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Mugello: vinta la battaglia sul rumore dell'autodromo!

La Corte Costituzionale ha sentenziato a favore dell'Autodromo Internazionale del Mugello in materia di rumore, mettendo fine ad una questione annosa che rischiava di limitare l'attività sul tracciato toscano. Le correzioni fatte alla Legge regionale hanno "...fatto cessare la materia del contendere, rendendo non fondate le residue questioni di legittimità costituzionale”.

Cartello del Mugello

Cartello del Mugello

Glenn Dunbar / Motorsport Images

È la fine di un incubo che è arrivato fino alla Corte Costituzionale. La sentenza non silenzia il rombo dei motori al Mugello, mettendo finalmente la parola fine alle polemiche, azzerando le proteste che erano arrivate fino al Consiglio dei Ministri.

La questione ora si è spenta definitivamente dopo che il Consiglio RIegionale della Toscana è intervenuto due volte per correggere la legge dedicata al rumore generato dall’Autodromo Internazionale del Mugello, tanto che la Suprema Corte ha rimosso tutte le obiezioni che erano rimaste in campo.

I giudici, infatti, hanno sentenziato che “…la cessazione della materia del contendere, in ragione delle modifiche apportate a tali disposizioni dall’art. 1 della legge della Regione Toscana 22 giugno 2020, n. 42, rendono non fondate le residue questioni di legittimità costituzionale”.

Va ricordato che proprio a livello governativo il Consiglio dei Ministri aveva impugnato le nuova legge regionale che aveva il compito di disciplinare le “Disposizioni sul circuito automobilistico e motociclistico situato nel Comune di Scarperia e San Piero. Modifiche alla l.r. 48/1994 e alla l.r. 89/1998”.

C’era chi aveva ipotizzato che l’Autodromo violasse delle norme costituzionali sulla “tutela della salute”, ed era stato contestato che non ci fosse stato il coinvolgimento nella battaglia del rumore i Comuni limitrofi al tracciato, visto che le deroghe si affidavano a una convenzione sottoscritta con il solo Comune di Scarperia e San Piero.

Fra le contestazioni c’era il mancato coinvolgimento dell’ARPAT, eccependo sui valori massimi di inquinamento acustico ammissibili in deroga oltre che sui 280 giorni di “attività continuativa” concessi come limite massimo.

Ora è stato spazzato tutto via, perché la Corte Costituzionale, preso atto delle varie sentenze tutte a favore del Mugello e dei successivi atti amministrativi che sono stati giudicati pienamente legittimi, si è pronunciata prendendo “…atto dell’assenza di qualsiasi profilo di contrasto tra la disposizione impugnata e i principi generali posti dalla legislazione statale in materia di tutela della salute, ai sensi dell’art. 117, terzo comma della Costituzione”.

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