F1 | Red Bull: Horner ha costruito un piano biennale per Verstappen
Christian ha il controllo della squadra di Milton Keynes, ma il team principal ha cercato il supporto di Mintzlaff e Marko per evitare guerre intestine e stabilizzare la posizione di Verstappen fino al 2026. Ecco lo scenario che il manager britannico sta preparando, indipendentemente dalle uscite di Newey e Wheatley.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB20
Foto di: Erik Junius
Poche righe, comunicate nel pieno della pausa estiva, hanno messo la parola fine ad una storia che ha rischiato di far crollare la squadra di Formula 1 più vincente degli ultimi anni. La vicenda ‘Horner’ è definitivamente archiviata, la dipendente Red Bull che aveva presentato denuncia per comportamenti inappropriati ha esercitato il diritto d’appello (dopo una prima indagine che aveva scagionato Horner) con un avvocato indipendente all’azienda.
Concluso l’iter processuale è arrivato l’esito: appello non accolto. Per avere una visione il più possibile chiara del futuro della Red Bull Racing (a breve e a lungo termine) era necessario l’atto finale, ufficializzato l’8 agosto. Una sorta di timbro che ha concluso un riassestamento avvenuto dopo le tumultuose vicende scatenatesi a partire dallo scorso febbraio. Christian Horner resta la figura di riferimento della squadra.
Non è però un successo a tutto campo quello di Horner, non in linea con il ‘golpe’ che lo scorso mese di marzo sembrava uno scenario possibile ed anche probabile. Nella settimana più calda di questa vicenda, ovvero quella trascorsa tra i Gran Premi di Bahrain e Arabia Saudita, Horner (supportato dall’azionista di maggioranza del Gruppo Red Bull, Chalerm Yoovidhya) era sembrato molto vicino al colpo finale che gli avrebbe permesso di liberarsi di Helmut Marko.
A sorpresa è però emersa la famosa clausola contrattuale che avrebbe consentito a Verstappen (in caso di uscita del team del manager austriaco) di potersi a sua volta svincolare dal contratto che lo lega a Red Bull Racing fino al termine del 2028. Horner ha dovuto prendere atto di una postilla cruciale (a lui sconosciuta) e da quel momento ha iniziato una lunga operazione diplomatica.
Helmut Marko parla con Christian Horner
Foto di: Erik Junius
Lo strappo ricucito con Marko blinda Verstappen
C’è un aspetto che passa sopra il terremoto avvenuto a Milton Keynes. Horner, Verstappen e Marko stanno molto bene in Red Bull, nessuno di loro ha mai avuto da lamentarsi, né sul fronte finanziario e tanto meno sul clima impostato da anni all’interno del team. Quando gli animi si sono calmati Horner ha capito la necessità di una rapida marcia indietro nei confronti di Marko e di aver bisogno del CEO austriaco Oliver Mintzlaff per recuperare le relazioni con il quartier generale austriaco.
In cambio ha però ottenuto una contropartita importante: Marko ha accettato di ritrattare la clausola ‘Verstappen’, garantendo in più che resterà saldamente al suo posto fino al termine del 2026. Questo passaggio è stato cruciale nell’ottica del mantenimento in squadra di Verstappen, poiché Max nel prossimo biennio non potrà più svincolarsi dal contratto in vigore.
A primavera inoltrata Horner ha preso atto che la superiorità tecnica con cui la squadra ha iniziato il mondiale 2024 è progressivamente sfumata, l’idea che la Red Bull potesse anche fare anche a meno di Verstappen per raggiungere i titoli mondiali è tramontata velocemente. Paradossalmente la perdita della supremazia tecnica è stato un fattore che ha giocato molto a favore di Max, diventato un valore aggiunto cruciale per il raggiungimento degli obiettivi. Horner a quel punto ha cercato in tutti i modi possibili di garantire a Max una perfetta confort-zone, dalla presenza stabile di Marko alla decisione di non entrare nel mercato piloti per valutare un potenziale sostituto di Sergio Perez.
La volontà di riportare velocemente la massima tranquillità all’interno della squadra (in quest’ottica si spiega anche l’annuncio del rinnovo di Checo) non è stata solo dettata dal quieto vivere, quanto per la necessità di poter destinare tutte le energie al lavoro sulla squadra, senza pericolose distrazioni esterne. Energie indispensabili nello scenario di valori in campo che ha preso forma da inizio estate.
Jonathan Wheatley, team manager Red Bull che lascerà la squadra di Milton Keynes per l'Audi
Foto di: Red Bull Content Pool
Il peso degli addii di Newey e Wheatley
Quelle di Adrian Newey e Jonathan Wheatley sono due storie che hanno poco in comune, se non la presentazione delle dimissioni a pochi mesi di distanza. Si tratta di dipartite di grande peso per la
Red Bull, e paradossalmente l’impressione è che la squadra sia stata presa più in contropiede dalle dimissioni dello storico direttore sportivo. L’addio di Newey ha tenuto banco per mesi, ma al di là dei contraccolpi che comporterà l’uscita di ‘Genius’, la squadra negli anni si era strutturata per affrontare questo momento. Spetterà alla pista il giudizio finale, ma il passaggio di consegne con Pierre Waché è stato talmente rapido da far pensare ad un piano già pronto da tempo nel cassetto di Horner.
Resta però un timore legato alle dimissioni di Newey e, soprattutto, di Wheatley: il rischio di assistere alla partenza di altro personale. Newey ha sempre avuto dei delfini di fiducia, ma si tratta di pochi ruoli, mentre nel caso di Wheatley c’è il rischio che possa attingere a piene mani per soddisfare la campagna acquisti lanciata da Audi, alla ricerca di oltre 200 persone nella sede svizzera di Hinwil. L’ormai ex direttore sportivo della Red Bull ha una grande conoscenza specifica del personale che opera in pista come nella sede di Milton Keynes, e questo per Horner potrebbe tradursi in una spina nel fianco non indifferente.
Christian Horner, Team Principal Red Bull Racing
Foto di: Red Bull Content Pool
Il 2026 sarà un passaggio cruciale per il futuro
Per Horner la vera scommessa sarà la stagione 2026, un vero e proprio all-in. In ballo ci sarà moltissimo: il futuro di Max, la caratura dello staff tecnico di Waché alle prese con un progetto completamente nuovo e la competitività del primo motore realizzato dal dipartimento power unit. Il verdetto finale finirà con influenzare anche la stessa posizione di Horner. Marko ha garantito la sua presenza fino al termine del 2026, quando Dr. Helmut avrà compiuto 83 anni.
È difficile ipotizzare un ulteriore rinnovo di contratto che lo costringerebbe a restare ancora in prima linea, ed a quel punto per Horner si potrebbe aprire la porta verso la gestione totale della squadra. Dal 2005 Horner ha sempre ricoperto il ruolo di team principal, ma le decisioni relative ai piloti e agli investimenti di grande portata hanno sempre avuto bisogno dell’autorizzazione di Marko. Se tutto andrà per il meglio, nel 2027, dopo ben 22 anni di presenza in squadra, Horner avrà finalmente il bastone del comando.
Nel 2026 è molto probabile che Verstappen sarà ancora in pista con Red Bull, ed avrà un grande interesse nel valutare il potenziale della prima monoposto costruita integralmente a Milton Keynes. Lasciare la Red Bul al termine del prossimo anno sarebbe una mossa non priva di rischi, poiché è impossibile prevedere chi tra le squadre di vertice sarà in grado con il nuovo ciclo tecnico di partire davanti a tutti. Cambiare casacca vorrebbe dire firmare per almeno due anni, con il rischio di perdere il treno giusto, restare in Red Bull anche nel 2026 permetterebbe a Verstappen di valutare lo scenario generale con attenzione.
Se a Milton Keynes tutto andrà bene i timori di una Red Bull senza Marko svaniranno, davanti ad una monoposto vincente tutto passerà in secondo piano. Se invece i verdetti si confermeranno deludenti, non sarà un grande problema per Max trovare un’alternativa, visto che al termine del 2026 Mercedes, Ferrari, McLaren e Aston Martin avranno almeno un pilota in scadenza. Un timing perfetto per andare sul mercato.
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