McLaren: un cambio di telaio per colmare la crisi di Ricciardo?

Daniel doppiato dal compagno di squadra Norris al GP di Monaco: la crisi del pilota australiano sta diventando macroscopica, segno che c'è qualcosa che non quadra nelle prestazioni di Ricciardo. Il nuovo acquisto della squadra di Woking sta soffrendo con la ML35 M e non è escluso che il team proceda alla sostituzione del telaio per Baku.

Daniel Ricciardo, McLaren MCL35M

C’è un verdetto arrivato al termine del Gran Premio di Monaco che al momento non ha spiegazione. Lando Norris e la McLaren hanno festeggiato il terzo posto finale, un risultato che è andato oltre le aspettative della vigilia, e che ha portato nuovamente il giovane pilota inglese ad occupare la terza posizione nella classifica del Mondiale.

Tutto questo mentre la seconda monoposto, quella di Daniel Ricciardo, ha tagliato il traguardo in dodicesima posizione dopo essere stato doppiato dallo stesso Norris.

C’è qualcosa che non torna, perché Ricciardo è uno dei piloti che ha sempre garantito un valore aggiunto sul tracciato di Monte Carlo, come confermano i numeri: 2 pole (2018 e 2016), una vittoria (2018) ed una nel 2016 persa per un clamoroso errore del box Red Bull.

Nel 2019 si qualificò settimo (con il compagno Hulkenberg undicesimo) e già nel 2014 salì sul podio grazie alla terza posizione (piazzamento replicato anche nel 2017) dopo aver preceduto il compagno Sebastian Vettel in qualifica. A Monte Carlo per una squadra avere Ricciardo dovrebbe essere un plus, ma quel valore aggiunto lo scorso fine settimana non si è visto: fuori dalla Q3, con oltre mezzo secondo di distacco da Norris, dietro le due Alfa Romeo in gara, lontano dalla zona punti.

Daniel staccherà la spina per qualche giorno

“Ho capito subito che sarebbe stata una gara dura – ha commentato Ricciardo dopo la corsa – la squadra mi chiedeva di colmare il divario che mi separava da Kimi, ma non riuscivo ad avvicinarmi. Poi con la gomma hard sono riuscito a fare qualche buon giro, ma il bilancio è purtroppo da dimenticare”.

Al di là del risultato finale, Daniel ha dovuto subire anche l’onta del doppiaggio da parte del compagno di squadra.
“A cosa ho pensato? È come ritrovarsi con le mani in alto, cosa avrei potuto fare? Essere doppiato non è mai una bella sensazione”.

Ricciardo ha poi spiegato la mancanza di risposte ai tanti interrogativi che sorgono nel confronto dei dati con il compagno di squadra...
“Le differenze si vedono – ha spiegato – ovviamente posso capire dove Lando è più veloce ma non riesco a fare la stessa cosa con il feeling che ho in macchina. Portare velocità in certe curve, frenare dove frena lui, per me è impossibile, ovviamente continuerò a lavorarci, ma sento che questo fine settimana è stato così difficile ed il margine così ampio da voler staccare la spina per qualche giorno. In questo momento non serve andare avanti con le analisi, non se ne esce, è una situazione che ho già vissuto in passato e non voglio riviverla”.

Telaio nuovo a Baku?

Il problema di Ricciardo non è in effetti inedito. Quando manca un decimo o due, lavorare sui dettagli ha ovviamente senso, e spesso è risolutivo, ma davanti a margini così ampi, diventa molto più complesso trovare delle soluzioni.

Al punto che nella serata di ieri si è parlato anche della possibilità di sostituire il telaio, la scelta più drastica per fugare dei dubbi legati al rendimento della monoposto. Ipotesi non ancora però confermata da Ricciardo:
“Sono sicuro che la squadra controllerà tutto, mi metto in discussione anche io, forse non ho ancora capito del tutto la monoposto, ma quando i margini sono così ampi è davvero difficile. Farò la mia parte, ma in questo momento sono convinto che la cosa migliore sia quella di tirare una riga su quanto fatto finora e ripartire da Baku”.

Prima di concludere Ricciardo ci ha tenuto a sottolineare che non ci saranno notti insonni a causa del periodo non semplice che sta attraversando.
“Il mio rapporto con il mondo delle corse è sempre stato di… amore-odio, in alcuni giorni questo sport è la cosa che mi piace di più al mondo, in altri non ho risposte. Credo che questo rapporto particolare di odio e amore sia iniziato nel primo anno di karting, ricordo che stavo per schierarmi al via di una gara regionale e il motore non è partito".

"Quel giorno ero in prima fila e per me era un grande momento, ed è stato un duro colpo. Dopo due giorni sono tornato sulla stessa pista ho spinto il kart e si è acceso, e li ho imparato che le auto da corsa possono essere molto ‘scortesi’. Chissà, magari andiamo a Baku, entro in pista per le prime prove e sono di nuovo nelle posizioni dove voglio essere…”.

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