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F1 | Nigel Mansell, i settant’anni del “Leone”

Compie settant’anni Nigel Mansell, il “leone d’Inghilterra” campione del mondo di Formula 1 nel 1992. Una carriera iniziata nel 1980, per volere di Colin Chapman: cosa vide in lui il patron della Lotus?

Nigel Mansell, Ferrari 640

Settant’anni da... leone. Quando, nel 1980, Nigel Mansell si presentò sulla scena dei Gran Premi, quasi tutti si domandarono perché, un mito come Colin Chapman, si vantasse tanto di questo sconosciuto pilota. 

Nigel impiegò cinque anni per salire sul gradino più alto del podio, in qualità di pilota Williams, team in cui era approdato nel 1985 dopo l’esperienza in Lotus durata 61 Gran Premi e costellata da ben 35 ritiri.

Nigel Mansell al suo debutto in Formula 1 con la Lotus, nel 1980

Nigel Mansell al suo debutto in Formula 1 con la Lotus, nel 1980

Di che pasta fosse fatto veramente Mansell si era capito nel bel mezzo del Mondiale dell’84, sul circuito di Dallas: dopo aver conquistato la sua prima pole position con un margine abissale nei confronti dei colleghi, si rende protagonista di una gara folle, che per metà conduce difendendo strenuamente la prima posizione. Per il resto, combina solo guai. 

All’ultimo giro, quando ormai è in quinta posizione, urta il muretto danneggiando il cambio, obbligando la sua Lotus a fermarsi a pochi metri dal traguardo. Scende dalla monoposto e, nel tentativo di spingerla fino alla vista della bandiera a scacchi (azione peraltro vietata dal regolamento), sviene per il caldo. L’analisi del suo fine settimana, culminato con una scena eroica d’altri tempi, la dice lunga sul suo carattere: tenace, imprevedibile, combattivo, velocissimo e irraggiungibile, ma solo fino a quando riesce ad esprimere queste sue qualità. 

La sua carriera, condizionata anche da numerosi episodi sfortunati, è fatta di periodi in cui, senza un apparente motivo, alterna momenti di grande euforia e positivo coinvolgimento ad altri, improvvisi, di profondo sconforto. 

Conquista la sua prima vittoria a Brands Hatch nell’85, prevalendo su gente come Senna, Piquet e Prost. E alla gara successiva, a Kyalami, stampa la pole e trionfa, di nuovo. Nel 1986, con una Williams-Honda competitiva, è protagonista di una splendida stagione: conquista cinque vittorie, quando può umilia in pista la prima guida di Sir Frank, Nelson Piquet, e arriva all’ultima gara per giocarsi il titolo, con un vantaggio di 6 punti su Alain Prost e la sua McLaren-TAG Porsche. Lo perderà, per una foratura. 

I contendenti al titolo del 1986: Ayrton Senna su Lotus, Alain Prost con McLaren, Nigel Mansell e Nelson Piquet  in Williams

I contendenti al titolo del 1986: Ayrton Senna su Lotus, Alain Prost con McLaren, Nigel Mansell e Nelson Piquet in Williams

Nato sotto il segno zodiacale del leone, Nigel Mansell in pista è in grado di dare improvvisamente la “zampata” letale al suo avversario. Amato dagli appassionati, soprattutto quelli britannici che lo seguono con un tifo da stadio, viene soprannominato “Il Leone d’Inghilterra”. I critici, invece, lo considerano uno sprecone, un tutto cuore-niente cervello. Il suo temperamento, quel coraggio di osare dove gli altri piloti non oserebbero, senza badare a tattiche e strategie, destano l’interesse di Enzo Ferrari, estimatore di quel genere di lottatori da corsa. Il “Grande Vecchio” lo ingaggia per il 1989, ma non avrà il tempo di vederlo vestito con la tuta del Cavallino. 

Anche con la Rossa, Nigel Mansell è autore di gesta memorabili e fatti imprevedibili. Vince al debutto, nonostante problemi al selettore del cambio semiautomatico che la Casa di Maranello per prima porta in Formula 1, e vince in Ungheria, circuito dai sorpassi quasi impossibili, dove parte dodicesimo e va a prendersi la testa “sverniciando” Ayrton Senna e la sua McLaren che conducevano la corsa, in prossimità di un doppiaggio. Nel corso degli anni, con il campione brasiliano si renderà protagonista di avvincenti, sempre corretti, duelli. Senna dichiarerà che, quando Mansell è in giornata, è l’unico pilota in grado di batterlo. 

Nigel Mansell festeggia la vittoria in Ungheria, nel 1989

Nigel Mansell festeggia la vittoria in Ungheria, nel 1989

Nel 1990, Nigel è ancora in Rosso, ed è affiancato ad Alain Prost. In Messico, all’ultima curva del penultimo giro, sorpassa all’esterno la McLaren di Berger con una differenza di velocità impressionante, concludendo secondo. Afflitto da rotture nei due successivi Gran Premi, al Paul Ricard e a Silverstone, nei quali parte in pole e vede Prost vincere, preso da un profondo sconforto, annuncia nella conferenza britannica il suo “irrevocabile” ritiro dalle corse a fine stagione per dedicarsi alla famiglia. 

Lo si vedrà spesso sereno, con moglie, figli e il golf, da sempre una sua grande passione.Invece, nel 1991, a sorpresa, si schiera con la Williams. Per la prima volta in carriera ha un contratto da prima guida. Cinque vittorie e tre secondi posti non gli bastano per conquistare l’agognato titolo, che si prende Senna. L’appuntamento è rimandato di un anno: con la FW14b conquista nove vittorie, tre piazzamenti d’onore che, finalmente, gli valgono la meritata corona iridata. Un sogno che si è fatto attendere, sino a quel Gran Premio d’Ungheria del 16 agosto 1992. 

Mansell raggiunge la vetta di una carriera dopo una scalata tortuosa che, alla fine, gli regala una vista straordinaria. Una vista dal secondo gradino di un podio in cui il vincitore è Ayrton: nel giorno del 35esimo successo di Senna, un Nigel esausto mostra il sorriso della gloria sotto i suoi iconici baffi. 

Nigel Mansell festeggia il titolo mondiale dal secondo gradino del podio del GP d'Ungheria del 1992

Nigel Mansell festeggia il titolo mondiale dal secondo gradino del podio del GP d'Ungheria del 1992

E poi? Poi, pur avendo già un accordo con Williams, decide di andarsene in America per cimentarsi con le monoposto della CART. Il “Leone” vincerà anche lì, ma quella è un’altra storia. 

Concludendo: perché Colin Chapman portò Mansell in Formula 1? Perché il pilota inglese, nel 1980, ai tempi in cui disputava qualche gara in Formula 2, era stato chiamato dalla Lotus a sostenere un test di velocità a Silverstone. Il tecnico di pista, Nigel Stroud, gli chiese di provare a girare in 1’14”5. Mansell, che gli aveva promesso di dare il massimo, scese in pista e completò i suoi giri senza ricevere dal muretto alcuna informazione. A fine test rientrava ai box. Scoraggiato, deluso, era convinto di aver perso la sua occasione: sentiva che avrebbe potuto dare di più. Poi, vedeva sul pannello il tempo del suo giro migliore: 1’12”5. Era il record per la Lotus, quell’anno, a Silverstone. E l’inizio di una carriera che lo porterà ad essere, sino all’arrivo di Jenson Button e all’avvento di Lewis Hamilton, il pilota britannico più vittorioso di sempre.  

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