che la priorità numero uno è la squadra, quindi dobbiamo portare la macchina il più in alto possibile e rispettarci a vicenda, non la trovo una cosa difficile, al momento non sento una sfida, ma ovviamente la posta in gioco non è ancora la più alta, ovvero un campionato del mondo. È normale che in quel caso tutto possa diventare un po' più teso, ma se ci sarà rispetto reciproco come oggi, penso che tutto sarà molto più facile”.

Charles Leclerc, Ferrari e Carlos Sainz Jr, Ferrari fanno una foto coi tifosi

Charles Leclerc, Ferrari e Carlos Sainz Jr, Ferrari fanno una foto coi tifosi

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Da quando sei arrivato in Formula 1 è sembrato, almeno dall’esterno, che tu sia riuscito ad avere ottimi rapporti con i tuoi compagni di squadra. È corretto?
“Penso di sì, ma tutto è arrivato in modo naturale, non è certo pianificazione. Quando ho iniziato a parlare con i miei compagni di squadra mi sono reso conto che alla fine abbiamo molte cose in comune, si tende ad avere le stesse passioni, gli stessi obiettivi, quindi è abbastanza facile andare d'accordo".

"Non vedo motivi per cui complicarsi la vita, sia propria che quella della squadra, cercando di odiare il vicino di box quando è molto più facile andarci d'accordo. Poi, lo sappiamo, ci sono le battaglie in pista, e su questo credo che si debba cercare di non sconfinare nella scorrettezza, bisogna essere competitivi ma con rispetto. Posso confermare di non aver mai litigato con un compagno di squadra, mi sono sempre trovato bene, e di base cerco di godermi le corse al massimo possibile. Cerco di godermi i viaggi, cerco di andare a cena con chi mi fa piacere, e magari fare un po' di sport, cose che normalmente sono semplici da condividere con il compagno di squadra perché si solito si è nello stesso hotel”.

Se però prendiamo i trascorsi tra Hamilton e Rosberg, all’inizio della loro convivenza in Mercedes erano di fatto amici, poi quando c’è stato in ballo il titolo Mondiale le cose sono cambiate drasticamente...
“È una buona domanda. Ci sono in effetti molti esempi di rapporti tra piloti iniziati molto bene, e poi precipitati quando la posta in gioco è diventata più alta. Ma la mia intenzione è di mantenere sempre il rispetto, anche se non posso certo prevedere il futuro. Finora, tenendo presente il modo in cui ci stiamo comportando io e Charles, credo che ci siano pochissime possibilità che le cose possano andar male, specialmente in Ferrari. Sappiamo quali sono le priorità, e cercheremo di tenerle a mente”.

Charles Leclerc, Ferrari SF21, Carlos Sainz Jr., Ferrari SF21

Charles Leclerc, Ferrari SF21, Carlos Sainz Jr., Ferrari SF21

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Confermi che la popolarità di un pilota Ferrari sia diversa? Come vedi i ‘tifosi’?
“In Italia sono tutti molto appassionati e rispettosi, devo dire in un modo che non mi aspettavo. Anche solo il toccarti o stringerti la mano per loro è qualcosa di super speciale, ti rispettano davvero, ti pongono su un piedistallo, ed è un aspetto che colpisce. Mi accorgo che alcuni diventano nervosi quando si avvicinano, ed è una sensazione che non ho avevo mai avuto prima".

"A volte è successo che davanti ad una persona nervosa ho deciso di mettergli una mano su una spalla dicendogli, ‘ehi, sono un 27enne, sono come te, rilassati e facciamo una foto insieme’. Prendo spesso il loro telefono e scatto io la foto, mi piace! Si, la vita è cambiata un po', ma allo stesso tempo sono riuscito a mantenere un buon equilibrio”.

Avverti una maggiore pressione dei Media da quando sei in Ferrari?
“Sì, questa è un'altra cosa interessante. Una piccola notizia, quando c’è di mezzo la Ferrari, può diventare una grande notizia, in Italia succede spesso, ed è una cosa che sto imparando a gestire. Vuol dire capire che conta anche come si dicono certe cose, ci sono modi migliori di altri, e se sbagli magari lasci spazio ad un grande titolo. Sto imparando, gestire questi aspetti, non è affatto facile”.

Carlos Sainz Jr., Ferrari SF21, effettua un pit stop

Carlos Sainz Jr., Ferrari SF21, effettua un pit stop

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Credi che in Formula 1 centrare il risultato sia tutto o serva anche regalare un’emozione, ad esempio con una manovra che resta nella memoria degli appassionati?
“La mia priorità numero uno è vincere, o ottenere il miglior risultato possibile. Ho il mio stile e ho intenzione di restargli fedele, è il mio modo di guidare. Ci sono giorni in cui ti svegli dicendo: sono fiducioso, venerdì ho avuto un buon feeling con la monoposto in assetto da gara, questo fine settimana mi sta dando una buona fiducia in frenata, quindi potrò fare qualche manovra giusta, cercherò di brillare un po' di più o di essere un po' più aggressivo".

"Oggi vediamo diversi piloti che hanno questo approccio di base, guidano sempre in quel modo, mentre io cerco di trovare il giusto equilibrio. Ma in Turchia, ad esempio, mi sono svegliato dicendo che avrei dovuto essere aggressivo, non avevo nulla da perdere e sapevo di dover attaccare come non avevo mai fatto da quando ero in Ferrari.

"Anche a Sochi, prima del via sapevo di dovermela vedere con Lando, e nei giri di pre-griglia ho provato la frenata ritardata alla prima curva, solo per vedere cosa avrei potuto fare. E, sai, so di sembrare un ragazzo che programma molto il modo in cui corre, ma in realtà ho i miei giorni in cui chiudo un po' di più gli occhi e ci provo, ed è parte del mio piano, parte del mio modo di correre. Mio padre li chiama ‘messaggi’, mi dice: prova a mandare dei buoni messaggi”.

Uno degli interrogativi che c’erano alla vigilia di questa stagione era in merito alle difficoltà che avrebbero avuto i piloti appena arrivati in una nuova squadra. Sembra che tu sia riuscito a gestire questo aspetto molto meglio di altri, come ci sei riuscito?
“Questa è un'ottima domanda, ma non posso dare una risposta perfetta perché non conosco esattamente le difficoltà degli altri piloti. Conosce bene, invece, quanto sia difficile cambiare squadra, è un aspetto che ho già affrontato in passato, anche se nessuno ne ha parlato come in questa stagione. Ricordo quando a metà stagione ho lasciato la Toro Rosso per andare in Renault, confermandomi subito competitivo nella mia prima gara ad Austin, visto che giravo sul passo di Nico (Hulkenberg) senza nemmeno aver fatto dei test".

"Ricordo il passaggio alla McLaren. Okay, il mio compagno era un debuttante, quindi non avevo esattamente un vero riferimento con Lando, ma anche in quel caso direi che è andata bene. Poi all'improvviso lo scorso anno, quando quattro dei migliori piloti hanno cambiato squadra, Daniel, Sebastian, Fernando e me stesso, è diventato un argomento di discussione per i media, e improvvisamente tutti hanno iniziato a parlarne. Pensare che io negli anni precedenti mi dicevo: ‘Merda, le persone qui si aspettano che io vada al massimo senza il tempo per adattarmi a gestire una macchina che è completamente diversa dalla precedente!’.

Carlos Sainz Jr., Ferrari, con il suo personal trainer prima di entrare in pista

Carlos Sainz Jr., Ferrari, con il suo personal trainer prima di entrare in pista

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

È andata bene anche quest’anno…
“Ho avuto le mie difficoltà, forse non così evidenti visto che non sono mai stato distante da Charles in termini di passo, ma per esempio, all'inizio dell'anno ho dovuto lottare con la sensazione che arrivava dalla monoposto quando ero in aria sporca. E questo aspetto ha penalizzato un mio punto di forza, ovvero i primi due giri dopo il via. Sia in Renault che in McLaren avevo sempre guadagnato molte posizioni in quelle fasi di gara, ma improvvisamente in Ferrari non andava allo stesso modo".

"Mi sono concentrato su questo aspetto, cercando di trovare quel feeling di cui avevo bisogno lavorando sulle regolazioni al fine di avere la fiducia che serve per spingere subito al massimo. Si parla meno di questi aspetti, perché è ovviamente più importante essere veloci in qualifica e sul passo-gara, ma prima i giri di un Gran Premio sono la seconda cosa più importante in Formula 1. Ho lavorato molto e sono tornato su un buon livello”.

Ci sono altri aspetti che ti hanno impegnato molto nel tuo processo di adattamento alla Ferrari?
“Direi che uno di questi è quello che ho appena citato: come senti la monoposto quando sei in una scia, e al volante della Ferrari mi sono trovato diversamente rispetto a come ero abituato con la McLaren nella stessa situazione".

"Un'altra cosa su cui sto un po' faticando, ed in parta legata al primo punto, è il bloccaggio dell'anteriore in situazione di gara. Come si è visto anche a Sochi fatico più di quanto dovrei con le gomme anteriori, è un punto debole della vettura che stiamo cercando di affrontare".

"E un terzo aspetto, ma questo penso sia normale quando inizi a guidare una nuova monoposto, è sapere esattamente dove sono gli ultimi due decimi della vettura in Q3, una cosa che Charles riesce a fare molto bene conoscendo perfettamente questa macchina. Mi sento vicino, ma l'ultimo decimo è quello che riesci a limare quando sai valutare tante cose, dal vento alla temperatura della pista, adattando di conseguenza lo stile di guida. Direi che questi sono i tre grandi ostacoli che ho affrontato”.

Binotto a metà stagione ha sottolineato che ti mancava solo il riuscire a completare un weekend perfetto, a mettere tutto insieme. Cosa ti è mancato? Hai risolto questo problema?
“È qualcosa che non sono riuscito a fare nella prima metà di stagione. Sono stato veloce, brillavo di tanto in tanto, ma non stavo mettendo insieme l'intero puzzle. Quindi era un obiettivo da raggiungere, e in realtà sono stato io a dire a Mattia di non essere ancora riuscito a mettere insieme un fine settimana in modo perfetto, e lui ha condiviso il tutto".

"Abbiamo analizzato i weekend e abbiamo visto che succedeva qualcosa, a volte era la mia guida, altre la strategia di squadra legata alla gestione delle gomme, oppure una sbavatura in qualifica o in partenza, c'era sempre qualcosa, e ho capito che era un buon obiettivo il riuscire a sistemate tutto nella seconda metà di stagione. Il girone di ritorno non è iniziato come avrei voluto, a Spa, Monza e Zandvoort, ci sono state un paio di ‘cadute’, ma poi a Sochi ed in Turchia tutto è andato molto bene, sono stati due weekend molto solidi che voglio ripetere anche negli ultimi sei che restano in calendario”.

Carlos Sainz Jr., Ferrari SF21, esce dalla sua auto dopo l'incidente nelle libere del GP d'Italia a Monza

Carlos Sainz Jr., Ferrari SF21, esce dalla sua auto dopo l'incidente nelle libere del GP d'Italia a Monza

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

Sei un pilota che sa ottimizzare le situazioni, ma che rapporto hai con il rischio?
“Il mio modo di correre e il mio stile di guida sono anche frutto di valutazioni, bisogna scegliere quando essere prudenti e quando vale la pena correre dei rischi. È qualcosa che sviluppi, credo, con l'esperienza e con l'abilità, qualcosa che progredisce molto dal primo momento in cui arrivi in Formula 1".

"Quando muovi i primi passi in questo campionato cerchi sempre di rischiare, cerchi di brillare, cerchi di dimostrare il tuo valore, ma col passare del tempo, quando riesci a guadagnare un po' di stabilità, le cose cambiano. Ammetto, però, che con la firma del mio primo contratto di due anni con la McLaren, mi sono anche detto che avrei potuto correre qualche rischio senza essere troppo influenzato dal risultato".

"Per la prima volta ero cosciente che se avessi sbagliato una gara non avrei messo a rischio il rinnovo del contratto per la stagione successiva, avevo finalmente un biennale, quindi un anno e mezzo per far dimenticare un eventuale errore. Questa stabilità mi ha dato l'opportunità di poter considerare, se necessario, di rischiare qualcosa in più senza grandi conseguenze. Quando ero un giovane della Red Bull sapevo di non potermi permettere un passo falso, ero cosciente che un giorno o l'altro avrei potuto essere fuori dal programma, ma è stata una buona scuola, mi ha allenato bene per la Formula 1”.

Il format della sprint qualifying ha un po' diviso l’opinione degli addetti ai lavori. C’è lo show, ma anche una sola ora a disposizione per lavorare sulla monoposto. Come la vedi?
“Per quanto mi riguarda ci sono pro e contro. Come pilota credo di avere tra i miei punti di forza quello di adattarmi velocemente ed essere subito competitivo, al di là che ci sia una pista nuova o una nuova monoposto, di solito con meno prove a disposizione emergo meglio. Da questo punto di vista il format della sprint qualifying mi avvantaggia, quindi mi piace".

"D'altra parte, però, mi piace anche lavorare sull’assetto insieme ai miei ingegneri e progredire nell’arco del fine settimana, e con un format che dopo un’ora di prove libere congela i setup non c’è molto lavoro che si possa fare. In questi casi è tutto è ricavato dalle simulazioni, è un lavoro che svolgono gli ingegneri a casa quando impostano l’assetto base, prima che inizi il weekend".

"Questo aspetto ci allontana un po' dalla tradizione della Formula 1, ridimensionando quel lavoro tra team e pilota che devono operare in armonia per arrivare al miglior setup possibile prima delle qualifiche del sabato. Dobbiamo anche dire che negli ultimi anni le simulazioni hanno comunque assunto un ruolo più importante, ma tre ore di prove libere ti danno comunque la possibilità di provare tante cose, un aspetto che il nuovo format non permette. A Silverstone siamo andati bene grazie al lavoro svolto dal team a Maranello, abbiamo una squadra molto forte che lavora sulle simulazioni, e grazie a loro in Gran Bretagna siamo partiti con un setup di base che si è confermato subito velocissimo”.

Hai avuto la possibilità di guidare sul simulatore la monoposto 2022?
“La guido da gennaio, quindi puoi immaginare quante ore ci ho trascorso! Non ricordo esattamente quando abbiamo svolto la prima sessione, ma l’ho guidata molte volte quest’anno, l'ultima sessione è stata la scorsa settimana. In più dopo ogni test Pirelli (con le gomme da 18”) svolto nell’arco di questa stagione, abbiamo provato ad ottimizzare il modello virtuale del pneumatico, per poi provarlo sul simulatore.”.

Lando Norris dopo aver guidato la vettura 2022 al simulatore ha dichiarato di non aver avuto delle sensazioni eccezionali. Come è andata nel tuo caso?
“Questa è la domanda da un milione di dollari che c'è oggi al paddock. Io so come si sente la nostra macchina, e tra piloti ci chiediamo: come va la tua? Credo che inizi a esserci una tendenza nel paddock, e soprattutto tra i piloti, secondo la quale stiamo andando in una direzione non buona, ma credo che siamo ancora molto lontani da ciò che sentiremo quando saremo in pista al volante della macchina vera. Sarà un grande cambiamento, e alla fine piacerà, ma non chiedetemi di più perché non posso parlarne”.

Cosa ti fa pensare che la Ferrari potrà presto essere al vertice?
“Credo che la squadra migliore sia sempre formata dalle persone migliori, dai migliori manager, dai migliori tecnici, ed in generale dalle migliori persone nella propria area di competenza. Ho la certezza che in Ferrari abbiamo fatto un lavoro incredibile negli ultimi anni con l’obiettivo di costruire una squadra vincente. Come ho detto, non so se il 2022 sarà l'anno giusto, ma di sicuro è la prima possibilità di provarci".

"Credo che sia stato fatto molto lavoro, anche sulla cultura della squadra e sulla sua modernizzazione, quindi non mi importa sapere che tutti saremo alla pari in termini economici, anzi, mi piace, perché la concorrenza sarà ancora maggiore e renderà la Formula 1 migliore, e da tifoso di questo sport penso sia la direzione giusta. Spero che riusciremo a farcela, ma sarà un confronto molto combattuto contro una concorrenza molto forte”.

Carlos Sainz Jr, Ferrari SF21

Carlos Sainz Jr, Ferrari SF21

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

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