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McLaren: perché era imprendibile nel "tempio della velocità"

La squadra di Woking ha conquistato una storica doppietta del GP d'Italia con Ricciardo e Norris: il team diretto da Andreas Seidl ha sfruttato a meraviglia le caratteristiche della MCL35 M nel "tempio della velocità", traendo vantaggio dal trapianto di motore Mercedes in luogo del Renault. E anche lo sviluppo aerodinamico è andato in direzione delle piste a basso carico, mentre la "papaya" soffre nelle curve lente che esaltano la Ferrari.

Dettaglio dell'ala posteriore della McLaren MCL35M, GP d'Italia

Dettaglio dell'ala posteriore della McLaren MCL35M, GP d'Italia

Giorgio Piola

F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola

Giorgio Piola è l’esperto di tecnica di Formula 1 che segue i Gran Premi dal 1964. Il giornalista italiano è considerato il più autorevole divulgatore dei segreti delle monoposto: i suoi disegni e le animazioni permettono di scoprire le novità introdotte dai team ai Gp.

La McLaren a Monza ha messo in bacheca la 183esima vittoria della sua storia, interrompendo un’attesa che durava dal 2012, quando Jenson Button si aggiudicava il GP del Brasile con la MP4-27 spinta dal motore Mercedes V8 di 2,4 litri.

A distanza di quasi nove anni la squadra di Woking è tornata sul gradito più alto del podio con Daniel Ricciardo nel GP d’Italia con la MCL35 M nuovamente dotata di un propulsore della Stella, la power unit F1 M12 E Performance.

Daniel Ricciardo, McLaren festeggia con i membri del team

Daniel Ricciardo, McLaren festeggia con i membri del team

Photo by: McLaren

In mezzo ci sono stati due cicli con motorizzazioni diverse (Honda e Renault) che non hanno dato le soddisfazioni che ci si poteva aspettare, accompagnando la McLaren in quel ruolo di nobile decaduta che è dovuta sprofondare agli inferi della classifica del mondiale Costruttori prima di iniziare una straordinaria risalita che l’ha riportata a essere terza forza dietro a Mercedes e Red Bull, ma davanti a Ferrari.

Il team diretto da Zak Brown nel mezzo ha vissuto ogni tipo di vicissitudine: una riorganizzazione aziendale con la liquidazione di Ron Dennis, storico fondatore del Project 4, la cui uscita è costata lacrime e sangue dopo un dissidio profondo, profondissimo con Mansour Ojeeh, nel momento in cui il socio franco-arabo era alle prese con gravi problemi di salute.

Daniel Ricciardo, McLaren, 1a posizione, arriva nel Parc Ferme

Daniel Ricciardo, McLaren, 1a posizione, arriva nel Parc Ferme

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

Poi è arrivato il COVID-19 a complicare la situazione costringendo la squadra a procedere a importanti tagli occupazionali e alla cessione della sede di Paragon, ma la ristrutturazione che poteva essere il colpo mortale della McLaren è stata una manna che ha permesso una riorganizzazione non solo degli uomini, ma anche delle risorse.

La McLaren ha abbandonato il sistema produttivo a matrice (gruppi di lavoro che si occupavano di parti della macchina, senza sapere cosa stessero facendo gli altri), tornando a una piramide capeggiata da direttore tecnico, James Key. Zak Brawn, invece, ha affidato la gestone della struttura nelle mani sapienti di Andreas Seidl.

Il tedesco, che aveva riportato la Porsche a primeggiare a Le Mans, ha saputo mettere le persone giuste al posto giusto: Andrea Stella, ingegnere ex ferrarista portato da Fernando Alonso a Woking, è il tecnico che ha destrutturato la matrice per dare al reparto corse un’organizzazione efficiente.

Zak Brawn ha avuto l’acume di scommettere sul talento di Lando Norris, pupillo allevato sotto la sua protezione, e ha avuto il fiuto di chiamare Daniel Ricciardo per sostituire Carlos Sainz partito per Maranello. Insomma c’erano tutte le condizioni per vedere la McLaren rifiorire, seppure con numeri e sostanze più risicate.

A Woking sono tornati a badare alla sostanza: la MCL35-Renault era già parsa una vettura più che dignitosa nel 2020. Sainz aveva conteso a Pierre Gasly la vittoria nel GP d’Italia 2020, in quella che era parsa una gara anomala, mentre la vettura “papaya” il successo stra-meritato se l’è conquistato quest’anno, confermando sullo Stradale una supremazia conquistata sul campo.

Lo staff di Key ha beneficiato del cambio motore: la power unit Mercedes, oltre a essere indiscutibilmente più potente di quella Renault, consente anche un packaging più estremo.

Nell’anno in cui la FIA ha concesso solo pochi cambiamenti regolamentari per raffreddare i costi in pieno COVID, la McLaren ha effettuato un trapianto di power unit che si è rivelato un’altra grande opportunità per crescere. Il retrotreno della MCL35 M è stato rifatto e la vettura ne ha guadagnato in efficienza aerodinamica oltre che in potenza.

Non deve stupire, quindi, che proprio a Monza abbia trovato le condizioni ideali per esprimere il suo meglio con entrambi i piloti. Ricciardo, che sembrava ormai rassegnato al ruolo di valletto del giovane Norris, ha ritrovato nel “tempio della velocità” quegli artigli che lo avevano reso famoso.

La McLaren ha privilegiato le piste veloci sfruttando l’eccellente efficienza aerodinamica, mentre soffre nei tracciati guidati come Zandovoort, dove la “papaya” ha subito l’intraprendenza della Ferrari, capace di sfruttare le doti della SF21 capace di generare molto carico nelle curve a bassa velocità.

McLaren MCL35 M, dettaglio del diffusore con le due paratie verticali

McLaren MCL35 M, dettaglio del diffusore con le due paratie verticali

Photo by: Giorgio Piola

E la sfida per il terzo posto nel Costruttori vede primeggiare il team di Woking per 13,5 punti, anche se la sfida sembra più aperta di quanto non dicano i numeri. La MCL35 M è una macchina che è nata bene: già nei test in Bahrain aveva fatto discutere per l’interpretazione dei nuovi limiti aerodinamici aggirati grazie a due paratie verticali montate nella parte centrale del diffusore dove l’obbligo di stare a 50 mm dal pian o di riferimento non si applicava.

Il vecchio e il nuovo fondo della McLaren MCL35 M apparso a Monte Carlo

Il vecchio e il nuovo fondo della McLaren MCL35 M apparso a Monte Carlo

Photo by: Giorgio Piola

Gli aerodinamici di Key sono stati fra i primi a capire quanto carico si potesse recuperare con il taglio a Z del pavimento e prima hanno puntato a uno scasso piuttosto marcato che poi ha lasciato lo spazio ad una soluzione molto meno estrema.

McLaren MCL35M dettaglio dell'ala posteriore con i soffiaggi nella paratia laterale

McLaren MCL35M dettaglio dell'ala posteriore con i soffiaggi nella paratia laterale

Photo by: Giorgio Piola

In Francia la McLaren ha destato curiosità perché nella paratia laterale dell’ala posteriore sono apparsi al poste delle frange verticali, quattro slot orizzontali utili a ripulire la scia, molto simili ai soffiaggi in stile Red Bull che si erano visti più sopra.

Al Paul Ricard sono state montate anche le orecchie sul muso, mentre in Austria il marciapiede del fondo è stato caratterizzato da ben otto deviatori di flusso.

McLaren MCL35M, dettaglio dell'ala anteriore di Monza

McLaren MCL35M, dettaglio dell'ala anteriore di Monza

Photo by: Giorgio Piola

A Monza, invece, c’è stato un intervento sulle ali per ridurre la resistenza all’avanzamento: davanti sono stati tagliati due flap per limitare il drag, mentre dietro al profilo mobile è stata asportata la parte superiore.

Dettaglio dell'ala posteriore della McLaren MCL35 M usata nel GP d'Italia

Dettaglio dell'ala posteriore della McLaren MCL35 M usata nel GP d'Italia

Photo by: Giorgio Piola

Ma a dispetto della Red Bull che sulla RB16B aveva un profilo quasi orizzontale che ha reso praticamente vano l’uso del DRS, la McLaren ha mantenuto una certa incidente del flap mobile per cui quando questo veniva attivato assolveva la sua funzione permettendo velocità massime da brivido che nemmeno le Mercedes erano in grado di raggiungere.

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