F1 | Red Bull RB20: l'unica paura per l'affidabilità è il calore
La squadra di Milton Keynes ha vinto la gara di apertura del mondiale 2024 con una superiorità tecnica imbarazzante. La RB20, però, ha mantenuto gli sfoghi di calore fra bazooka e cofano motore che erano stati aperti per combattere il caldo dei test, nonostante il calo delle temperature. E' una F1 che ha fame d'aria?
La Red Bull RB20 si è presentata nella stagione 2024 di F1 come una degna erede della vettura campione del mondo che l’anno scorso ha vinto 22 dei 23 GP disputati. La nuova creatura di Adrian Newey si è subito imposta con Max Verstappen nel GP del Bahrain con una superiorità che è parsa sconcertante nei confronti degli avversari più agguerriti.
È questo lo scenario che dobbiamo aspettarci anche in questo weekend nel GP dell’Arabia Saudita? Se lo domandano un po’ tutti nel paddock, dal momento che la nuova Red Bull ha dato un taglio netto con la RB19, vettura che era arrivata ormai al limite dello sviluppo e aveva ancora poco margine di crescita, tenuto conto che queste F1 saranno destinate a durare due anni.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB20
Photo by: Erik Junius
Nel 2025, infatti, i team destineranno il grosso del budget allo studio e alla costruzione della vettura per il regolamento 2026, per cui la tendenza di tutti sarà quella di lasciare solo una cifra residua allo sviluppo delle macchine che sono state presentate nel 2024.
La RB20 ha destato scalpore non solo per le sue forme aerodinamiche molto estreme, ma anche e, soprattutto, per l’inedita concezione dell’impianto di raffreddamento che possiamo definire multi-stadio. Sulla Red Bull, infatti, ci sono quattro distinti sistemi che sono stati pensati ciascuno per essere autonomo da tutti gli altri. Ogni elemento è alimentato da una propria presa d’aria e da uno specifico sfogo di calore, in modo modulare, tale da poter modificare la capacità di raffreddamento in funzione delle caratteristiche della pista e delle temperature ambientali.
Dettaglio Red Bull RB20: a vista i quattro elementi dell'impianto di raffreddamento
Photo by: Giorgio Piola
Nel disegno di Giorgio Piola possiamo osservare le aperture che sono apparse fra il bazooka e il cofano motore nella zona della carrozzeria che è più scavata. Si tratta di un’area che non è facilmente vedibile proprio per le pareti del bazooka che sono decisamente più alte rispetto alla concorrenza, ma stando alle nostre informazioni erano sfoghi che era già stati aperti in occasione dei test pre campionato, quando la temperatura era decisamente superiore a quella poi registrata in gara.
La monoposto di Newey fin dai primi metri era stata vista come il nuovo spauracchio del Circus, ma alcuni dati avevano portato fuori strada gli osservatori: Max Verstappen e Sergio Perez non avevano mai fatto una simulazione di Gran Premio come le altre squadre, preferendo interrompere ogni stint di gara con una sosta di almeno un quarto d’ora.
In maniera frettolosa si era detto che lo stop era dettato dalla volontà di rifornire il serbatoio di carburante (cosa peraltro confermata), per ricominciare ogni frazione del GP con uguale quantità di benzina a bordo e fare un po’ di pretattica per nascondere l’effettivo potenziale.
In realtà, oltre alla voglia di “giocare” e di nascondersi, c’era un’esigenza effettiva, legata all’affidabilità: alcune temperature della RB20 non erano ancora pienamente sotto controllo, per cui la sosta era utile a riportare i valori nei range previsti, senza correre il rischio di andare incontro a rotture con una vettura indiscutibilmente veloce, ma forse ancora acerba.
Quando lo staff di Pierre Waché ha dovuto fare i conti con un GP del Bahrain che si sarebbe disputato con condizioni climatiche insolite per Sakhir, con una decina di gradi in meno di quelli preventivati, le poche paure che gli ingegneri avevano per la gara del debutto si sono sciolte in sorrisi molto eloquenti.
Red Bull RB20: ai lati del bazooka gli sfoghi d'aria dei radiatori laterali
Photo by: Giorgio Piola
Ciononostante, la RB20 ha affrontato la corsa con gli stessi sfoghi dell’aria calda utilizzati nei test, preferendo rinunciare a un po’ di efficienza aerodinamica per non correre alcun rischio sull’affidabilità. Come dire: la Red Bull è una bomba, ma qualche difettuccio nel rivoluzionario sistema di raffreddamento ancora potrebbe essersi.
Jeddah, quindi, diventa un interessante banco di verifica: in Arabia Saudita le previsioni indicano un weekend molto più caldo rispetto al Bahrain, per cui sarà possibile verificare se la Red Bull dovrà aprire altre feritoie per rispettare gli indici di affidabilità o se, invece, Adrian Newey e compagni avranno già preso le misure alle esigenze di raffreddamento e si saranno già messi a posto.
È giusto ricordare che gli inegegneri di Milton Keynes possono beneficiare dell’uso della power unit Honda RBPT H002: oltre a essere molto potente, necessita di masse radianti decisamente più piccole della concorrenza, offrendo al telaista l’opportunità di deliberare una macchina più efficiente dal punto di vista aerodinamico.
Sarà solo il calore il vero grande nemico della RB20? Lo scopriremo in questo secondo GP stagionale…
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