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Mercedes: perdente anche con una strategia diversa

Lo scatto perfetto al via del GP degli Stati Uniti ha illuso che Hamilton potesse contrastare il passo di Verstappen verso l'ottava vittoria, ma dopo un'attenta analisi della gara è emerso che la squadra di Brackley, anche cambiando tattica, non sarebbe riuscita a portare Lewis a sfidare l'olandese. Max ha saputo gestire le gomme in modo straordinario, rompendo l'illusione di vincere dell'inglese proprio quando si stava avvicinando.

Lewis Hamilton, Mercedes W12

Lewis Hamilton, Mercedes W12

Steven Tee / Motorsport Images

Se al via del Gran Premio degli Stati Uniti Max Verstappen fosse sfilato al comando, i 140.000 spettatori presenti ad Austin (ed i milioni di appassionati davanti alla televisione) avrebbero assistito ad un monologo della Red Bull numero 33.

Con il primo set di gomme medie il leader del mondiale avrebbe allungato grazie allo stint più veloce di quello della Mercedes, mettendosi in pochi giri al riparo da un potenziale undercut e facilitando di conseguenza la vita degli strateghi.

Ma Lewis Hamilton ci ha messo del suo e, grazie alla miglior partenza stagionale, ha creato le condizioni per regalare ai fan una gara molto intensa fino alla bandiera a scacchi. Qualche ora dopo la corsa nel paddock di Austin la domanda tra diversi addetti ai lavori era soprattutto una: con una diversa strategia, Hamilton e la Mercedes avrebbero potuto far loro il GP di Austin?

La risposta è negativa, o meglio, qualunque fosse stata la decisione del suo muretto box, Lewis molto difficilmente avrebbe avuto la chance per ottenere la sua vittoria numero 101.

Poco prima della sua seconda ed ultima sosta, Toto Wolff ha aperto il collegamento radio con il suo pilota di punta: “Lewis, puoi vincere!”, ha esclamato in modo fermo il manager austriaco.

Normalmente quando la Mercedes è in lotta per la vittoria non è necessario ricordarlo ad un pilota come Hamilton, ed il messaggio di Wolff è sembrato più un incoraggiamento a tutta la squadra che al solo pilota, il quale ha subito tacciato il suo boss facendo intendere che stava già facendo quello che poteva.

In realtà l’unica opportunità in grado che avrebbe potuto consentire alla Mercedes di vincere la corsa era legata ad una sbavatura di Verstappen o della Red Bull, ma entrambi non erano in vena di omaggi.

Mercedes non cambia i suoi piani

L’analisi della gara di ieri inizia con una Red Bull confermatasi decisamente più veloce con gomme medie. Paradossalmente, quando ha utilizzato la mescola che rendeva meglio sulla RB16B Verstappen si è dovuto accontentare della seconda posizione, ma dal modo in cui è riuscito a restare attaccato alla Mercedes di Hamilton nei primi dieci giri, è apparso evidente che ne aveva di più.

Preso atto che passare in pista sarebbe stato molto difficile, il box Red Bull ha giocato una carta aggressiva e rischiosa: anticipare il primo pit-stop di cinque giri per passare alle hard e provare l’undercut.

Il box Mercedes non ha reagito, e c’è un motivo. Secondo i piani pre-gara, anticipare la sosta avrebbe comportato un grande problema nel finale di gara a causa del degrado, e le difficoltà accusate da Hamilton con le medie già nel corso del primo stint hanno convinto ancora di più gli ingegneri che il rischio era troppo grande.

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In questo scenario, anche se Hamilton si fosse fermato il giro dopo Verstappen, sarebbe comunque tornato in pista alle spalle dell’olandese, e a quel punto la Mercedes è rimasta fedele ai suoi piani, richiamando Lewis in pit-lane al giro 13, sosta necessaria anche per coprirsi da un potenziale undercut di Sergio Perez.

C’è chi ha ipotizzato che la Mercedes avrebbe dovuto agire d’anticipo, richiamando ai box Lewis Hamilton al giro 9, ma oltre all’incognita degrado, un pit-stop così anticipato avrebbe visto Hamilton tornare in pista dietro alla McLaren di Ricciardo, con il rischio di perdere tempo prezioso che avrebbe favorito un potenziale overcut da parte di Verstappen.

Dopo la prima sosta Hamilton si è ritrovato a oltre sei secondi dalla Red Bull, margine che ha dimezzato approfittando di un degrado più accentuato della gomma con cui ha dovuto fare i conti Verstappen, innescato dalla necessità di spingere al massimo nei primi due giri dopo essere uscito dai box.

Questa informazione è stata determinante per la vittoria dell’olandese, costretto dopo soli 19 giri a tornare ai box con le gomme ormai al limite. Max ha approcciato il secondo set di hard in modo differente, senza spingere molto nei primi giri e aumentando il ritmo progressivamente, senza strappi.

Max esemplare nella gestione del secondo set di hard

Il passo non irresistibile di Verstappen dopo la seconda sosta ha fatto credere che Hamilton potesse farcela, ipotesi confermata anche dal team radio di Toto Wolff. Max sapeva che avrebbe dovuto percorrere ben ventisette giri con l’ultimo set di hard, mentre Hamilton (fermatosi al giro 37) ha potuto contare su un set più fresco di otto tornate. La differenza si è vista, soprattutto quando Lewis è tornato in pista lanciandosi all’inseguimento. Gli otto secondi che separavano i due battistrada al giro 40, si sono ridotti a 2 a sette giri dal termine, ma la Red Bull non si è fatta trovare impreparata.

Verstappen aveva un secondo in tasca, e lo ha confermato quando Hamilton è diventato visibile nei suoi specchietti. Dopo aver girato a lungo sul passo del minuto e quaranta secondi, Max è sceso a 1”39, rispondendo colpo su colpo al tentativo finale di Lewis per riuscire almeno un giro ad entrare in zona DRS, occasione che non è mai arrivata.

I meriti di Verstappen sono molti, la gestione del margine su Hamilton, tenendo presente giro dopo giro lo stato delle sue gomme, è stato impeccabile, e a fine gara tutta la squadra gli ha riconosciuto grandi meriti nella conquista della sua ottava vittoria stagionale.

Sono ormai tre anni che Verstappen è un top-driver a tutto tondo, anche se c’è ancora chi si ostina a ricordare un passato lontano quando l’olandese (come è naturale che fosse) ha pagato errori dovuti alla mancanza d’esperienza.

Dal 2019 il suo rendimento è sempre stato da prima guida e se solo quest’anno si è trovato per la prima volta a lottare per il titolo mondiale il motivo è legato esclusivamente alla competitività della sua monoposto.

Quando ha avuto a disposizione un pacchetto vincente, Max si è confermato ciò che è, ovvero un pilota con tutte le carte in regola per puntare con sempre maggiore decisione alla conquista del suo primo e meritato titolo mondiale.

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