F1 | Red Bull: la tattica perfetta contrapposta agli errori McLaren
Molto del GP di Spagna è stato deciso nei primi quattro giri ma, in realtà, le decisioni strategiche di Red Bull e McLaren hanno avuto un impatto importante sull'andamento della corsa. La squadra di Milton Keynes ha avuto una lettura perfetta della situazione, mentre il team di Woking deve ancora lavorare su dettagli che ora fanno la differenza.
Il Gran Premio di Spagna era una delle tappe più attese di questo inizio di mondiale. Barcellona per tanti anni è stata conosciuta come una galleria del vento a cielo aperto grazie al suo layout, ma anche come una pista che restituisce qualche indicazione in più sui valori in campo.
Indubbiamente, nel corso degli anni il disegno del tracciato, così come il calendario, hanno subito delle modifiche che hanno variato alcuni equilibri, ma la decima prova di questo mondiale ha comunque dato alcune risposte importanti sui valori in campo, sia a livello di vettura che di squadra.
Quando i distacchi iniziano ad assottigliarsi con posizioni che si giocano sul filo dei centesimi, come in questa fase del campionato, emergono soprattutto due elementi: il pilota e la squadra. Barcellona lo ha dimostrato nel modo migliore, con una sfida che si è prolungata fino alle ultime tornate, mettendo però anche in mostra quella che è realisticamente la combinazione migliore che possa offrire la F1 in questo momento, ovvero quella formata da Max Verstappen e la Red Bull. Da una parte un pilota su cui il team può fare affidamento, dall’altra una squadra di cui il pilota può fidarsi, ciecamente.
Max Verstappen, Red Bull Racing, secondo Lando Norris, McLaren, terzo Lewis Hamilton, Mercedes AMG
Foto di: Red Bull Content Pool
La Formula 1 è uno sport di squadra, prima di tutto, e con distacchi così contenuti, emergono le qualità del collettivo. Sia l’olandese che Lando Norris hanno giustamente rimarcato come gran parte della gara si sia giocata al via, con quello scambio di posizioni che ha cambiato totalmente gli scenari in tavola. Di per sé, la prima fase della partenza del britannico, ovvero quella del rilascio frizione, è stata buona, ma è negli istanti successivi, quelli del passaggio tra la prima e la seconda, dove Verstappen è stato in grado di fare la differenza, con un minor pattinamento e uno slancio migliore.
Ancor più decisivo, però, è stato il momento del sorpasso su George Russell, il quale al via era passato al comando sfruttando la doppia scia dei due rivali. Mentre il tre volte campione del mondo è riuscito a risolvere rapidamente la pratica, potendo così imporre il proprio passo e guadagnare quei secondi utili per costruirsi un margine di sicurezza, dall’altra parte Norris è rimasto bloccato al terzo posto per buona parte del primo stint, quantomeno fino al pit stop del britannico della Mercedes.
Dall’inizio del terzo giro alla fine del quindicesimo, Verstappen è riuscito a mettere tra sé e la McLaren circa 5 secondi e mezzo, che si è poi progressivamente calato di quasi un secondo nel momento della sosta programmata dalla Red Bull, nonostante la stessa squadra di Milton Keynes avesse detto al pilota di iniziare a spingere. Potenzialmente, a questo punto vi erano due scenari sul tavolo: fermarsi oppure allungare, ognuno con i propri pro e contro.
Red Bull ha letto in maniera perfetta la situazione e, non appena si sono resi conto di non avere il passo per resistere a una potenziale rimonta di Norris, hanno optato per la decisione più scontata, ma anche più efficace, ovvero richiamare immediatamente Verstappen. In realtà, sulla carta gli strateghi di Woking avrebbe potuto anticipare e fare qualcosa di simile: indubbiamente Lando sarebbe finito nuovamente dietro Russell, ma sarebbe comunque rientrato davanti a Hamilton e Sainz, l’aspetto più critico.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB20, George Russell, Mercedes F1 W15
Foto di: Andrew Ferraro / Motorsport Images
McLaren, al contrario, si è fatta ingolosire dagli ottimi tempi di Norris in aria pulita, preferendo restare in pista e allungare il primo stint con la soft nuova. Una scelta in parte comprensibile, quella che farebbero tanti strateghi, ma in scenari come questi si pone sempre un tema centrale: quanto concedere ai rivali e quanto estendere per creare offset. Un tema delicato, spinoso, soprattutto per le conseguenze.
Il britannico è stato il penultimo a effettuare il suo primo pit stop, seguito nel giro seguente da Charles Leclerc, con una strategia che, di fondo, presenta le medesime criticità anche per il Ferrarista. In quei sei giri in più percorsi sulla soft nuova rispetto a Verstappen, il distacco di Norris è salito da poco meno di cinque secondi a quasi sedici secondi, con l’aggravante che il pilota della squadra di Woking si è poi dovuto districare nel traffico.
Certo, i 7/8 giri in meno di gomma rispetto al trio Sainz/Hamilton/Russell hanno aiutato a trovare anche abbastanza rapidamente il sorpasso, ma per ritrovarsi in quella finestra in cui si sarebbe potuto fermare alla prima sosta, ovvero tra le due Mercedes, l’inglese ha impiegato nove giri. Ciò ha dato tutto il tempo a Verstappen di amministrare il vantaggio concedendosi anche la possibilità di perdere diversi secondi. In sostanza, parte del guadagno ottenuto da Norris allungando il primo stint è poi andato perso nel fatto di dover comunque risalire la classifica. Il sorpasso su Russell è infatti arrivato a circa 30 giri dalla fine, ma a quel punto il distacco dal leader era ancora superiore ai nove secondi, una montagna non proprio semplice da scalare.
Proprio quel margine è stato lo strumento fondamentale della Red Bull per giocarsi le carte che le hanno poi permesso di vincere il Gran Premio. Una volta in aria libera, Norris ha iniziato ad abbassare i tempi di circa 7/8 decimi, a dimostrazione che vi era un potenziale inespresso molto importante. Ancora una volta, Red Bull ha letto benissimo la situazione, iniziando a migliorare a sua volta i tempi, ma senza uno strappo troppo netto, in modo da poter allungare lo stint e montare la soft per il finale. Era di fatto chiaro sin dal principio che la scelta della squadra di Milton Keynes sarebbe stata quella di montare la mescola più tenera per il finale, dato che aveva scelto di sfruttare il set di soft usato a inizio gara, mantenendo il treno nuovo per lo stint conclusivo.
Lando Norris, McLaren MCL38, Lewis Hamilton, Mercedes F1 W15, Charles Leclerc, Ferrari SF-24
Foto di: Sam Bloxham / Motorsport Images
Ciò ha sì consentito a Norris di sfruttare quei sei giri in più di vita di gomma per riavvicinarsi, arrivando però solo a dimezzare il distacco, di fatto lo stesso svantaggio registrato nel momento in cui Verstappen si era fermato per la sua prima sosta. È anche in questi dettagli che si nota la reattività e l’ottima lettura della Red Bull, che ha trovato il momento ideale del pit stop con due effetti: da una parte non è rientrata troppo presto, cosa che avrebbe compromesso lo stint finale, dall’altra ancora una volta ha messo Max nelle condizioni di trovarsi con un margine di sicurezza nel momento del ritorno in pista.
Se nella prima parte di gara Norris aveva creato un delta di gomma di sei giri, per l’ultimo stint l’offset si è dimezzato, perché McLaren ha richiamato ai box il suo portacolori solamente tre giri dopo l’olandese. Un divario sicuramente utile su un tracciato come quello di Barcellona, molto aggressivo sulle gomme, ma che di certo non avrebbe stravolto la gara, aprendo più la lotta alle qualità delle rispettive vetture in termini di passo puro e gestione degli pneumatici.
Di fondo, la squadra di Woking ha seguito la tattica che riteneva più utile ed efficace, tenendo anche conto della sua track position, ma nel confronto con Red Bull non è riuscita ad ottenere mai un vero vantaggio, optando per una via di mezzo che non ha giocato un ruolo chiave sul piano strategico. Certo, le opportunità tattiche erano limitate, ma potenzialmente McLaren si sarebbe potuta giocare la corsa in modo differente, dato che a livello di ritmo sembrava avere qualcosa in più a disposizione. A ciò si sono aggiunti anche due pit stop non proprio eccezionali, dove sono andati persi altri decimi cruciali.
Max Verstappen, Red Bull Racing, Lando Norris, McLaren F1 Team
Foto di: Andrew Ferraro
Osservando i dati dell’ultimo stint, infatti, si nota come anche nel momento in cui a Verstappen sia stato detto di spingere al massimo, dato che Norris non stava facendo particolare management, in effetti i tempi del tre volte campione del mondo si sono abbassati, ma la MCL38 si è rivelata comunque molto più efficace con soli tre giri di offset, recuperando sei secondi in meno di venti passaggi.
Nella domenica spagnola, il valore della macchina si è fatto sentire, come dimostrano i tempi, con una McLaren che ha dimostrato di avere probabilmente qualcosa in più della Red Bull. Tuttavia, in una gara come questa, sono stati due gli elementi che hanno giocato una differenza ancor più importante: team e pilota e, su questo, la squadra di Milton Keynes ha dimostrato di essere globalmente ancora un passo davanti ai rivali, con una gestione di pista impeccabile. Negli ultimi 4 Gran Premi sono arrivati tre trionfi figli proprio di questa forza e di questa bravura nello sfruttare le sbavature degli avversari. Per battere la Red Bull non serve (solo) la macchina.
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