F1 | Retroscena Mercedes: Wolff da casa ha ordinato la strategia!
Il team principal austriaco è intervenuto con una telefonata al muretto box Mercedes per dettare la tattica nella fase finale del GP del Giappone: Toto ha ordinato che Russell desse strada a Hamilton, altrimenti ci sarebbe stato il rischio che anche Sainz potesse stare davanti alle frecce nere. I due piloti del team di Brackley si erano dati battaglia nelle prime fasi con azioni e reazioni dure. Lewis ha stigmatizzato l'accaduto sostenendo che Mercedes ha rischiato di perdere punti preziosi inutilmente.
Pur restando molto lontana dal podio, la Mercedes nei 53 giri di Suzuka ha dovuto affrontare problematiche che sono andate oltre il degrado degli pneumatici. La squadra confidava molto proprio sulla sua gestione delle gomme per poter avere la meglio in gara sulle Ferrari, ma l’obiettivo sperato non è stato raggiunto, lasciando sul campo 4 punti nella classifica Costruttori a favore della Scuderia.
C’è stato però un frangente nel quale la Mercedes ha rischiato di vedere ridotto in modo drastico il bottino di tappa a causa di una condotta molto aggressiva dei suoi piloti, una situazione che ha portato Toto Wolff (assente in Giappone a causa di un intervento chirurgico ad un ginocchio) a chiamare la squadra a Suzuka per assicurarsi che fossero comunicati i corretti ordini ai due piloti.
Toto Wolff, Mercedes
Photo by: Erik Junius
Già nei primi giri di gara Hamilton e Russell, rispettivamente in settima ed ottava posizione, non si sono risparmiati. Al quinto passaggio George è sfilato davanti al compagno di squadra, il quale lo ha ripassato sul rettilineo dei box. Fine delle ostilità? Assolutamente no. Al quattordicesimo passaggio Hamilton è uscito largo alla curva Degner favorendo il successivo attacco di Russell alla Spoon, manovra respinta in modo molto aggressivo da Lewis spingendo il compagno di squadra nella via di fuga. George si è lamentato via-radio, cercando probabilmente di portare l’episodio all’attenzione dei commissari sportivi, ma non ci sono state sanzioni.
A quel punto, forse non casualmente, la gara di Russell e Hamilton ha preso due percorsi differenti. Lewis si è fermato al giro 16, puntando chiaramente sulla strategia a due soste, mentre Russell ha proseguito (sperando in una safety car) fino al giro 24, montando il set di hard con cui concludere la corsa.
Lewis Hamilton, Mercedes W14, effettua il pit stop nel GP del Giappone
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Quando Hamilton ha completato il suo secondo pit-stop (giro 34) è tornato in pista a sedici secondi da Russell, gap che ha progressivamente ridotto arrivando dietro al compagno di squadra ad otto giri dal termine, con Carlos Sainz molto vicino ed a sua volta in rimonta avendo gomme più fresche (rispetto ad Hamilton) di quattro tornate.
A quel punto per Lewis era vitale non perdere tempo dietro il compagno di squadra, che girava ad un ritmo molto più lento a causa delle gomme degradate dopo venti giri, e questa volta Russell ha ricevuto un chiaro ordine dai box (ripetuto due volte) di dare strada a Lewis.
Una decisione arrivata direttamente via cellulare da Wolff, preoccupato da casa che un confronto interno tra i due suoi piloti avrebbe portato Sainz a scavalcare entrambi. Carlos non ha avuto problemi a passare Russell, nonostante la Mercedes disponesse del DRS garantito da Hamilton, ma la rimonta del ferrarista si è conclusa lì.
George Russell, Mercedes W14, si difende da Carlos Sainz, Ferrari SF-23: lo spagnolo poi è riuscito a passarlo
Photo by: Jake Grant / Motorsport Images
Dopo la corsa Hamilton ha esaltato la gara aggressiva, ma ha sottolineato l’importante di non perdere tempo e posizioni nei confronti degli avversari diretti.
“Avremmo dovuto scambiarci le posizioni prima – ha sottolineato Lewis spiegando il finale di gara – per me era cruciale mantenere il margine più ampio possibile sulla Ferrari che avevo alle spalle. Credo che se avessimo agito prima, forse George avrebbe avuto più possibilità di tenere Carlos alle sue spalle, perché lottando contro di me non ha di certo aiutato la gestione delle sue gomme. Non stiamo combattendo tra di noi, ma per la classifica Costruttori, come piloti non abbiamo obiettivi prestigiosi da inseguire. L’importante era garantirci che almeno uno di noi concludesse la gara davanti ad una Ferrari, e per farlo oggi avevamo davvero bisogno di lavorare come squadra”.
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