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Mercedes: quanto c'è di "Bono" per Hamilton?

Lewis Hamilton ha completato l'ultimo giro del GP di Gran Bretagna con la gomma anteriore sinistra a terra, ma è riuscito a vincere il GP lo stesso perché il suo ingegnere di pista, Peter Bonnington, lo ha supportato via radio scandendo il distacco che si andava riducendo su Verstappen. La squdra di Brackley si è rivelata perfetta in una situazione difficile nella quale Lewis avrebbe potuto pagare un dazio importante come Bottas.

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1, sulla griglia di partenza

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

L’ultimo giro del Gran Premio di Silverstone è stato un esempio cristallino di come l’autocontrollo e il saper gestire delle emozioni in Formula 1 sia un’arma in più. Non parliamo solo di piloti, ma di tutti coloro che sono chiamati a prendere decisioni in tempo reale e a gestire situazioni impreviste che richiedono un sangue freddo davvero non comune.

Quando ieri pomeriggio Lewis Hamilton ha iniziato l’ultimo giro di gara, tutto era sotto controllo. Il fuoriclasse della Mercedes era appena stato istruito dal suo ingegnere Peter Bonnington a non cercare il giro più veloce, visti i problemi al pneumatico anteriore sinistro accusati poco prima da Valtteri Bottas. Poi, di colpo, Hamilton ha informato il suo ingegnere che anche la sua gomma anteriore sinistra aveva ceduto di colpo.

Con una calma incredibile ‘Bono’ ha subito informato Hamilton del margine su Verstappen: “È 30 secondi dietro”. Il countdown è stato inesorabile: “28, 25, 20”.

“Ho sentito che Max stava arrivando ad una velocità folle – ha poi confidato Hamilton - sono entrato nell'Hangar Straight e ho sentito Bono che ha detto ’19 secondi’, allora ho provato a spingere di più in rettilineo. Mancavano poche curve, ma vedevo che la ruota andava sempre peggio, e mi sono chiesto come avrei fatto a percorrere l’ultimo settore".

"Passata la Stowe sono arrivato ad affrontare le ultime due curve ma era un disastro, e sentivo Bono che diceva ‘nove, otto, sette’, ma ho mantenuto la calma e alla fine è andata bene, anche se con un margine davvero al limite”.

Hamilton ha percorso l’ultimo giro di gara in 1’55”484, mentre due tornate prima Bottas aveva impiegato 2’06”242 per arrivare sulla linea del traguardo (rilevata anche nell’ingresso in pit-lane).

Se Lewis non fosse stato guidato dal suo ingegnere, molto probabilmente sarebbe stato beffato da Verstappen, e quanto Hamilton fosse concentrato solo sulla voce di ‘Bono’ è stato confermato anche subito dopo la bandiera a scacchi, bandiera che Lewis non ha visto.

“Ma era o no l’ultimo giro?”, ha urlato Hamilton per la prima volta con voce agitata, ma subito è arrivata la conferma del suo ingegnere: “You have done it!”, ce l’hai fatta.

È stato l’epilogo irripetibile di un weekend tutt’altro che facile per Hamilton, a causa di un Bottas molto più agguerrito di quello che si può dedurre leggendo i risultati di gara. Venerdì Lewis non riusciva a digerire il primo settore, ed in particolare la curva ‘3’, tratto in cui il compagno di squadra era chiaramente più performante.

Nella sessione FP3 Hamilton ha iniziato un lungo dialogo con il suo ingegnere: “Come sta andando Valtteri?”.

“Freni troppo tardi Lewis – ha più volte sottolineato ‘Bono’ – porti troppa velocità in curva, e paghi in uscita”.

Giro dopo giro Hamilton ha cambiato il suo stile di guida, modificando automatismi cementati nel corso di anni e migliaia di giri percorsi sull’amata pista di casa. La grandezza di un campione emerge anche in queste circostanze, con la capacità di mettersi in gioco nonostante un palmares che alla voce ‘vittorie a Silverstone’ riporta il numero 6.

“Ancora un pelino Lewis”, ha precisato ‘Bono’, ed ecco che tutto si è incastrato verso la pole numero 91 della carriera.

Ventiquattr’ore dopo, il tandem Hamilton-Bonnington ha raccolto ancora di più, mettendo in campo un mix di efficienza e freddezza non comune. Lewis avrebbe voluto restare in pista quando è entrata in pista la seconda safety car, o forse chiedere ‘are you sure?’ è stato solo un modo per testare la convinzione dall’altra parte della radio, perché ormai tra i due c’è un linguaggio ad ‘hoc’.

Si parla spesso dei segreti Mercedes, cercando di identificare la trovata geniale che spieghi tutto, ma forse bisognerebbe guardare l’insieme, compresa l’efficienza di rapporti cementati nel tempo che oggi girano come meccanismi oliati alla perfezione, come quello tra Hamilton e Bonnington.

I due lavorano insieme ormai da otto stagioni, e nel 2014 fu proprio ‘Bono’ a lanciare per la prima volta via-radio il messaggio “Lewis, it’s Hammertime”, diventato poi un tormentone dei primi anni ‘ibridi’. E da allora il tandem non si è più fermato, con qualcosa lasciato per strada, a conferma che sempre di umani si parla, ma di profilo decisamente alto.

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