F1 | Racing Bulls: la libertà di scelta rivoluziona la filosofia
Laurent Mekies, team principal, e Peter Bayer, CEO, ci spiegano in una interessante chiacchierata qual è la filosofia che spinge il team di Faenza a cercare un diverso approccio al mondo dei GP rispetto alle altre squadre impegnate nel Circus. L'obiettivo è di essere sesti nel Costruttori con un'organizzazione snella e veloce nelle decisioni.
Peter Bayer, CEO RB F1 Team, Laurent Mekies, Team Principal RB F1 Team
Foto di: Red Bull Content Pool
La Racing Bulls va a Baku con l’intento di difendere il sesto posto nel mondiale Costruttori. Nelle ultime due gare (Zandvoort e Monza) ha marcato zero punti, ma il bottino del team è positivo con dieci gare concluse nella Top 10 su sedici appuntamenti.
La squadra di Faenza sta vivendo un momento di grande cambiamento che non è facile percepire da fuori: l’obiettivo di mettersi al vertice del gruppo di centro, dietro a Red Bull e ai Costruttori, era pensabile fra uno o due anni, non prima.
È interessante, allora, andare a scoprire cosa possa aver generato questo anticipo dei piani già al primo anno di una nuova avventura. Perché non c’è stato solo il cambio del nome del team da AlphaTauri a Racing Bulls, ma l’avvio di una rivoluzione che è solo a una sua prima fase.
Franz Tost, storico boss del team, ha lasciato il posto a una coppia molto determinata: Peter Bayer, CEO, e Laurent Mekies, team principal. Due personalità molto diverse, ma complementari. Sono il “gatto” e la “volpe”: il primo, 53enne austriaco, è un fine politico con competenze di marketing e commerciali acquisite in una carriera a contatto con figure di spicco nel mondo delle Olimpiadi e della FIA.
Il secondo, 47enne francese, è il tecnico con formazione da ingegnere e competenze allargate in materia sportiva sviluppate prima in FIA (doveva diventare l’erede di Charlie Whituing) e poi in Ferrari.
I vertici Red Bull gli hanno dato una missione: dare una nuova identità alla seconda squadra del Gruppo che valorizzi la presenza nel Circus. La Racing Bulls è in continua trasformazione giorno dopo giorno.
Laurent Mekies, Team Principal RB F1 Team
Foto di: Red Bull Content Pool
“Il lavoro è iniziato solo otto mesi fa – spiega Mekies - e ci siamo dati un piano triennale. Possiamo parlare di un percorso di nascita e sviluppo delle macchine per il 2025 e 2026, ma in parallelo c’è la rinascita e il rinforzo del team”.
Si tratta di un processo che riguarda le strutture e le persone: “Quindi c’è tanta gente nuova che è arrivata – prosegue Laurent -, e sta nascendo una nuova struttura che si integrerà con il mondo di Milton Keynes. La monoposto 2025 sarà in continuità con le regole attuali, ma tutto il resto cambierà. I nostri capi ci hanno detto: noi abbiamo due squadre di F1. Una lotta per il titolo e l’altra punterà a una strategia innovativa di comunicazione, ma certi messaggi non saranno recepiti se saremo in fondo alla griglia, da ottavi a decimi nel Costruttori. Il progetto è nato con l’obiettivo di collocarci a centro gruppo, consapevoli che avremo l’obbligo di battere uno o due Costruttori di auto o squadre che sono in F1 da 50 anni e, quindi, con una grande tradizione”.
Peter Bayer, CEO RB F1 Team
Foto di: Red Bull Content Pool
E come pensate di riuscirci?
“Abbiamo fatto un’accurata analisi di tutto quello che ci mancava – spiega Peter Bayer – e abbiamo stilato un piano che stiamo attuando. Le cose stanno andando a una velocità che non avevamo pensato, visto che siamo già in lizza per il sesto posto”.
Osservando da fuori non si percepisce il cambio di mentalità: da cosa dipende?
“Da una nuova filosofia – svela Laurent – il progetto è partito da un alto grado di libertà che la Red Bull ci ha concesso. Essere parte di un Gruppo non è un limite, ma può essere una grande risorsa se manteniamo l’autonomia delle nostre scelte”.
Yuki Tsunoda, RB F1 Team VCARB 01
Foto di: Sam Bloxham / Motorsport Images
L’enunciato è molto interessante, ma come si realizza in pratica?
“Grazie alla libertà d’azione ricevuta stiamo apportando tanti cambiamenti, magari commettendo anche degli errori, ma riusciamo a muoverci molto rapidamente. La velocità in F1 è fondamentale, ma sappiamo che il percorso non è facile come può sembrare. Seguiamo l’esempio Williams: James Vowles è arrivato l’anno scorso, ha cercato le persone e avviato un piano e, probabilmente, in questo secondo anno la crescita non è stata pari alle aspettative, per cui possiamo immaginare che la progressione non sarà lineare. Ma, per esempio, la macchina 2025 verrà fatta con una dinamica diversa, sfruttando la libertà, che almeno in questa fase iniziale, Red Bull ci ha dato”.
Cosa ci metti della tua cultura acquisita in Ferrari?
“Abbiamo assunto recentemente una dozzina di persone dagli altri top team. Noi ci siamo imposti di non replicare quello che si era vissuto in Ferrari o in Red Bull, in Mercedes o Alpine. Ce lo stiamo vietando perché dobbiamo pensare a cosa servirà in Racing Bulls nel futuro senza riprendere idee già realizzate perché in Red Bull o in Ferrari erano state vincenti. Cerchiamo un approccio nuovo: lottiamo contro squadre che sono diventate molto complesse e quindi con molta meno libertà nei processi. La catena di decisione magari è più lunga o più complicata. La nostra unica possibilità di battere quattro team è di puntare sulla rapidità d’azione. Il giorno che perderemo questa caratteristica diventerà difficile battere gli altri perché non saremo altrettanto grandi”.
E in che modo sarà possibile raggiungere questo risultato?
“Abbiamo fatto un’altra scommessa sull’organizzazione della factory. Noi siamo l’unica squadra che ha due sedi per la parte telaistica. Storicamente è stata una debolezza, ma noi vogliamo riprovarci e trasformare uno svantaggio in un aspetto positivo”.
Il concetto non è chiaro, spiegaci meglio…
“Nella struttura della nostra azienda non c’è una location, ma ci sono dei reparti. Ebbene lo stesso reparto può avere un dipendente a Faenza e l’altro a Bicester. L’esempio è dato dai due ingegneri di pista: uno è in Gran Bretagna e l’altro in Italia. È una scommessa: l’organigramma non ti fa vedere dov’è una persona, ma tutti possono essere collegati. Funzionerà? Saranno i risultati a dirlo. Poi è chiaro che se uno lavora alla produzione dei pezzi non può essere a Bicester, ma deve essere a Faenza”.
Daniel Ricciardo, RB F1 Team VCARB 01
Foto di: Red Bull Content Pool
Sta cambiando anche la factory…
“L’headquarter resta a Faenza, mentre è in costruzione una nuova struttura a Milton Keynes. In Romagna ci sono 500 persone operative mentre ce ne sono altre 110 in Gran Bretagna. Circa 15 anni fa avevamo comprato la galleria del vento di Bicester dove abbiamo creato un reparto aerodinamico. Il wind tunnel nel tempo è diventato superato e allora, visto che il regolamento ha ridotto il tempo che si può lavorare in galleria, abbiamo deciso di condividere la struttura di Bedford. Se la sede di Faenza rifatta nel 2015 è bella, moderna, quella inglese è ormai inadeguata. Stiamo chiudendo Bicester e trasferiremo il personale nella nuova sede di Milton Keynes dove saremo operativi da gennaio. È ovvio che non sarà una struttura per 110 persone, ma è pensata per crescere ancora. La costruzione è solo Racing Bulls e sarà attigua a Red Bull Powertrains, dove stanno nascendo le power unit. Ora usiamo la galleria del vento di Bedford, ma a Milton Keynes ne nascerà una nuova ma non farà in tempo ad accogliere la macchina 2026”.
Peter Bayer incrocia l’aspetto tecnico con quello politico…
“La nostra squadra cerca un diverso approccio di marketing. La Red Bull Racing lotta per il mondiale, noi invece dobbiamo rappresentare una nuova identità che punta ai giovani, che va a cercare anche aspetti diversi di comunicazione come la musica, la moda e lo spettacolo. Ovviamente le corse restano la priorità del nostro piano, ma siccome non lotteremo per il mondiale, avremo la libertà di presentarci in modo diverso: mi viene in mente il lancio della livrea che è stato fatto in centro a Miami in collaborazione con un museo. Abbiamo partner che puntano a una squadra con un’immagine fresca e giovane”.
In quest’ottica, quindi, la Racing Bulls dovrà tornare a promuovere i giovani piloti?
“Certo - chiarisce Mekies – ci sono giovani interessanti che stanno crescendo nelle formule addestrative, ma se in squadra hai Yuki e Daniel è chiaro che quello dei piloti è l’ultimo dei problemi. Diciamo che quest’anno che va bene così, ma il nostro ruolo è promuovere i giovani talenti nel mondo Red Bull”.
Peter Bayer pragmaticamente aggiunge:
“Sappiamo che avere due piloti giovani e sperare di essere competitivi per essere sesti nel Costruttori è molto difficile, per cui è meglio avere in squadra un pilota esperto e uno giovane”.
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