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F1 | Motori 2026: la Ferrari si è... venduta l'anima?

Liberty Media e FIA hanno tracciato quale dovrà essere la F1 del futuro: dal 2026 avremo nuove power unit che punteranno allo sviluppo dei carburanti sintetici e a una maggiore ibridazione. Concetti condivisibili che però nascondono grandissime insidie: la volontà è quella di arrivare a motori molto simili con limitati campi di ricerca per controllare i costi e livellare le prestazioni, mettendo tutti i marchi alla pari. Ma è questo ciò che la Scuderia si aspetta dai GP o sta tradendo la sua storia?

Carlos Sainz, Ferrari F1-75

Carlos Sainz, Ferrari F1-75

Steven Tee / Motorsport Images

La Ferrari si è venduta l’anima? Analizzando i regolamenti dei motori 2026 emerge chiara l’intenzione della Formula 1 di puntare molto di più sullo spettacolo e il business che sulla ricerca tecnologica, segno che alla massima categoria dell’automobilismo non interessa essere il pinnacolo della ricerca da trasferire al grande prodotto di serie, ma c’è una ricerca spasmodica dello show attraverso il livellamento delle prestazioni e l’introduzione di parti standard che dovrebbero portare facilmente tutti sullo stesso piano.

La sensazione è che la F1 si sia piegata ai voleri di Porsche e Audi (che nicchia sull'ingresso in F1) che hanno dettato le loro condizioni per entrare nei GP: il Gruppo VW ha fatto valere il suo peso politico al tavolo delle trattative scardinando una storia di oltre 70 anni e a Liberty Media non è parso vero poter spingere le regole verso una visione delle corse molto americana che è molto diversa da quella della nostra tradizione europea: chi ha il pilota migliore e costruisce la monoposto più competitiva vince.

Porsche F1 concept

Porsche F1 concept

Photo by: Camille De Bastiani

Ognuno spinge l’acqua al suo mulino ed è giusto che sia così, ma è doveroso segnalare che con la scusa del risparmio dei costi si sta arrivando a una power unit “uguale per tutti” per cui fra un’unità e l’altra non ci sarà più alcuna identificazione.

Dal prossimo anno entrerà in azione anche il budget cap per i motoristi fissato a 95 milioni di dollari all’anno: è giusto mettere un tetto alle spese, ma non togliere la libertà alla ricerca. A nostro parere non è casuale che sia stata scelta la data del 16 agosto per riunire il Consiglio Mondiale della FIA: la rivoluzione della F1 è stata annunciata nel pieno delle vacanze estive, nella speranza che passasse abbastanza inosservata.

E non deve stupire il fatto che i Costruttori abbiano taciuto in silenzio, senza commentare qual è la strada che il Circus ha deciso di intraprendere, allontanandosi dalla corretta via. È vero che la F1 ha chiuso i battenti per la sosta estiva, ma questo silenzio è assordante.

Stefano Domenicali, amministratore delegato della Formula 1, e Mohammed ben Sulayem, presidente della FIA

Stefano Domenicali, amministratore delegato della Formula 1, e Mohammed ben Sulayem, presidente della FIA

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

Passi che Liberty Media, promotore del campionato, cerchi di sviluppare una F1 che possa diventare economicamente auto sufficiente nella quale la logica del guadagno diventa la stella polare, ma che la FIA assecondi i voleri degli americani e, soprattutto, che i grandi Costruttori si assoggettino a chi muove i fili del sistema è quanto meno strano.

Nel 2026 avremo power unit con motori endotermici che torneranno a soluzioni di una ventina di anni fa: fra limiti di architettura, divieti di materiali e soluzioni bocciate (condotti di aspirazione mobili, piuttosto che la pre-camera di combustione) ed elementi standard generalizzati, bisognerà capire dove si potranno cercare le prestazioni.

Intanto ci sarà un grosso salto indietro nelle potenze dell’endotermico, compensate dall’incremento dell’ibrido. Si perderanno circa 150 cavalli: così sarà più facile portare tutti allo stesso livello e molto presto il 6 cilindri diventerà un elemento, come è oggi il cambio, che non avrà alcun peso sulle prestazioni.

Fusti di carburante fuori dal garage Ferrari

Fusti di carburante fuori dal garage Ferrari

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

La ricerca, infatti, sarà lasciata allo sviluppo dell’e-fuel con carburanti sintetici che saranno la chiave per un rilancio dei motori endotermici: la mobilità futura non sarà solo elettrica, ma si reggerà anche su una seconda gamba che è quella dei motori a scoppio non più inquinanti.

La benzina sarà libera e i produttori di e-fuel potranno utilizzare la F1 per sperimentare soluzioni più efficienti e meno costose: il vero campo di ricerca sarà circoscritto in questo ambito. I grandi Costruttori diventeranno coloro che faranno la sperimentazione per i nuovi carburanti? Tanto più che non è detto che siano i petrolieri a spingere la rivoluzione delle benzine sintetiche senza fossili.

Senza petrolio perché dovrebbero restare in F1 Petronas, Shell e Exxon Mobil, piuttosto che BP? Il Circus deve stare attento perché potrebbe perdere il supporto economico di questi marchi come a suo tempo ha dovuto rinunciare ai tabaccai.

In F1 non c’è decisione che non abbia una serie di contro-indicazioni: la via del carburante sintetico è sacrosanta e, anzi, arriva in ritardo rispetto a discipline automobilistiche che arriveranno prima al risultato, ma c’è da chiedersi a quale prezzo si percorre un cammino segnato?

La parte ibrida aumenterà la sua importanza (abbiamo detto che varrà il 50% della potenza), ma se si arriverà ad avere una MGU-K uguale per tutti (anche il turbo potrebbe diventare un elemento standard sul motore endotermico) la ricerca sarà limitata solo alle batterie e alle gestioni elettroniche.

E la Formula E ha già dimostrato di aver esaurito la sua funzione bloccando lo sviluppo dell’elettrico, dopo aver spinto moltissimi Costruttori a credere e investire nella serie full electric. Ora è più un’operazione di marketing dei marchi che di ricerca dell’innovazione. E la F1 deve stare attenta di non andare in quella direzione. Dove il cinema conta più della sostanza.

Mattia Binotto con il presidente Ferrari, John Elkann

Mattia Binotto con il presidente Ferrari, John Elkann

Photo by: Ferrari

La Ferrari ha votato questa rivoluzione nel Consiglio Mondiale FIA di cui fa parte, segno che John Elkann e Benedetto Vigna hanno sposato e sottoscritto la visione di FIA e Liberty Media. La Scuderia se voleva difendere il DNA della F1 avrebbe potuto opporre il diritto di veto che non ha esercitato, ma Maranello non sembra contare più molto nelle stanze dei bottoni, sebbene la rossa sia la squadra intorno alla quale il mondo dei GP sta in piedi.

Dentro alle Gestione Sportiva c’è molto scoramento per quello che a molti è sembrato il tradimento dei voleri di Enzo Ferrari, il fondatore. E Mattia Binotto, team principal del Cavallino, sembra sia rimasto isolato di fronte a scelte che spingono i vertici dell’azienda a… correre verso l’elettrificazione. Il reggiano ne ha già abbastanza di problemi da risolvere con la stagione 2022 che non sta dando i risultati che Maranello si meriterebbe, considerata la qualità della F1-75 e dei due piloti.

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