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Retroscena Red Bull: la lettera "misteriosa" che attacca Lewis

Il collegio dei commissari sportivi del GP di Gran Bretagna ha ricusato la richiesta Red Bull di revisione dell'incidente fra Hamilton e Verstappen, ma il caso Copse archiato da un punto di vista normativo è destinato a lasciare una scia polemica. Andiamo a scoprire i retroscena di una questione che non sembra affatto chiusa: c'è chi teme dei colpi bassi.

Lewis Hamilton, Mercedes

Lewis Hamilton, Mercedes

Steve Etherington / Motorsport Images

Dopo il pesante ‘zero’ di tappa incassato da Max Verstappen nel Gran Premio di Gran Bretagna, la Red Bull ha dovuto fare i conti anche con il verdetto negativo arrivato dal collegio dei commissari sportivi (in servizio a Silverstone) riunitosi ieri in video conferenza in seguito alla richiesta di revisione di giudizio, presentata dalla stessa squadra inglese, al fine di rivalutare le responsabilità di Lewis Hamilton nell’incidente avvenuto nel primo giro della gara di Silverstone.

I commissari sportivi hanno analizzato le argomentazioni di Red Bull e Mercedes, arrivando alla conclusione che sul tavolo non c’erano prove nuove, elemento indispensabile per riaprire il caso.

La documentazione presentata dalla Red Bull ha compreso l’analisi del comportamento di Hamilton nel corso del giro 50 del Gran Premio di Gran Bretagna, ovvero quando Lewis ha attaccato e passato Leclerc alla Copse, e una ricostruzione del primo giro di Hamilton basata su una simulazione in pista completata da Alexander Albon.

La simulazione di Albon non pertinente

Il pilota thailandese ha girato a Silverstone giovedì post-gara alla guida di una Red Bull del 2019 in quello che ufficialmente è stato un filming day. La Red Bull puntava a dimostrare che Hamilton affrontando la Copse (poco prima dell’incidente) non avrebbe potuto completare la curva se non alzando il piede dall’acceleratore prima del momento del contatto.

La simulazione non è stata però ritenuta pertinente, poiché ottenuta con una monoposto di due anni fa e con pneumatici Pirelli ‘test’, molto diversi da quelli utilizzati durante i weekend di gara.

Uno dei punti chiave emersi dalla sentenza dei commissari sportivi è stata la volontà della Red Bull di voler cercare prove a sostegno della sua posizione anziché scoprirne di nuove.

Nella decisione presa dal collegio della FIA un peso lo ha probabilmente avuto anche la difesa Mercedes, che grazie all’analisi dei dati GPS ha portato un punto importante a suo favore.

Nell’affrontare la Copse, pochi istanti prima dell’impatto, Verstappen è entrato in curva ad una velocità di 1 km/h superiore rispetto al suo miglior giro di qualifica, nonostante fosse alla guida di una monoposto di oltre 100 kg più pesante (a causa del pieno di carburante) e con gomme medie al posto delle soft utilizzate per il giro veloce.

La lettera misteriosa Red Bull preoccupa la FIA

C’è infine un aspetto misterioso (molto probabilmente destinato a rimanere tale) emerso dalle motivazioni comunicate dalla FIA a supporto della sua decisione.

I commissari sportivi hanno criticato alcune accuse che la squadra ha mosso nella lettera che ha accompagnato la richiesta di revisione del caso.
“Gli steward rilevano con una certa preoccupazione alcune accuse sollevate nella lettera di cui sopra – specifica il documento ufficiale diramato ieri dalla FIA - accuse che avrebbero potute essere state rilevanti o meno qualora la richiesta di riesame del caso fosse stata accolta. Poiché la domanda è stata respinta, non sono necessarie ulteriori spiegazioni”.

Le accuse formulate dalla Red Bull, come detto, non sono note, ma si deduce chiaramente che la squadra non deve essersi fatta scrupoli nel puntare il dito contro Hamilton e la Mercedes.

O, come qualcuno sostiene nel paddock, la Red Bull potrebbe aver messo nel mirino l’operato del collegio dei commissari sportivi, visto che ieri lo stesso Verstappen ha giudicato inadeguata la penalità di dieci secondi inflitta ad Hamilton.
“La penalità avrebbe dovuto essere molto più severa – ha commentato l’olandese - ha mandato fuori pista il principale rivale per il campionato, e considerando che le monoposto dei due team di riferimento sono solitamente 40 o 50 secondi più veloci delle vetture di metà schieramento, una penalità di 10 secondi non ha cambia nulla”.

C'è il rischio di ‘colpi proibiti’

Nella tarda serata di ieri è però arrivata una dichiarazione ufficiale della Mercedes, nella quale il team campione del mondo accoglie con soddisfazione il verdetto della FIA andando però oltre nei contenuti, dai quali traspare che il contenuto della lettera allegata dalla Red Bull potrebbe far riferimento a Hamilton.
“Il team Mercedes-AMG Petronas F1 accoglie con favore la decisione degli steward di rifiutare la richiesta di revisione presentata della Red Bull Racing – recita la nota - oltre a porre fine a questo incidente, speriamo che questa decisione segnerà anche la fine di un tentativo concertato da parte dell'alta dirigenza della Red Bull Racing di offuscare il buon nome e l'integrità sportiva di Lewis Hamilton, emerso anche nei documenti presentati per la loro richiesta di revisione rivelatasi poi infruttuosa. Ora non vediamo l'ora di tornare in pista questo fine settimana e di continuare a combattere per la conquista del Campionato mondiale FIA di Formula 1 2021”.

Atto finale o ennesimo capitolo di una faida che si protrae ormai da mesi? Nel paddock sono molti gli addetti ai lavori pronti a scommettere sul secondo scenario, ma in attesa di assistere al weekend in pista che scatta oggi, c’è al momento una sola certezza: i toni e la pressione sono saliti vertiginosamente, a conferma che il Mondiale 2021 sarà giocato su tutti i fronti possibili, senza esclusione di colpi.

La speranza di tutta la Formula 1 è di non vedere il risultato finale viziato da colpi proibiti, scenario che oggi, basandosi su quanto visto e sentito nelle ultime due settimane, e tutt’altro che da escludere.

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