Iscriviti

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Italia
Intervista

F1 | Binotto esclusivo: "Momenti difficili tutti i giorni, ma siamo forti"

Mattia Binotto, team principal della Ferrari, si è concesso ai microfoni di Motorsport.com per un'intervista esclusiva in cui ha parlato a 360 gradi della Scuderia: del percorso iniziato nel 2017, delle difficoltà 2020-2021, del momento attuale, ma anche del futuro. Ecco come la pensa l'uomo di Formula 1 che negli ultimi mesi è stato maggiormente sotto i riflettori.

Mattia Binotto, Team Principal, Ferrari

Mattia Binotto, Team Principal, Ferrari

Ferrari

Al termine di una lunga chiacchierata con Mattia Binotto, durante la quale sono stati toccati tutti gli argomenti del momento, emerge un comune denominatore, un concetto trasversale che passa dal fronte tecnico a quello sportivo. È la crescita, la progressiva maturazione dei gruppi di lavoro che operano in pista come a Maranello.

Nell’affrontare tanti e differenti temi, Binotto arriva sempre a sottolineare punti molto chiari: esperienza, crescita, applicazione. È ciò che ha visto fare nell’era Schumacher, quando era in forze al reparto motori, e che a vent’anni di distanza crede fortemente sia l’unica ricetta per arrivare dove la Ferrari vuole essere.

Una buona parte del percorso è stato fatto, ma manca ancora qualcosa, e per Binotto quel qualcosa va cercato dentro le mura di Maranello, dall’affidabilità all’ottimizzazione della gestione gara. Nel suo desiderio di arrivare a modellare una squadra vincente, c’è anche l’obiettivo di diventare impermeabili all’inevitabile pressione che arriva dall’esterno, perché, come ammette Mattia, fa parte dell’essere Ferrari. Che sia per mancanza di risultati, come nel 2020, o per occasioni mancate, come in questa stagione, la Scuderia è sempre e comunque sotto i riflettori. “Momenti duri? Ogni singolo giorno, ma sono felice nel mio ruolo”.

Una squadra di F1 che finisce nella seconda metà dello schieramento impiega almeno quattro o cinque stagioni per tornare a vincere. Come siete riusciti dal 2020 al 2022 a ribaltare la situazione?
“In Formula 1 non esiste la bacchetta magica. In realtà non credo che ci sia voluto un anno o due, quello che stiamo ottenendo in questa stagione è il risultato di un percorso iniziato molto tempo fa, precisamente nel 2017. Lì è iniziato un costante lavoro di crescita che ha sempre avuto come obiettivo il migliorare noi stessi, un processo che ha coinvolto l'organizzazione, le competenze, l'esperienza, la metodologia, gli strumenti e le risorse, dal simulatore alla galleria del vento ed altro ancora. Quindi ci è voluto del tempo, e credo sia stato un lungo viaggio. Ora, potresti dire, va bene, avete iniziato bene nel 17, 18 e 19, ma poi c’è stato il 2020 che può essere considerato un passo, anzi, tre passi indietro. Come mai? Penso che nel 2020 abbiamo semplicemente incasinato il nostro progetto, e poi tutto è stato congelato all'inizio della stagione. Immaginiamo se la Mercedes fosse stata congelata nella prima gara della stagione: cosa sarebbe accaduto? Ho sempre creduto che la nostra squadra è in grado di svilupparsi, è capace di fare una buona macchina e di lottare, ma se il progetto viene bloccato alla prima gara, e in qualche modo hai commesso degli errori, rimani lì per tutto il campionato e finisci sesto nel mondiale Costruttori. Ma quel risultato non ha rispecchiato le reali capacità della squadra. Penso che questo sia il primo punto”.

 

Il secondo punto?
“Il secondo, è che non abbiamo solo incasinato il progetto. Nel 2019 sono stato nominato team principal ad inizio stagione, e non c’è stato il tempo necessario per riorganizzarci. Abbiamo cercato di farlo a campionato in corso, iniziando dall'ufficio tecnico, ma semplicemente penso che nel 2020 abbiamo pagato la necessità di dover resettare e riorganizzarci. Nel 2019 abbiamo vinto alcune gare, avevamo una buona macchina, ma in quel momento abbiamo rimescolato completamente l'organizzazione e la squadra in sé, pagando questa fase la stagione successiva. In più nel 2020 e 2021 abbiamo avuto poche opportunità per sviluppare una monoposto difficile, e mi sento di dire che i risultati ottenuti in queste stagioni non abbiamo rispecchiato il reale valore del gruppo di lavoro. Come ho detto, la squadra dal 2017 ha sempre cercato di progredire, e proseguiamo a farlo, miglioriamo progressivamente, e credo che il 2020 sia stato utile per capire quali fossero le debolezze e di conseguenza le aree in cui bisognava intervenire. Abbiamo apportato dei cambiamenti nell'organizzazione e ora ci sono ruoli più chiari, responsabilità più chiare, abbiamo un nuovo simulatore, abbiamo identificato i punti deboli cercando di affrontarli tutti, nessuno escluso, e penso che sia stato fatto un buon lavoro”.

C’è chi sostiene che il ritorno al vertice della Ferrari non sia stato poi così una sorpresa, considerando che avete potuto iniziare a lavorare un po' prima dei vostri avversari diretti sul progetto 2022, godendo anche di ore in più di galleria del vento. È una giusta valutazione o no?
“Non credo sia ingiusta, ma neanche corretta. Abbiamo iniziato a sviluppare l'auto del 2022 tutti nello stesso periodo, ovvero a gennaio 2021, quando finalmente è stato possibile iniziare a simulare e ad entrare nelle gallerie del vento con le nuove auto. Prima non potevamo farlo. Quindi è una questione di quante risorse e priorità vengono assegnate al progetto. È probabile che le due squadre che stavano lottando per il campionato 2021 abbiano dovuto apportare ulteriori sviluppi nel corso della scorsa stagione, ma anche abbiamo lavorato più del previsto sulla vettura della scorsa stagione poiché eravamo in lotta con la McLaren e lo siamo stati fino alla fine del campionato. Ci sta che Mercedes e Red Bull abbiano messo qualche energia in più sul 2021, ma per il resto delle squadre tutti hanno avuto le nostre stesse risorse e diciamo le stesse opzioni, ovvero dare priorità al 2022, ma i risultati sono stati diversi”.

Quando avete realizzato la bontà del progetto F1-75?
“Non nei test di Barcellona e nemmeno in Bahrain, dove eravamo consapevoli che quella che ci attendeva sarebbe stata una sfida molto impegnativa. Ci siamo posti obiettivi molto alti in termini di prestazioni della vettura, ma quando tutte le squadre hanno un progetto partito da zero non ci sono riferimenti, non avevamo alcuna idea di dove sarebbero stati i nostri avversari. Avevamo fatto le scelte giuste? Non potevamo saperlo. Abbiamo avuto più indicazioni in merito al potenziale della power unit, perché i regolamenti di fatto non erano cambiati. Anche su questo fronte avevamo fissato degli obiettivi molto importanti, e posso dire che ciò che sul fronte power unit siamo stati in grado di sviluppare durante la scorsa stagione in vista del 2022, è qualcosa che nel corso di più di 25 anni trascorsi a Maranello non ho mai visto. È un esempio di ciò che questa squadra è in grado di fare".

 

"Quello sulla power unit è fantastico, ho visto la dinamica in termini di sviluppi ingegneristici, le conversazioni e le interazioni tra i gruppi e quando osservavo la stessa dinamica tra motoristi e telaisti avevo la certezza che stavamo lavorando bene. È qualcosa che puoi vedere, puoi sentire, puoi persino misurare. E quando vedi quel progresso costante della macchina in termini di prestazioni nel corso delle settimane, significa stai raggiungendo gli obiettivi. Quindi sapevo che la squadra stava lavorando bene e sapevo che stavamo raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo prefissati, ma non si sa mai cosa stanno facendo gli avversari, solo la prima gara ci ha dato la certezza sulla bontà della macchina”.

In merito alla power unit, la crescita in termini di prestazioni è stata impressionante, ma l’affidabilità è venuta meno. Avete spinto molto sul fronte della performance a causa del congelamento dei motori scattato ad inizio stagione?
“Non credo che abbiamo spinto troppo perché spingere sulle prestazioni non è mai abbastanza, ma sicuramente abbiamo dato priorità alle performance piuttosto che all'affidabilità. Cosa significa: che probabilmente siamo arrivati al limite del tempo per l’omologazione. Poi bisogna ricordare che anche sul fronte power unit c’è stata una restrizione del numero di ore che si possono utilizzare al banco prova, e queste restrizioni hanno avuto un impatto sul nostro lavoro. Quando non c’erano limiti, bastava aumentare il lavoro ai banchi prova, sia in termini di prestazioni che di affidabilità, ma oggi, essendo dei vincoli di ore, sei costretto a fare delle scelte".

"Abbiamo spinto i limiti delle prestazioni oltre quello che sarebbe stato un normale piano di affidabilità, e questo perché sapevamo che sarebbe stato importante recuperare il divario sulla concorrenza prima che arrivasse il congelamento per quattro stagioni, consci che le problematiche relative all’affidabilità possono sempre essere risolte in un secondo momento. Con questo non voglio dire che siamo arrivati alla prima gara pensando di essere del tutto inaffidabili, non è stato così. Nei test invernali non sono emersi problemi, ma sapevamo di non avere una situazione ideale. In più i problemi che abbiamo avuto in pista che non erano emersi nelle simulazioni al banco, credo siano imprevisti tipici di un progetto nuovo, e c’è da metterli in conto, non sono sorpreso del tutto da quanto avvenuto”.

 

Come si vivono quei momenti in cui Charles è leader della gara e di colpo il suo motore cede? Cosa passa per la testa in quei momenti?
“È molto difficile per due motivi. Se parliamo di guasti al motore, beh, sono stato io stesso a dirigere quel dipartimento in passato, e vedere del fumo che esce dalla macchina non è mai bello. E questa è più una sensazione di depressione. Quando sei in testa alla gara, dato che Charles era leader a Baku ma possiamo citare anche Carlos in Austria, sono problemi che non vorresti mai vedere. Resto calmo, ma credimi, in quei momenti sono depresso, ci metti un po' a cercare di reagire, ma poi capisci che devi pensare ai prossimi passi, a cosa è necessario fare. E non solo in termini tecnici, ma anche in termini di squadra. E quindi pensi: come posso aiutare? Così inizio subito ad assicurarmi che tutti rimangano calmi e concentrati, e protetti anche da attacchi e commenti esterni”.

Vedremo un nuovo ERS dopo la pausa estiva?
“Sì, ci aspettiamo sviluppi sull'ibrido prima dell'inizio del periodo di congelamento, ci stiamo lavorando, ma non sarà un punto di svolta”.

Mercedes lo scorso anno ha portato Hamilton ad un soffio dal titolo Mondiale utilizzando sei power unit. Credi che possa essere anche questa una scelta strategica?
“Non credo sia una strategia, ma una conseguenza. Anche per loro è stata una conseguenza, non credo sia stata una cosa programmata. È sempre meglio avere il miglior motore in termini di performance ma anche di affidabilità”.

Uno degli aspetti più evidenti nella vostra prima parte della stagione 2022 è quello relativo alla capacità di iniziare il weekend con un setup moto buono. In passato, spesso, al termine delle prove di venerdì c’erano grandi cambiamenti sull’assetto, mentre quest’anno sembra tutto più sotto controllo. Cosa è cambiato?
“Facciamo un passo indietro, ai test di Barcellona di inizio stagione. Ho sempre sostenuto che quando una nuova monoposto muove i primi passi è molto importante verificare la correlazione tra la pista e gli strumenti come galleria del vento e simulatore. È un passaggio cruciale, e la correlazione quest’anno c’è stata. È ciò che ho sottolineato poco fa, ovvero è stato un lungo viaggio iniziato nel 2017, sottolineando l’importanza di organizzazione, strumenti, simulazione. Quando ho detto che il 2020 è stato importante per toccare con mano i nostri punti deboli, intendevo questo, la correlazione con la pista della galleria del vento e del simulatore è stato uno dei punti sui quali era importante concentrarci, e ci siamo impegnati molto migliorando le nostre competenze, i nostri strumenti, la nostra comprensione".

 

"Riuscendoci, ci siamo sentiti più forti. Nei test di Barcellona abbiamo avuto la possibilità di vedere che la macchina si stava comportando bene, ma oltre a questo, si correlava bene con quello che stavamo simulando a Maranello, ed era molto importante verificarlo, così come bello vederlo. È stato un grande lavoro di squadra, e quando vedi che le cose stanno andando nella giusta direzione, sei in qualche modo felice per le persone che ci hanno lavorato e che hanno dedicato così tanto impegno e tempo”.

Come valuti gli errori di strategia che ci sono stati nella prima parte di stagione? Pensi che siano necessari dei cambiamenti su questo fronte?
“Come prima cosa, credo che ci sia sempre un modo per migliorarsi, non puoi essere perfetto e non lo sarai mai. Non ho dubbi sulla necessità di fare sempre dei passi avanti, dobbiamo migliorarci sull'aerodinamica, sul telaio, sulla power unit, sulla strategia e tutti gli aspetti che si possono migliorare. Detto questo, credo di avere una grande squadra che si occupa della strategia e non credo sia un nostro punto debole. Gare come Monaco, Silverstone o Paul Ricard sono state giudicate problematiche su questo fronte, ma io non vedo il gruppo come un problema, perché credo che abbiamo anche preso decisioni giuste".

"Non sono convinto che quello che abbiamo fatto fosse sbagliato, credo che abbiamo preso quelle che erano le decisioni giuste nel momento in cui sono state prese, e a volte si sono rivelate sfortunate, non sbagliate. E se guardiamo all’operato del nostro team di strategia, a volte hanno fatto anche grandi cose, migliori degli avversati. Ad esempio, in Austria avevamo la strategia giusta, al contrario dei nostri avversari, così come avevamo probabilmente la migliore strategia in Francia prima dell'errore di Charles. Al Paul Ricard abbiamo avuto il coraggio di portare due set di medie in gara, e per fare una scelta di questo tipo non devi essere non solo bravo, ma anche coraggioso. Quindi, nel complesso, abbiamo una buona squadra e non credo che questo sia un punto debole. Potremmo ricominciare a discutere, ancora una volta, di Monaco, Silverstone e Paul Ricard: dal mio punto di vista credo siano state decisioni difficili, forse sfortunate, ma non sempre sbagliate. Quindi non credo che sia una nostra debolezza in questo momento”.

Credi che ci siano analogie con quanto accaduto lo scorso anno ad Hamilton nel GP di Abu Dhabi? Il box ha preso la decisione giusta, che con il senno di poi è risultata sbagliata.
“Anche io credo che quella che sia stata la decisione giusta per Lewis. Max ha avuto ragione, ha vinto il campionato, ma se fosse accaduto il contrario (Hamilton fa il pit-stop, e Verstappen resta in pista) come sarebbe finito il mondiale? Non lo sapremo mai. Quindi se a Silverstone Charles fosse entrato ai box, con Lewis che probabilmente sarebbe restato in pista con gomme comunque fresche, come sarebbe finita la gara? Non lo so. Tutti credono di poter in qualche modo discutere ciò che abbiamo deciso a Silverstone, ma la realtà è che non avremo mai la risposta”.

 

In diverse occasioni hai sottolineato l’importanza dei controlli che vanno effettuati sul fronte del budget cap. Come pensi stia procedendo il lavoro?
“Il budget cap deve essere sorvegliato e monitorato. Mi fido pienamente della FIA, ma il regolamento finanziario è completamente nuovo. Se osserviamo il regolamento tecnico o quello sportivo, sono in vigore da molti anni ma ci sono ancora zone che bisogna vigilare. Il regolamento finanziario è completamente nuovo, sia per le squadre che per la FIA, e ci vorrà del tempo per conoscerlo, interpretarlo, chiarirlo, sorvegliarlo e monitorarlo. Se guardo quella che al momento è la squadra di controllo della FIA su questo fronte, il gruppo è composto da 4 o 5 persone, rispetto alle 10 che sono dedicate al fronte tecnico. Credo che tra qualche anno vedremo 10 persone dedicate anche al monitoraggio finanziario, ma nel frattempo c'è un grosso punto interrogativo, quindi sappiamo che dobbiamo affrontarlo. Penso che faccia parte del compito della FIA e dei doveri dei team cercare di accelerare il più possibile un corretto monitoraggio, ma dobbiamo essere tutti consapevoli che in questo momento c’è un grande punto interrogativo”.

Ci sono stati momenti particolarmente difficili da quando sei al timone della Scuderia Ferrari?
“Ogni singolo giorno. Credo che non sia stato un viaggio facile quello che ho iniziato nel 2019, quando sono stato nominato team principal. Abbiamo attraversato il 2020, un periodo molto difficile, ed anche che stiamo lottando per i massimi traguardi abbiamo vissuto gare in cui non siamo riusciti ad ottenere ciò he avrebbe permesso il potenziale della monoposto. Quindi non è facile. Posso però dire che sono felice nel mio ruolo, sono felice perché so di avere una grande squadra, molto unita. Ed è bello vedere come tutti si lavorare insieme”.

Sei sorpreso dalla popolarità che ha raggiunto Charles?
“È fantastico da vedere, ed è bello vedere l'entusiasmo. È la Formula 1, è la Ferrari, ed è anche Charles. Credo che lui rappresenti bene quello che intendiamo per #esserreferrari, è una questione di passione, riguarda il modo in cui ti comporti, in cui corri, e penso che stia sicuramente andando bene. La gente lo ama, ed è un bene per noi così bene per lui. Aumenta ulteriormente le aspettative, e ovviamente è pressione che abbiamo sulle nostre spalle, quindi è sempre una buona notizia e ci sono dietro anche momenti più difficili. Ma nel complesso penso che sia un pilota fantastico, senza dubbio il modo in cui corre, il modo in cui combatte in pista, il modo in cui difende o attacca, è eccezionale. E credo che sia ciò che piace vedere alla gente e ai fans”.

 

Dopo la vittoria di Silverstone abbiamo visto un Carlos più rilassato. È così anche all’interno del team?
“Credo che Carlos sia un pilota forte. Lo ha dimostrato in passato, e non a caso lo abbiamo voluto con noi, e lo ha ribadito lo scorso anno nella sua prima stagione in Ferrari. È sempre stato coerente e forte, conquistando molti punti che sono serviti anche alla conquista del terzo posto nella classifica Costruttori. Quest’anno ha avuto un inizio di stagione difficile, ma ha studiato e lavorato molto, e gli sviluppi che abbiamo portato sulla monoposto credo abbia aiutato il suo stile di guida. Adesso ha più confidenza con la macchina, e sta dimostrando di poter essere molto costante e veloce, ma ripeto, non è una sorpresa per noi, è ciò che ci aspettiamo da lui. Se guardo al confronto molto serrato in campionato e alla battaglia per la classifica Costruttori, è sicuramente molto utile alla Ferrari avere a disposizione un pilota come Carlos”.

Credi che ci sia qualcosa che la squadra dovrà fare diversamente nella seconda parte di stagione?
“No, credo che dobbiamo semplicemente continuare il nostro percorso di continuo miglioramento, passo dopo passo, concentrandoci su ogni singola gara. Sono convinto che abbiamo il potenziale per vincere delle gare, e non significa che dobbiamo cambiare approccio, non c’è una bacchetta magica in Formula 1. Abbiamo dimostrato che possiamo fare un buon lavoro e a questi obiettivi ci si arriva passo dopo passo, facendo esperienza e crescendo”.

Cosa pensi dei possibili cambiamenti tecnici che la FIA potrebbe introdurre nel 2023 per la questione porpoising?
“Spero che non ci sia alcun cambiamento, non vedo reali ragioni per apportare modifiche al regolamento tecnico per motivi di sicurezza, soprattutto se guardiamo le ultime gare. In più se cambiassero i regolamenti aerodinamici per il 2023 sarebbe un problema non indifferente considerando il periodo dell'anno in cui siamo, ci sarebbe pochissimo tempo per cambiare il concept della nuova monoposto. E, ripeto, non ci sono ragioni per introdurre cambiamenti al regolamento tecnico adducendo motivi di sicurezza. Quindi, credo non possa accadrà, e se accadrà, cercheremo di capire come fermarli”.

La questione ‘porpoising’ ha portato ad una singolare alleanza tra Red Bull e Ferrari. Cosa ne pensi del rapporto con i vostri principali avversari della stagione?
“Siamo avversati nella lotta per il campionato, ma quando si parla di regolamenti e futuro, credo ci debba essere solo buon senso, per il bene della Formula 1 nel suo insieme. Non ho idea se eventuali modifiche ai regolamenti andrebbero a nostro favore o a favore della Red Bull, non lo so e non mi interessa. Se si ragiona in questo modo su ogni singolo argomento, allora diventa lobbying, un atteggiamento di certo non positivo per lo sport nel medio e lungo termine, e come Ferrari abbiamo sicuramente la responsabilità di guardare anche al medio e lungo termine. Credo sia molto importante avere sempre un approccio responsabile ed equilibrato quando si valutano e si prendono decisioni cruciali per il futuro di questo sport”.

 

L’obiettivo di inizio stagione era quello di tornare a lottare per i massimi traguardi. Credi che oggi sia aumentata troppo la pressione intorno alla squadra proprio perché siete in lotta?
“Il nostro obiettivo era tornare ad essere competitivi, ed essere tali per l'intera stagione. Abbiamo iniziato bene, e finora siamo rimasti competitivi grazie ad un buon lavoro di sviluppo della monoposto. Quindi sì, fino ad oggi stiamo raggiungendo quelli che erano gli obiettivi iniziali. La pressione… beh, se si è la Ferrari ci sarà sempre, è qualcosa che non possiamo cambiare perché fa parte di ciò che questo marchio rappresenta in termini storia, ed è ovvio che ci siano sempre grandi aspettative. Dobbiamo semplicemente convivere con la pressione, perché non scomparirà mai. E penso che anche questo aspetto faccia parte della capacità di una squadra, lasciare la pressione all’esterno e restare concentrati”.

Come descriveresti la tua tipologia di gestione. Alcuni team principal sono un po' brutali, altri sembrano leggere libri di management…
“Cerco di valorizzare e dare fiducia alle persone che sono intorno a me. Non credo di essere brutale, ma sono severo, e le persone intorno a me sanno che posso essere molto severo. Ma cerco sempre di spronarli, di fornire loro tutto ciò che è necessario per fare il lavoro al meglio, e mi fido molto delle persone che ho intorno, ho fiducia. Non mi piace entrare nel dettaglio di ogni cosa, mi concentro su me stesso assicurandomi che tutti abbiano ciò che è necessario per lavorare al meglio. So quanto sia importante l'umore nella squadra, così come l'approccio mentale e la cultura. Ci stiamo lavorando molto all'interno della squadra, cercando di avere l'atteggiamento giusto, e vedo che il team è in qualche modo molto unito, ed è qualcosa che ottieni attraverso la trasparenza, che coinvolge tutto, me incluso”.

Leggi anche:
Mattia Binotto, Team Principal, Ferrari

Mattia Binotto, Team Principal, Ferrari

Photo by: Ferrari

Be part of Motorsport community

Join the conversation
Articolo precedente F1 | Russell: la pole in Ungheria giustifica la fede nel concetto W13
Prossimo Articolo F1 | Secondo le simulazioni Hamilton poteva vincere in Ungheria

Top Comments

Non ci sono ancora commenti. Perché non ne scrivi uno?

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Italia