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F1 | Pirelli 18": basta un giro meno veloce per riavere il grip

Mario Isola, responsabile car racing di Pirelli, spiega come le gomme da 18" di Formula 1 possano ritrovare grip anche se messe sotto stress in uno stint di gara. Le coperture 2022 hanno meno degrado, ma offrono tanti tipi di strategie.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB18

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

L'esordio nelle due sessioni di test pre-stagionali di Formula 1 andate in scena a Barcellona e a Sakhir delle nuove monoposto, quelle che hanno aperto la nuova era dell'effetto suolo, ha rubato l'occhio e tutti, ma proprio tutti, si sono concentrati per studiarne le forme, le soluzioni, le interpretazioni degli ingegneri.

Un esercizio certamente utile e importante, molto affascinante. Ma la Formula 1 non è solo tecnica e aerodinamica delle vetture. Le gomme, come in ogni stagione, giocano un ruolo fondamentale. Chi le capisce e le interpreta meglio sin da subito, ha un vantaggio considerevole nei confronti dei rivali e anche quest'anno sarà la medesima cosa.

In più Pirelli ha fatto esordire le nuove gomme da 18 pollici. Già viste in versione prototipale nel corso dei test 2021 fatti con vetture ibride, le coperture definitive per il Mondiale 2022 hanno esordito nei test catalani e in quelli del Bahrain, con i team che hanno potuto prendere confidenza con le nuove dimensioni (meno spalla, ma più grandi nel complesso) e il nuovo comportamento.

Sì, perché le nuove Pirelli sono state costruite con intenzioni differenti rispetto al passato. Certo, non diametralmente all'opposto, ma con idee che permettessero ai piloti di non soffrire in maniera brutale il surriscaldamento quando una monoposto è in scia a un'altra, dunque sottoposta a vortici nocivi e meno aria pulita, ma anche un degrado minore in certe circostanze.

 

Queste caratteristiche hanno il compito di aiutare i piloti a spingere maggiormente negli stint di gara, senza dover forzatamente impegnarsi nella gestione dell gomme. Non si tratta di un vero e proprio cambio di tendenza, perché il degrado sarà naturale e perché Pirelli ha voluto mantenere una certa libertà di strategia ai box per i team, che saranno così costretti a spremere le meningi per studiare ancora la miglior strategia per le proprie monoposto.

A raccontare quello che Pirelli ha notato nel corso dei test di Sakhir è stato Mario Isola. Il responsabile car racing della Casa milanese ha spiegato molto bene cosa significhi per le gomme 2022 avere un degrado minore rispetto al passato. Non solo, perché le nuove coperture, se trattate in un certo modo, potranno anche garantire nuovamente un determinato livello di grip pur se severamente impegnate dal pilota.

"Il livello di degrado non è più lo stesso che abbiamo visto gli anni passati. Forse vi ricorderete che nei test di sviluppo delle gomme dal 18" avevamo chiesto ai team di spingere forte negli stint senza preoccuparsi della gestione, per poi fare un giro lento e spingere di nuovo da quello dopo. Era per verificare se le gomme fossero in grado di recuperare l'aderenza".

"In generale i team ci hanno confermato che il grip tornava. Qualcuno, non tutti i piloti, ma durante i tre giorni di test di Sakhir ha provato la stessa procedura e hanno confermato che con un giro di raffreddamento le gomme possono recuperare l'aderenza. Quindi questa è una differenza rispetto al degrado dell'anno scorso o degli anni precedenti, perché in passato quando si perdeva l'aderenza non si poteva più recuperare".

"Il giro che bisogna fare per raffreddare le gomme e recuperare le gomme non deve essere di 5" più lento, basta non essere troppo aggressivi. Voglio dire, rispetto a una situazione in cui stai spingendo al massimo, al 100%, rallenti un po'. Se hai sottosterzo spingi sull'anteriore, se cerchi di gestire la trazione raffreddi un po' le gomme e poi torni a spingere nuovamente".

Una rosa di strategie ancora ampia

 

Isola ha anche confermato come le Pirelli 2022 non saranno eterne nel loro utilizzo. Il degrado dovrà essere comunque presente pur se inferiore al passato, così da permettere ai team di studiare le strategie e avere una rosa di tattiche a disposizione da poter scegliere. L'obiettivo, infatti, è sempre lo stesso: fornire una variabile ulteriore per le gare che possa essere gestita dai team e non dal caso.

"In generale ci aspettiamo meno degrado e lo abbiamo visto anche nel corso dei test di Sakhir. Certo, abbiamo bisogno che un po' di degrado sia presente per avere le strategie diverse in gara. ma se guardate i numeri che sono nella target letter sono molto più bassi rispetto alla target letter precedente, o più o meno la metà, o qualcosa del genere. Non ricordo esattamente i numeri, perché li abbiamo modificati molte volte per essere sicuri di averne che incoraggiassero i team ad avere diverse strategie".

"Non è facile, perché a volte metti dei numeri e poi ti rendi conto che hai dei numeri con cui si può avere una sola strategia che, per altro, è la più veloce. E questa non è l'intenzione. Quindi abbiamo dovuto lavorare anche con i team e con gli strateghi delle squadre dando loro i numeri e dicendo: 'Se avete questi numeri, cosa dovreste fare?'. Quando questi sono arrivati con diverse soluzioni, abbiamo capito che si trattava dei numeri giusti", ha concluso Isola.

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